Francesco Patanè – L’antologica
La singolare antologica di un artista così prolifico, qual è stato Francesco Patanè, narra la sua attività attraverso una miriade di lavori, dopo un’accurata selezione che mette in mostra più di 300 opere.
Comunicato stampa
La singolare antologica di un artista così prolifico, qual è stato Francesco Patanè, narra la sua attività attraverso una miriade di lavori, dopo un’accurata selezione che mette in mostra più di 300 opere tra tele, carte, disegni, cartoni da spolvero e i relativi affreschi a tema sacro (quest’ultimi fruibili nelle chiese inserite nell’itinerario) oltre a caricature dal sapore parigino. Tutto ciò a testimonianza della sua versatilità e capacità di saper affrontare diversi generi artistici e piegarli alle proprie esigenze.
La vasta produzione di Patanè mette in risalto quella che è stata la situazione artistica siciliana della prima metà del XX secolo, suggerendo l’occasione per una lettura e storicizzazione delle vicende di un pittore che tra gli anni venti e trenta ha subito delle influenze legate al clima nazionale ma che fino alla seconda metà del XX secolo ha evidenziato un atteggiamento rivolto alla figurazione a scopo narrativo. La sua prima formazione è sicuramente attenta agli insegnamenti accademici così come alle suggestioni formali provenienti dal clima “novecentesco” e da un accento vagamente “purista”, filtrate a volte da un certo lirismo o da tensioni espressioniste che non disattendono però un personale modo espressivo.
In Sicilia si individua intorno agli anni venti un antagonismo innovativo e di frattura con la locale tradizione ottocentesca - che nel naturalismo di Lojacono vede il suo maggiore esponente - grazie al linguaggio futurista di Rizzo e al superamento poi in chiave “purista”, guardando ai modelli di Carrà e in particolare di Casorati che permetteranno di approdare a risultati formali che vertono verso una rigidità d’ascendenza “metafisica”. Anche Francesco Patanè fa suoi gli echi di questi movimenti e, sull’intenzione di una solida costruttività delle proporzioni figurative e di una certa plasticità di matrice “novecentista”, trova soluzioni compositive che ricalcano, in buona misura, quella che era la situazione siciliana fine anni venti/primi anni trenta, in cui veniva a determinarsi un clima di varie convergenze espressive che andavano da un consistente plasticismo a costruzioni evocative dell’immagine fino ad inquietudini espressioniste.
Patanè, comunque, nella sua fervente produzione non si discosterà mai pienamente da un “classicismo” e da una obbligazione descrittiva naturalistica. Sia nei dipinti di figura che di paesaggi egli ripercorre un’esperienza di lirica compostezza rappresentativa declinata, negli anni, in una sfera sentimentale e domestica dove emerge una dimensione di pura e semplice intimità. Il suo impegno oscilla tra figurazioni dai toni lirici in ritratti, a volte, fuori del tempo, e descrizioni paesaggistiche e di scene di vita.