Biennale di Venezia. 9 opere da non perdere fra le mostre in città

Una breve guida ai piccoli tesori da scoprire durante la visita a Venezia per la Biennale. Un itinerario “alternativo” che unisce opere speciali, non necessariamente note e visibili, presenti in alcune mostre collaterali.

I DISEGNI DI BASELITZ

Baselitz Academy, installation view at Gallerie dell'Accademia, Venezia 2019, photo Andrea Sarti

Baselitz Academy, installation view at Gallerie dell’Accademia, Venezia 2019, photo Andrea Sarti

Alla fine degli Anni Cinquanta il giovane Georg Baselitz realizza una serie di disegni ispirati alle opere rinascimentali di Giovanni di Paolo, Pontormo e Rosso Fiorentino. Esposti nella mostra Baselitz Academy alle Gallerie dell’Accademia, testimoniano il tratto nervoso e incisivo dell’artista, che a soli 22 anni, scrive Michele Tavola, “era già un maestro di se stesso”.

I TESCHI DI GORKY

Arshile Gorky. 1904-1948. Installation views at Ca' Pesaro – Galleria Internazionale d'Arte Moderna, Venezia 2019 © 2019 The Arshile Gorky Foundation - Artists Rights Society (ARS), New York. Photo Lorenzo Palmieri

Arshile Gorky. 1904-1948. Installation views at Ca’ Pesaro – Galleria Internazionale d’Arte Moderna, Venezia 2019 © 2019 The Arshile Gorky Foundation – Artists Rights Society (ARS), New York. Photo Lorenzo Palmieri

Natura morta con teschio (1927-28) è una delle più intense nature morte dipinte da Arshile Gorky, in mostra a Ca’ Pesaro. Ispirata dall’omonimo dipinto di Paul Cézanne, datato 1896-98, combina suggestioni tratte da tele di Henri Matisse e cromatismi vicini all’Espressionismo tedesco, oltre a un riferimento di carattere personale: il tessuto è legato alla memoria della madre dell’artista, scomparsa pochi anni prima.

I CATRAMI DI BURRI

Alberto Burri, Catrame, 1949, Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri

Alberto Burri, Catrame, 1949, Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri

L’interessante retrospettiva di Alberto Burri sull’Isola di San Giorgio si apre con un piccolo dipinto, Catrame (1949), realizzato con olio, catrame e pietra pomice su tela. Abbandonati i primi dipinti figurativi, qui Burri è già perfettamente padrone dei propri mezzi: in quest’opera, proveniente da una collezione privata, c’è già in nuce tutta la forza drammatica della sua pittura.

L’ORO DI BYARS

The Death of James Lee Byars. Chiesa di Santa Maria della Visitazione, Venezia 2019. Courtesy Vanhaerents Art Collection, Brussels. Photo © Formentini Zanatta

The Death of James Lee Byars. Chiesa di Santa Maria della Visitazione, Venezia 2019. Courtesy Vanhaerents Art Collection, Brussels. Photo © Formentini Zanatta

Nella chiesa di Santa Maria della Visitazione alle Zattere il collezionista belga Walter Vanhaerents ha curato il dialogo tra l’opera The Death of James Lee Byars (1994) e l’installazione sonora Vocal Shadows (2019) dell’artista e compositore libanese Zad Moultaka. La camera funeraria ricoperta di foglia d’oro, realizzata mentre James Lee Byars stava lottando col cancro che lo avrebbe vinto tre anni dopo, è una delle sue opere più spirituali, resa ancora più intensa dal suono di Moultaka, simile a un canto funerario.

