“Segregation”. Nelle strade di Stoccolma l’artista Vlady denuncia le disuguaglianze sociali
“Solo per cittadini di serie A”, “Si prega di non oltrepassare la propria classe sociale”, sono alcuni dei cartelli apparsi sotto la segnaletica stradale. Il progetto dell’artista Vlady riflette sulle disuguaglianze di un’integrazione solo apparente.
La Svezia è oggi nota per essere la nazione dei record del benessere, una potenza economica vicina ai suoi cittadini e all’assistenza sociale. Ma questo è il risultato di un lungo processo che l’ha trasformata, da paese rurale sottopopolato di primo Novecento, alla nazione del boom industriale, economico e demografico. A questo, hanno contribuito fortemente anche i flussi d’immigrazione da diversi stati – europei e non – diventati massivi a partire dagli anni Sessanta. Oggi, l’esito di questa trasformazione traspare sull’assetto urbano, nettamente diviso in centro cittadino, dove risiede la maggior parte di “svedesi” (bianchi e occidentali) e numerosi agglomerati esterni, abitati da cittadini di origine straniera. Una condizione comune anche ad altre grandi città europee, soprattutto degli stati ex-colonizzatori, che formano nelle proprie periferie degli “stati nello stato”, luoghi in cui una babilonia di lingue e usanze ha la meglio su quelle del Paese d’accoglienza. Segregation è il progetto dell’artista Vlady che parte da tali considerazioni, riflettendo sull’attuale significato di immigrazione e integrazione, su ciò che è davvero successo nelle città occidentali.
IL PROGETTO SEGREGATION
Segregation è un intervento provocatorio che si è svolto a Stoccolma tra aprile e maggio 2019. Una serie di cartelli stradali anomali è stata posizionata tra quelli preesistenti, confondendo i passanti. Da fuori pareva una normale segnaletica ma, avvicinandosi, non era difficile notare diciture molto forti, come “shades of white ONLY”, “native resident ONLY”, “A-class citizens ONLY” o, al contrario, “underclass only” “do not overcome your social class”. I cartelli sono stati posti in due tipologie di luoghi differenti: da una parte il quartiere di Östermalm, la zona dei negozi di lusso, prendendo di mira i ricchi-bianchi-occidentali e, dall’altra, i cosiddetti “ghetti”, riconducibili alle aree distaccate di Flemingsberg, Rinkeby, Kista, Tensta, Akalla, Tureberg, Helelund.
UN’INTEGRAZIONE SOLO APPARENTE
“Il punto chiave di quest’azione è aumentare la consapevolezza sull’argomento. Viviamo in una subdola forma di apartheid governata da democratici razzisti”, afferma Vlady, l’artista che, a metà tra attivismo e street art, crea provocazioni per sottolineare i problemi sociali. E si domanda, “qual è lo scopo dell’accettazione dei migranti se li teniamo in cattività e lontano dai residenti originari? Può l’integrazione venire fuori dalla segregazione? Siamo davvero tutti uguali o qualcuno è più uguale di altri? C’è qualcuno che vede questa divisione, questa linea di confine, questa società fatta da classi e caste, questi “off limits” e “no go zone”? Ho le mie risposte a questo, ma di solito non offro risposte, sollevo problemi”.
CHI È VLADY
Vlady è il nome di questo artista visivo (che volutamente non divulga il proprio cognome). Nato a Catania negli anni Settanta, vive a Stoccolma dal 2016, dove prosegue la sua ricerca artistica che spazia tra performance di strada, testo concettuale, video surreale, installazione minimale e burla situazionista, solitamente all’interno di spazi urbani e senza alcuna autorizzazione. È stato definito “prankster” e critico sociale: la sua pratica, comune a pochi altri artisti italiani, ha sollevato l’attenzione di pubblico e stampa nazionale e internazionale.
-Giulia Ronchi
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