Erotismo della pittura. Cecily Brown a Napoli
Thomas Dane Gallery, Napoli ‒ fino al 27 luglio 2019. Le grandi tele di Cecily Brown, tra le maggiori esponenti della ricerca pittorica contemporanea, sono esposte negli spazi della galleria napoletana. Figure di bagnanti stesi al sole e scene di naufragi diventano intrecci potentissimi di segni e di colore. Una celebrazione sapiente del paesaggio e della storia della pittura europea.
C’è il mare che entra, prepotente, nello spazio immacolato della Thomas Dane Gallery, tra gli ampi ambienti in stile vittoriano disegnati da snelle colonne. Strepitosa la vista dal terrazzo-gioiello, che ritaglia una finestra sul golfo di Napoli, contrastando il bianco assoluto degli interni con l’azzurro radioso di fuori.
Tutto torna nelle imponenti tele di Cecily Brown (Londra, 1969): un trionfo di sensualità cromatica, a scandire il candore delle stanze con piani obliqui d’acqua, di pelle e di luce. Affidate a timbri intensissimi, poi delicati, sempre dinamici, le sontuose elaborazioni informali pescano da memorie barocche o manieriste, sul piano costruttivo, e da suggestioni romantiche, su quello iconografico. Dire e non dire, disegnare e dissolvere, porgere l’immagine e intanto lasciarla svanire, nell’accumulazione vorticosa di segni, gesti, porzioni di colore.
LA POTENZA DEL MARE
We Didn’t Mean to Go to Sea recita il titolo della mostra, mutuato da un romanzo di Arthur Ransom del 1937: è la storia di quattro ragazzi, educati ai segreti della navigazione, che avventurandosi lungo il fiume su una piccola barca finiscono in mare aperto, costretti alla sfida per la sopravvivenza. Un mare che inghiotte e sorprende, mentre la notte cala e la nebbia confonde lo sguardo: ed è così, sul filo della metafora, che l’immagine pittorica diventa occasione per perdersi, cercarsi, afferrare le cose e confonderle, tra la deriva e la risalita.
E il mare è ovunque, in questa mostra pensata per Napoli. Scelto come orizzonte fisico e concettuale: i cicli sui Bagnanti e sui Naufragi, nei tratti rapidi che demoliscono i contorni e partoriscono strutture complesse, chiedono all’occhio uno sforzo di analisi e di messa a fuoco, aggredendolo con una certa carica epica, visionaria. Qui l’instabilità si fa energia cinetica, la fragilità è potenza, il caos è sintassi incontenibile e nuova.
TRA SOLE E BAGNANTI
Dalla Zattera della medusa di Géricault a Il massacro di Scio di Delacroix, passando per The Sirens and Ulysses di William Etty, sono molti i riferimenti che nutrono dipinti e disegni. Il tumulto dei mari in tempesta, in cui s’indovinano grovigli di corpi, memorie di migrazioni ed enfasi di battaglie, convive con l’idillio di silhouette bagnate dal sole, distese sulla riva. Teatri tragici oppure lieti, appena riconoscibili, si risolvono nel magma di una pittura sapiente, tra passione e controllo. Intelligenza del tocco, audacia di una rappresentazione implosa, eroticamente sovversiva.
‒ Helga Marsala
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