Franca Scholz – Unsteady State
Nelle opere prodotte a Palermo durante la residenza l’artista sembra guardare e focalizzare la propria attenzione proprio su quello che si cela dietro il sipario, nel momento in cui l’esterno inizia ad diradarsi e l’interno si svela negli elementi che lo compongono.
Comunicato stampa
Un mese a Palermo, ottobre, nell’anno di Manifesta XII e di Capitale Italiana della Cultura, Franca Scholz l’ha trascorso sulla soglia, sul crinale dei luoghi, rimbalzando nella frenesia della città, tra mostre e eventi e l’inevitabile apatia che deriva dalla grande abbuffata. Invitata dal Verein Düsseldorf Palermo e. V. e dal Kulturamt della città di Düsseldorf, l’artista tedesca ha vissuto la città nel suo momento di massima espressività, poco prima della chiusura del sipario. Nelle opere prodotte a Palermo durante la residenza l’artista sembra guardare e focalizzare la propria attenzione proprio su quello che si cela dietro il sipario, nel momento in cui l’esterno inizia ad diradarsi e l’interno si svela negli elementi che lo compongono. L’interieur è la base della poetica di Scholz, sia quello fisico, l’interno dell’appartamento che l’ha ospitata per un mese, che quello legato alla sfera privata delle emozioni. Sono due sfere che si sovrappongono e si scambiano a vicenda i ruoli, come nel video Unsteady State in cui l’occhio della telecamera, indugia sugli elementi che portano le tracce della presenza dell’artista. Le mensole del bagno, il tavolo della cucina, il letto, tutto è disfatto e lasciato in disordine. Mentre le immagini scorrono i pensieri dell’artista scorrono con esse, si sovrappongono in testi intimi, non connessi tra di loro. Frammenti di flussi di coscienza che a loro volta si accostano e si differenziano nel formato del carattere, a volte così piccolo da non permetterne la lettura. Sembrano monologhi bisbigliati nel silenzio di una casa vuota, come se le tracce lasciate nella casa portassero il ricordo di pensieri sparsi effettuati alla presenza degli oggetti inquadrati. Altri frammenti di pensiero ritornano nella serie di opere su tessuto It‘s for the soft baby butts, presentate come drappi. In queste i pensieri sono più brevi, simili a slogan intimi, motti personali, come note veloci raccolte durante il giorno. Sembrano frasi che rimbombano nella testa di chi le formula, ripetute all’infinito alla ricerca di un senso, o di un codice segreto che ne sveli un significato arcano. In realtà il significato sembra esaurirsi nell’importanza del banale, in quei pensieri veloci destinati a perdersi nella frenesia quotidiana.
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One month in Palermo, October, in the year of Manifesta XII and of Italian Capital of Culture, Franca Scholz spent it on the threshold, on the crest of places, bouncing in the frenzy of the city, between exhibitions and events and the unavoidable apathy of the day after. Invited by the Verein Düsseldorf Palermo e. V. and the Kulturamt of the city of Düsseldorf, the German artist lived the city in its alleged most expressive moment, shortly before the curtain came down. In the works produced during the residency in Palermo, the artist focus her attention on what lies behind the curtain, when the exterior begins to thin out and the inside is revealed by the elements that compose it. The interieur is the basis of Scholz's poetics, both the physical one, the interior of the apartment where she lived for a month, and the one related to the private sphere of feelings. The two spheres overlap and exchange roles each other, such as in the video “Unsteady State” where the camera's eye lingers on the elements that bear the traces of the artist's presence. The bathroom shelves, the kitchen table, the bed, everything is unmade and left in disorder. As the images flow the artist's thoughts flow with them, they overlap in intimate texts, unconnected with each other. Fragments of streams of consciousness that in turn approach and differentiate in the size of the font, sometimes so small that it cannot be read. They seem monologues whispered in the silence of an empty house, as if the traces left in the house keep the memory of scattered thoughts made in the presence of the recorded objects. Other fragments of thought return in the series of textiles “It’s for the soft baby butts”, presented as banners. Here the thoughts are shorter, similar to intimate slogans, personal mottos, such as quick notes collected during the day. They seem phrases that echo in the head of those who formulate them, endlessly repeated in search of a meaning, or of a secret code, that reveals an arcane meaning. In reality the meaning seems to lie with the importance of the banal, in those quick thoughts destined to get lost in the daily frenzy.
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BIO / Franca Scholz (1988, Munich) lives and works in Cologne. Since October 2017 she has been a postgraduate fellow at the Academy of Media Arts in Cologne. She studied at the Düsseldorf Kunstakademie with Rita McBride and Media Art at the University of Art and Design Karlsruhe with Armin Linke and Michael Clegg. Her artistic practice consists of video, drawings, textiles, writing and performance; she is interested in tools relating to the body, such as language and gestures and is following the practice of autofiction both in writings and visual practice. The accessibility to emotions and humor in every day situations, results in finding poetic solutions for expression, which often emerges in spacial installations. Based on the assumption that corporeality is in a state of flux, especially in the digital age, Franca Scholz's work explores the various manners in which the human psyche copes with existence.