Bellezza, conflitto e normalità. Chiara Dynys a Venezia
Museo Correr, Venezia – fino al 24 novembre 2019. L’opera di Chiara Dynys si misura con la raccolta del Museo Correr. Generando un dialogo che guarda al valore universale della Storia.
Anche quest’anno, in concomitanza con la 58. Esposizione Internazionale d’Arte, la rassegna MUVE Contemporaneo occupa un ruolo di primo piano tra gli eventi veneziani. Sono ben undici le mostre, più un evento speciale, che per l’occasione coinvolgono alcune delle strutture museali della Fondazione Musei Civici di Venezia e non solo.
In questo contesto progettuale, pensato per la valorizzazione del patrimonio dei musei lagunari, trova collocazione, presso il Museo Correr, la mostra dal titolo Sabra Beauty Everywhere, di Chiara Dynys (Mantova, 1958). Il progetto, voluto dalla direttrice della Fondazione Gabriella Belli, genera all’interno del museo un cortocircuito “magico” e contrastante, in grado di intersecare un dialogo con lo spettatore e nello stesso tempo ridisegnare il rapporto tra antico e moderno, tra conservazione e innovazione, tra collezioni e contemporaneità.
I BAMBINI DI SABRA SHATILA
Sono 27 i trittici in legno e foglia d’oro, presenti in mostra, risultato di un lavoro fotografico realizzato dall’artista tra il 2010 e il 2013 e dedicato ai bambini dei campi di Sabra e Shatila, in Libano. I lavori, tutti esposti nella grande Sala delle Quattro Porte, entrano in dialogo con il prezioso paliotto (XV secolo) raffigurante storie del Vecchio e Nuovo Testamento, il trittico della Madonna in trono tra santi (ca.1480) e la bellissima scultura lignea della Madonna della Misericordia (XV secolo). La Vergine, sospesa sulla parete centrale della sala, accoglie con le sue braccia misericordiose il visitatore e nello stesso tempo protegge metaforicamente con il suo grande mantello aperto i bambini ritratti nelle opere dall’artista.
I trittici fotografici, seppur in opposizione e formalmente dissonanti con le opere antiche, producono una sottile relazione con le tecniche della pittura su tavola con foglia d’oro, mentre si accostano perfettamente alla grande installazione della Dynys intitolata Non c’è nulla al di fuori (2010), composta da una base di acciaio e da una grande teca di cristallo, che con i suoi riflessi rende possibile una connessione tra interno ed esterno, debolezza e forza, terra e cielo.
UN INNO ALLA VITA
L’arte contemporanea, e in particolar modo questa mostra, non è solo un momento di promozione del patrimonio, ma diventa testimonianza e conoscenza di culture e problematiche differenti. Sabra Beauty Everywhere, infatti, è una riflessione su una realtà drammatica, vista e interpretata da chi possiede la capacità di trasfigurarla attraverso la sensibilità artistica in un messaggio di vita e manifestazione di una fede universale. I bambini ritratti da Chiara Dynys sembrano non conoscere le problematiche socio-politiche della loro terra o delle persone massacrate nel lontano 1982, vivono semplicemente la loro vita da bambini, in un luogo in cui continuano a sussistere, nonostante gli anni trascorsi, uno stato di conflitto permanente e una precarietà di forme/azioni più vicine a un campo profughi che alla normalità di una città.
L’artista, in questi lavori, non riferisce il dramma di un’umanità, al contrario identifica un’infanzia “incantata” e innocente fatta di sorrisi spontanei, giocattoli e colori, capaci di innescare nel fruitore un cortocircuito tra la storia, la brutale realtà del luogo e la surreale “normalità” di chi la vive. Come dichiara la stessa Dynys: “Questo mio lavoro non è un lavoro sui profughi, o sul Medio Oriente dilaniato, quella condizione è semmai il pretesto per qualcosa di ancor più universale, di ancora più toccante”. “…Arrivare al fondo dell’esistenza, là dove non esiste più nulla se non l’esistenza stessa”. “Ho voluto dare a questi pensieri e sensazioni la forma del trittico, un po’ per ricordare le antiche predelle delle pale d’altare che raccontavano storie – sempre le stesse – sul Bene, attraverso narrazioni di santi, di prodigi, di guarigioni (e anche questo senso della vita è un prodigio…), un po’ per costruire uno scrigno per una cosa preziosa”.
‒ Giovanni Viceconte
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