Invisibili
La collettiva riunisce cinque artisti di galleria.
Comunicato stampa
Galleria Anna Marra è lieta di presentare nel proprio spazio espositivo la mostra Invisibili, a cura di Donatella Mezzotero. La collettiva riunisce cinque artisti di galleria, Veronica Botticelli, Claudia Peill, Perino & Vele, Daniel Rich e Chiara Valentini, rintracciando un fil rouge che ripercorre alcune delle tematiche chiave affrontate nelle esposizioni degli ultimi anni.
Incentrata sulla figura dell’uomo contemporaneo, la mostra si sviluppa in un percorso che racconta il genere umano offrendo allo spettatore degli spunti di riflessione su temi chiave legati alla nostra società.
Dagli aspetti più intimi e familiari, all’alienazione tipica delle grandi metropoli. Dall’unicità dell’individuo, alla coscienza collettiva. Ognuno degli artisti espone punti di vista differenti per raccontare l’umanità.
Lo spettatore viene accolto dall’installazione ambientale interattiva Presenze di Chiara Valentini.
L’opera è composta da un gruppo di spaventapasseri che l’artista ha realizzato nell’ambito del progetto “Passaggi”, promosso dall’Associazione Culturale McZee, in collaborazione con CRI Croce Rossa Italiana - comitato di Macerata, e con il patrocinio di ICOM Italia.
Collaborando con i richiedenti asilo ospitati dalla CRI, Chiara Valentini ha costruito una decina di spaventapasseri, fantocci dalle fattezze umane utilizzati dagli agricoltori fin dall’antichità per spaventare e tenere lontani gli uccelli, e preservare così il raccolto. Il volto di ognuno di essi è l’autoritratto di uno dei ragazzi che hanno aderito al progetto di arte relazionale, immettendo nei manichini anonimi e inerti una traccia di personalità ed energia vitale.
Lo spaventapasseri, in quest’opera corale, diviene la rappresentazione dell’oggetto del pregiudizio, che si offre allo spettatore con la speranza che superi il timore iniziale verso queste figure enigmatiche. Infatti, solo avvicinandosi agli spaventapasseri sarà possibile ascoltarne le voci, attivate da un sistema elettronico che rende l’opera sensibile ai movimenti dei fruitori circostanti.
Proseguono il percorso espositivo le opere di Daniel Rich, che ritraggono edifici ed esterni in modo dettagliato e meticoloso. Anche se priva della presenza umana, la ricerca artistica di Rich è focalizzata proprio sull’uomo. L’artista indaga infatti come l'architettura e lo spazio urbano siano espressione del modo in cui viviamo e delle diverse strutture politiche e sociali.
Rich parte da immagini tratte da Google, giornali o fotografie, e con una tecnica precisa e laboriosa utilizza stencil tagliati a mano, centinaia di colori, pennelli e spatole, per creare dipinti ricchi di particolari, linee nette e superfici lisce. Il risultato è una composizione vivace e brillante, che però racconta di un mondo alienante, che ingloba l’uomo anziché accoglierlo. Strutture ed edifici si rincorrono e affollano in maniera soffocante, le città diventano alveari innaturali caratterizzate da un horror vacui che non lascia spazio all’uomo.
Si contrappongono a questa visione i lavori di Veronica Botticelli e Claudia Peill, che mostrano invece ambientazioni più intime e incentrate sulla singolarità dell’individuo.
Quella di Veronica Botticelli è una pittura lieve e malinconica, fatta di vissuto personale, oggetti familiari e domestici immersi in fondi onirici, evanescenti e astratti: Botticelli ripete serie infinite di divani, biciclette e macchine da cucire, come fossero dei feticci della memoria, e li rende così dei veri e propri archetipi in grado di risvegliare i ricordi dello spettatore. Ognuno degli oggetti ritratti appare sospeso nel tempo, oltre che nello spazio, e sembra essere in attesa di rimettersi in moto, “tornare in vita”. Una quiete momentanea che fa percepire la presenza umana attraverso una sorta di evocazione, senza rappresentarla mai direttamente.
Claudia Peill, che fonde nelle sue opere fotografia e pittura in un costante inganno percettivo, presenta un lavoro dalla serie dedicata al Portico di Ottavia, complesso monumentale della Roma antica.
Caratteristica della ricerca di Peill è l’accostamento di campiture cromatiche astratte a fotografie di elementi architettonici, anch’essi resi irreali dalla manipolazione in postproduzione delle immagini. In questo modo un luogo noto e abituale diviene insolito, e lo spettatore è colto da sensazioni contrastanti e perturbanti che lo tengono in bilico tra un senso contemporaneamente di familiarità ed estraneità.
Chiudono la mostra le sculture in cartapesta di Perino & Vele. Due le serie esposte: Kubark ed Elpìs.
Kubarkbag si presenta come una sacca contenente fogli scompaginati. Il riferimento è al Kubark Counterintelligence Interrogation, manuale pratico rivolto agli agenti della CIA che illustra le tecniche di interrogatorio in ambito militare. Top secret fino al 1997, il testo descrive nel dettaglio i metodi coercitivi con i quali ottenere informazioni dai soggetti detenuti. Le pagine del Kubark, rese metaforicamente illeggibili attraverso il processo di macerazione della cartapesta, e ridotte a volantini pronti alla distribuzione, diventano il simbolo dell’affermazione della libertà personale, della vittoria della democrazia sulla violenza.
Nella serie Elpìs la cartapesta non è più utilizzata come tecnica distruttiva, che tritura materialmente i quotidiani e metaforicamente la quotidianità raccontata, ma come un materiale che intende invece dischiudere alla speranza di un futuro migliore. Il termine “elpìs” deriva infatti dal greco classico e significa letteralmente “speranza”. La serie trae ispirazione dal mito di Pandora ed è composta di fogli in cartapesta impilati in grandi anfore. La denuncia sociale è sempre presente, ma mitigata in forme più rassicuranti e colorata di un sincero ottimismo.
La mostra resterà visibile fino al 19 luglio 2019.