A Bordeaux inizia l’era MÉCA
Costata 60 milioni di Euro, la Maison de l'économie créative et culturelle riunisce tre istituzioni culturali francesi in un’unica sede, progettata dallo studio di architettura Bjarke Ingels Group. Fino al 9 novembre ospiterà la “mostra-manifesto” “Il est une fois dans l’Ouest”.
Salendo fino al quinto piano della MÉCA si può accedere a una terrazza panoramica di 850 metri quadrati. Da qui, il fischio dei treni dell’adiacente Gare Saint-Jean si percepisce distintamente, ma a conquistare l’attenzione è il colpo d’occhio su Bordeaux. Il fiume Garonna, che bagna la città dalla rinomata tradizione vinicola, è separato dal composito tessuto architettonico locale da una frequentatissima fascia di verde pubblico; ad affiancarla un sistema di strade, linee tramviarie, piste ciclabili e percorsi pedonali. Osservando questa sorta di “tripartizione” – fiume; verde e infrastrutture; edifici ‒, non si fa fatica a capire perché l’estesa porzione di giardini pubblici, dotati di aree per lo sport e il tempo libero, rappresenti un motivo di orgoglio per la popolazione residente, al pari dei vini rossi da qui diretti verso il resto del mondo. Anche il nuovo MÉCA ‒ Maison de l’économie créative et culturelle, in apertura il 29 giugno, potrebbe presto guadagnare la medesima reputazione. L’investimento di 60 milioni di Euro – sostenuto al 94% dalla Région Nouvelle-Aquitaine e per il resto dal Ministère de la Culture – non ha semplicemente dotato la città di un “edificio-icona”, progettato da uno degli studi in ascesa nell’ultimo decennio. Concepita per porsi in stretta relazione con la Garonna e con l’intera città, la struttura è prima di tutto la “casa viva e feconda” di tre distinte istituzioni francesi, pronte a fare la loro parte per rafforzare la varietà dell’offerta culturale di Bordeaux. E, di conseguenza, per attrarre visitatori.
UN POLO TRANSDISCIPLINARE
Attivi in ambiti diversi, OANA ‒ Office Artistique de la Nouvelle-Aquitaine, ALCA ‒ Agence livre, cinéma et audiovisuel en Nouvelle-Aquitaine e FRAC ‒ Fond Régional d’Art Contemporain dispongono ciascuno di una porzione dell’edificio progettato da BIG ‒ Bjarke Ingels Group, insieme allo studio parigino Freaks freearchitects e ad altri partner. Nei suoi 12mila metri quadrati, MÉCA funzionerà come un polo transdisciplinare, votato all’innovazione e alla creatività e, soprattutto, aperto alla comunità. La connessione con la città è, probabilmente, l’aspetto più rilevante dell’impianto architettonico, riconducibile a un monumentale arco asimmetrico che si lascia penetrare da molteplici varchi di accesso.
In contemporanea MÉCA è in grado di ospitare, ad esempio, le proiezioni proposte nell’auditorium gestito da ALCA, gli spettacoli e le performance promossi da OANA, le mostre temporanee del FRAC, che nei suoi spazi accoglierà anche artisti in residenza. Naturalmente è anche un luogo di lavoro, con uffici per i dipendenti delle tre realtà, i rispettivi depositi e gli ambienti di servizio; può offrire alla cittadinanza una pluralità di spazi pubblici, dislocati in varie aree, tra cui il caffè-ristorante Le Crem, con vista sul fiume. Tali dotazioni, seppur fondamentali per l’espletamento della mission di ciascuna istituzione, acquisiscono piena identità solo una volta varcata la soglia dell’ingresso. All’esterno, infatti, il “volume attraversabile” con cui Bjarke Ingels si impose, nel 2012, tra i quattro team selezionati nella fase conclusiva del concorso di progettazione, è compatto e unificato dai 4.800 pannelli in cemento color sabbia del rivestimento.
L’INTERVENTO ARCHITETTONICO
Su 152 candidature pervenute, nel 2011 la giuria selezionò gli studi W-Architectures, di Tolosa, Flint, di base proprio a Bordeaux, i giapponesi di SANAA e i danesi di BIG, che l’anno successivo ottennero l’incarico. Costruito nell’arco di un triennio, l’edificio è lungo 120 metri e alto 37. Negli intenti dei progettisti i “suoi giochi geometrici e le sue linee molto forti gli conferiscono un carattere cinetico”, rendendolo così paragonabile a “una creatura vivente”. Una volontà circoscritta agli spazi esterni, nei quali il sistema di rampe e gradini e la cosiddetta “stanza urbana”, impiegabile anche per installazioni artistiche, concerti e spettacoli dal vivo, favoriscono un’interessante ibridazione tra lo spazio pubblico cittadino e l’edificio. Il registro cambia negli spazi interni, dove le scelte in termini di finiture sembrano rispondere a criteri di versatilità, efficienza e funzionalità. All’eterogeneità del programma funzionale i progettisti contrappongono una sostanziale omogeneità a livello di materiali e soluzioni adottate, con un uso marcato del cemento e dell’alluminio.
LA MOSTRA DI APERTURA
Nei 1200 mq di spazio espositivo a sua disposizione, in occasione dell’apertura del nuovo centro, il locale FRAC ha scelto di presentare la collettiva Il est une fois dans l’Ouest. Visitabile fino al 9 novembre prossimo, la mostra è curata dalla direttrice Claire Jacquet e da un team di curatori associati. Con focus specifico sulla scena artistica della Francia occidentale, il percorso espositivo getta lo sguardo anche oltre i confini, allargando in particolare la visuale, con alcuni degli esiti più memorabili, alla scena artistica contemporanea dell’Africa. Un centinaio gli artisti riuniti insieme, le cui opere, in larga misura appartenenti alla collezione permanente FRAC (in costante crescita), delineano una storia composita e volontariamente frammentaria, che non rinuncia ad analizzare alcune delle questioni più dibattute della cronaca contemporanea.
‒ Valentina Silvestrini
https://fracnouvelleaquitaine-meca.fr/
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