LE BOTOLE DI PASCALI

Pino Pascali, Botole ovvero Lavori in corso, 1967. Galleria Nazionale, Roma

Pino Pascali, Botole ovvero Lavori in corso, 1967. Galleria Nazionale, Roma

L’opera Botole ovvero lavori in corso (1968) di Pino Pascali è una delle ultime realizzate dall’artista prima di morire. Un lavoro che unisce mondo naturale e artificiale, dove la rigidità dell’eternit si coniuga con l’acqua, la terra e il legno. Appartiene alla Galleria Nazionale e viene esposta nella mostra Pino Pascali ‒ Dall’immagine alla forma a Palazzo Cavanis, dopo un restauro durato dieci anni, ed è un’occasione per riflettere sull’immaginario di uno degli artisti più fantasiosi del Novecento italiano.

LA TRAGEDIA DI KOUNELLIS

Jannis Kounellis, Senza titolo (Tragedia civile), 1975, installation view presso la mostra Jannis Kounellis, a cura di Germano Celant, Fondazione Prada, Venezia, photo by Agostino Osio – Alto Piano. Courtesy Fondazione Prada

Jannis Kounellis, Senza titolo (Tragedia civile), 1975, installation view presso la mostra Jannis Kounellis, a cura di Germano Celant, Fondazione Prada, Venezia, photo by Agostino Osio – Alto Piano. Courtesy Fondazione Prada

Nel 1975 Jannis Kounellis espone per la prima volta alla galleria Lucio Amelio di Napoli l’opera Tragedia Civile, poi acquistata dal Museo Diocesano di Colonia e attualmente presente a Ca’ Corner della Regina, all’interno della retrospettiva dedicata all’artista e curata da Germano Celant. Secondo Thomas McEvilley, il muro dorato si riferisce alla cultura bizantina, mentre l’attaccapanni è collegato alla cultura mitteleuropea, ai caffè di Vienna, alla musica di Gustav Mahler e ai racconti di Franz Kafka. Una delle opere “politiche” più intense dell’artista.

LE SCULTURE DI FÖRG

Günther Förg, Untitled (Mask), 2000 © Estate Günther Förg VG Bild Kunst, Bonn 2019. Courtesy Estate Günther Förg and Hauser & Wirth

Günther Förg, Untitled (Mask), 2000 © Estate Günther Förg VG Bild Kunst, Bonn 2019. Courtesy Estate Günther Förg and Hauser & Wirth

Nei saloni di Palazzo Contarini Polignac, che ospitano la raffinata mostra Förg in Venice, si possono ammirare alcune “sculture da camera” di Gunther Förg del 1990: una serie di piccole maschere in bronzo su piedistalli di pietra. Opere private, quasi segrete, valorizzate dall’essere presentate in un contesto così suggestivo, quasi a volersi mimetizzare con l’arredo del palazzo.

IL VIDEO DI KRYMOV

Dmitry Krymov, video installation for the exhibition of the Pushkin Museum of Fine Arts “There is a beginning in the end”, a frame shot from the video, the property of the author, 2018

Dmitry Krymov, video installation for the exhibition of the Pushkin Museum of Fine Arts “There is a beginning in the end”, a frame shot from the video, the property of the author, 2018

Nella chiesa di San Fantin, che ospita il progetto There is a beginning in the end, è proiettato davanti all’altare un video di Dmitry Krymov ispirato all’Ultima Cena di Jacopo Tintoretto presente nella chiesa di San Trovaso, che riflette con ironia sulla dimensione teatrale della pittura sacra veneziana del Cinquecento. Interessante l’uso dello spazio, trasformato in maniera originale dalle proiezioni dei tre artisti coinvolti: Dmitry Krymov, Gary Hill e Irina Nahkova.

Ludovico Pratesi

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Ludovico Pratesi

Ludovico Pratesi

Curatore e critico d'arte. Dal 2001 al 2017 è stato Direttore artistico del Centro Arti Visive Pescheria di Pesaro Direttore della Fondazione Guastalla per l'arte contemporanea. Direttore artistico dell’associazione Giovani Collezionisti. Professore di Didattica dell’arte all’Università IULM di Milano Direttore…

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