L’ex direttore marketing di Art Basel si sposta alla piattaforma ArtFlow
Nel momento in cui Art Basel si appresta a segnare un importante traguardo, uno dei membri più rilevanti del suo team abbandona la nave dedicandosi al marketing artistico per aziende.
È recente la notizia dell’abbandono di Art Basel da parte di Laura Blagho, che per lungo tempo ha curato la comunicazione e le strategie di marketing dell’azienda. La sua prossima destinazione è ArtFlow, una piattaforma che appoggia industrie e brand nello sviluppo di iniziative e progetti culturali. Le dimissioni della Blagho giungono in un momento molto rilevante per la storia della fiera, che il prossimo anno compirà 50 anni celebrando l’avvenimento con una mostra transcontinentale.
LAURA BLAGHO PER ARTFLOW
“L’arte è un vettore unico di significato, emozione e esperienza umana. Come tale, per troppo tempo è stato delimitato all’interno delle mura della cultura cosiddetta alta”, spiega la fondatrice dell’agenzia, Katie Kennedy Perez, che aggiunge, “ArtFlow nasce dalla necessità di una fonte incentrata sul marchio di conoscenze e competenze nel mondo dell’arte per guidare le aziende nel loro impegno artistico. Con la sua esperienza professionale di lunga data ad Art Basel, Laura è l’esperta di alto profilo perfetta per completare l’agenzia”.
I PROGETTI DI ARTFLOW
ArtFlow è un’agenzia con sede a Ginevra e a Londra che lavora su marketing, strategia e comunicazione. Lavora con imprese, industrie e brand che vogliono accostare la propria immagine all’arte, destinandone di conseguenza la fruizione a un pubblico più esteso e generico. Le strategie per raggiungere questi obiettivi sono numerose, e possono riguardare l’istituzione di premi, fondazioni, festival o la commissione di design del prodotto ad artisti affermati o emergenti. Tra i progetti che hanno riscontrato maggior successo ci sono le contaminazioni tra arte e moda, come l’iconica borsa Louis Vuitton ridisegnata da Takashi Murakami o il Carré Club di New York, un locale pop-up interattivo pensato da Hermès in cui il pubblico poteva entrare per un caffè e intanto osservare gli artisti al lavoro, o assistere a spettacoli e performance fino a notte fonda. Il marchio Gucci, invece, ha scelto per la sua campagna primaverile del 2018 di collaborare con l’artista spagnolo Ignasi Monreal, facendo apparire per la prima volta il suo lavoro su una linea di t-shirt in edizione limitata, ispirate a un’iconografia rinascimentale in chiave iperrealistica. Ma c’è anche chi punta sullo show room, come nel caso di Calvin Klein, che ha chiesto a Sterling Ruby di agire sugli spazi interni del nuovo negozio di Madison Avenue New York, con un’installazione ambientale incentrata sulla tematica del consumismo in America. Tra le iniziative più note nel mondo dell’arte c’è anche l’Hugo Boss Prize, che dal 1996 si svolge ogni anno al Solomon R. Guggenheim Museum: un premio significativo per la carriera dell’artista vincitore, che ottiene 100mila dollari e una mostra negli spazi del museo. La vincitrice di quest’anno è stata la londinese Helen Cammock.
CHI È LAURA BLAGHO
Laura Blagho è nata a San Gallo, in Svizzera, nel 1967 e risiede attualmente a Berna. Ha studiato all’IMD di Losanna, dove ha conseguito un Executive MBA. La sua esperienza nel marketing conta oltre 25 anni di esperienza, compresa la copertura di diverse posizioni dirigenziali e la creazione della sua agenzia, nel 2016, Blagho Consulting & Projects. La sua ultima posizione è stata quella di Global Head of Marketing & Communications presso Art Basel, dove è stata responsabile del rilancio dell’identità globale del marchio. “I brand devono continuamente innovare e rendere l’esperienza online unica, all’avanguardia e ambiziosa possibile”, ha dichiarato in occasione dell’entrata all’interno di ArtFlow, dimostrando di avere già le idee chiare in merito alle linee da perseguire. E ha aggiunto, “ciò richiede un approccio totalmente digitale e l’allontanamento dai modelli analogici per indirizzarsi a nuove strategie. Questo, indirizzato a quei brand che si muovono fluidi attraverso i canali analogici e digitali e utilizzano il loro storytelling su più piattaforme multimediali; un modo per trasformare i loro stakeholder da semplici utenti ad attori protagonisti dell’esperienza transmediale”.
-Giulia Ronchi
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