Matilde Sambo – Falsità in buona coscienza
aA29 Project Room Milano presenta la prima mostra personale di Matilde Sambo Falsità in buona coscienza, a cura di Gabriela Galati e con un testo critico di Alessandra Galletta.
Comunicato stampa
aA29 Project Room Milano presenta la prima mostra personale di Matilde Sambo Falsità in buona coscienza, a cura di Gabriela Galati e con un testo critico di Alessandra Galletta.
La ricerca recente dell’artista, e in particolare il progetto sviluppato per la presente mostra, è da considerare partendo dal tema del limite, o meglio, a partire dalla cancellazione e dalla non chiarezza di esso. Coppie binarie di concetti apparentemente opposti si dimostrano, nel lavoro di Sambo, come un continuum, e i confini diventano labili.
In mostra si presentano una serie di lavori che mettono in discussione attraverso semplici strategie di intervento o sovrapposizione la separazione, in principio, tra naturale e artificiale: conchiglie modificate in maniera quasi impercettibile, o ciocche di capelli, cera e spine che formano piccole composizioni che l’artista distribuisce attorno alla galleria, spesso installandole in posti di difficile accesso allo sguardo dello spettatore. Inoltre si aggiungono a questo insieme alcune sculture appartenenti alla serie Cantus ab aestu, che Sambo realizza utilizzando delle mute di cicala trovate sugli alberi come stampi.
L’irrilevanza della visibilità dell’oggetto, almeno della sua visibilità permanente, si trova anche nella seconda serie di opere in esposizione. La materia non è mai al suo posto: si tratta di "finte" reliquie esposte in quattro reliquiari, modellati dall’artista e fusi dalla Fonderia Artistica Battaglia, che contengono stalattiti trovate in una grotta. La reliquia, in questo caso, riporta a un ciclo continuo, a una specie di loop che si chiude su se stesso, in cui l’artificiale e il naturale, il sacro e il profano, il vero e il falso si invertono e si mescolano fino a diventare indistinguibili. Così la grotta prende il posto del tempio profanato in cui viene trovata la reliquia, la stalattite, che esposta in mostra diventa artificio.
Infine, Omeostasi, appartenente alla serie Untitled-Monitors and Materials, consiste in un’installazione video su due monitor in cui l’artista documenta una sessione di "manipolazione". In uno dei monitor lo sguardo si concentra sulle mani del massaggiatore, nell’altro sulle reazioni della paziente, che passa dal riso intenso al pianto angosciato. Anche quest’opera quindi pone domande sul credere, non come elemento religioso, come è il caso della reliquia, ma in un tipo di terapia che nella cultura occidentale è considerata “alternativa” e non scientifica, e allo stesso tempo mette l’accento sul limite poco chiaro tra gioia e sofferenza. Il lavoro considera inoltre la trasformazione delle mani da estremità condivise con altre specie, a strumenti che ci distinguono, forse, dagli animali non umani.
La prima personale di Matilde Sambo invita a ripensare il mondo, o almeno una parte, in termini ciclici e non contradittori.
Matilde Sambo (Venezia 1993) si è laureata in Arti visive presso l’università IUAV di Venezia. Attualmente vive e lavora a Milano.
Nel corso della sua carriera ha partecipato a diverse residenze in Italia e in Europa: Roccaporena di Cascia (Umbria, Italia), Collective signatures (Formentera, Spagna) e presso VIR (Via Farini, Milano). Ha inoltre preso parte a diverse rappresentazioni, attraverso l’utilizzo di improvvisazioni sonore accompagnate da video proiezioni, tra cui Sciame Project (Fabbrica del vapore, Milano), Radio Raheem per il progetto di Eva Macail Rava vavàra presso Argo16 (Venezia), t-space (Milano), Loup Studio (Rovereto), Festival Sconfini (Modena) e Teatro Fondamenta Nuove (Venezia). Ha esposto all’interno di mostre collettive come Friends allo Spazio Thetis, Trigger Parties presso Marsélleria Paradise (Milano), Villa Memo Giordani Valeri (Treviso), Doxa sounds from society presso Istituto Romeno della Cultura (Venezia) e durante la Venice International Performance Art Week.
È stata selezionata tra i finalisti di Biennale Giovani Trento nel 2012, ha vinto il primo premio nella sezione “Un giorno qualunque” del Video concorso Pasinetti di Venezia nel 2012, il primo premio Pomilio Blumm Award (Pescara) nel 2013 e presenterà nel 2019 il proprio film Collective signatures-the cave al Formentera Film Festival.