Inaugura la seconda tappa di I-DEA a Matera. Apre Visione Unica dei Formafantasma
Il rapporto tra uomo e territorio è al centro della mostra curata dal duo di designer più ricercato del momento all’interno del progetto I-DEA, che apre l’8 giugno. Siamo andati “dietro le quinte” con due membri del team curatoriale
Ci hanno abituati a oggetti “parlanti” – nel senso di portatori di un’idea – e a progetti di ricerca su temi attuali come l’obsolescenza programmata o le possibili alternative alla produzione industriale basata sul consumo delle risorse naturali. Andrea Trimarchi e Simone Farresin, ovvero Studio Formafantasma, subentrano al fotografo Mario Cresci come curatori del progetto I-DEA, basato sul concetto di archivio e proposto all’interno del palinsesto di Matera 2019. La loro mostra, Visione Unica: Cultures of Environmental Manipulation, ha come tema principale l’antropizzazione del territorio e come medium d’elezione quello filmico. Al centro dell’installazione, una selezione di oggetti vernacolari, dieci schermi digitali e cinque proiezioni che mostrano una serie di contenuti e materiali eterogenei raccolti negli archivi lucani: fotografie, cartografie di tipo scientifico, documentari, interviste… Alla vigilia dell’inaugurazione, abbiamo parlato del progetto e di alcune scelte espositive con Chiara Siravo, curatrice associata I-DEA, ed Elisa Giuliano, Head of Exhibition Design and Production.
Formafantasma sono gli unici designer tra i curatori di I-DEA, perché li avete scelti?
La pratica dello Studio Formafantasma (Andrea Trimarchi e Simone Farresin) è molto legata alla storia degli oggetti e della loro manifattura. Esplora infatti i processi di produzione sia da un punto di vista materiale sia storico-culturale e le modalità in cui possono essere ri-contestualizzati e re-inventati in un contesto contemporaneo rivolto al futuro. Inoltre, lo Studio lavora sempre più su temi di ecologia e design, che ci sono sembrati estremamente rilevanti nel contesto odierno della Basilicata. Lo studio prende spesso l’archivio come punto di partenza per le ricerche che fa, ci è quindi sembrata una scelta naturale coinvolgere Simone Farresin e Andrea Trimarchi per curare una delle mostre I-DEA.
Perché si è scelto di rendere visibile anche la fase di allestimento, di solito nascosta agli occhi del pubblico?
Chiara Siravo: Alla base del progetto c’è il processo di costruzione delle mostre che comporta una transizione spontanea tra una mostra e un’altra. Abbiamo invitato gli artisti a comunicare l’uno con l’altro attraverso le loro selezioni dei materiali. Per esempio, lo Studio Formafantasma ha scelto di includere alcuni dei materiali d’archivio e collezione già precedentemente esposti da Mario Cresci, esplorati in maniera del tutto differente. In questo modo, il pubblico non solo potrà vedere non solo le diverse strategie identificate dagli artisti per esporre e raccontare gli archivi, ma anche i loro punti di vista – anch’essi diversi – rispetto allo stesso corpo di materiali.
Elisa Giuliano: Durante l’allestimento e le transizioni ci si trova in preda alla spontaneità. Nuove idee prendono forma ed il sistema espositivo è disegnato tenendo in mente questa dinamica. Gli allestimenti sono infatti modulari e movibili in modo da riconfigurare lo spazio ogni volta in maniera diversa. Durante questa prima transizione— tra la mostra di Mario Cresci e quella dei Formafantasma— abbiamo potuto spostare i materiali per fare spazio a quelli nuovi, includendo alcuni dei materiali già presenti generando un dialogo tra le due mostre. In questo modo, I-DEA è anche un opera continua e dinamica.
Che cosa vedremo alla Cava Paradiso?
Dall’8 giugno al 15 settembre vedrete Visione Unica: Cultures of Environmental Manipulation a cura dello Studio Formafantasma. Durante l’estate la cava ospiterà anche gli eventi del Public Programme di I-DEA.
Da quali archivi provengono questi materiali? Avete lasciato ai curatori libertà totale, anche nell’esplorare gli archivi lucani, oppure sono stati indirizzati in qualche modo?
Chiara Siravo: Gli archivi sono molti e abbiamo lasciato libertà totale agli artisti di espandere anche il senso di cosa è l’archivio. Per esempio Mario Cresci ha considerato il libro Paese Lucano di Leonardo Sinisgalli e Mimmo Castellano come un archivio.
Elisa Giuliano: Lo Studio Formafantasma ha lavorato con l’archivio del Consorzio di Bonifica della Basilicata, con l’archivio dell’ALSIA, con Google Earth, Il Centro di Geodesia Spaziale drll’ASI a Matera, l’Etnomediateca del Laboratorio Etnoantropologico del DiCEM, Università della Basilicata a Matera, con la Fondazione Cineteca di Bologna e molti altri. Noi forniamo supporto pratico e di ricerca ai curatori per facilitare l’accesso agli archivi e sviluppare le mostre e i temi da loro esplorati.
Nel progetto di allestimento l’open design school ha un ruolo fondamentale. Come ha dialogato con gli oggetti vernacolari scelti dagli FF?
Il progetto di allestimento è stato sviluppato partendo dal sistema open structure utilizzato da Open Design School. La squadra I-DEA ha modificato il sistema in modo da renderlo funzionale per l’esposizione dei materiali previsti dal progetto e per garantire una continua trasformazione dello spazio espositivo. La designer Martha Schwindling e gli architetti Elisa Giuliano ed Antonio Elettrico hanno così progettato due tipologie di strutture: uno scheletro metallico studiato per sostenere ogni tipo di materiale espositivo e una serie di “scatole” in betulla e plexiglass utilizzabili sia come sedute sia come vetrine o plinti. Gli allestimenti sono stati prodotti localmente grazie alla collaborazione con lo sponsor di Matera Capitale Europea della Cultura 2019 Bawer e a tantissimi fornitori locali che da anni collaborano con Open Design School.
E come è cambiato lo spazio rispetto alla mostra curata da Mario Cresci?
Lo spazio è cambiato molto perché lo Studio Formafantasma ha scelto quasi esclusivamente il singolo medium del film per esporre i materiali d’archivio. Da qui anche il titolo della mostra, Visione unica. Il sistema di supporto è stato riconfigurato per sostenere gli schermi.
– Giulia Marani
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