Premio New York. L’arte italiana si fa materia

Fatma Bucak e Antonio Fiorentino sono i vincitori dell’ultima edizione del Premio New York e le loro opere sono in mostra fino al 3 luglio nella sede dell’Istituto Italiano di Cultura.

Ogni anno due giovani artisti italiani trascorrono sei mesi a New York per sviluppare i loro progetti e immergersi nel fermento culturale della Grande Mela. Avviene grazie al Premio New York, un concorso promosso dal Ministero degli Affari Esteri e la Cooperazione Internazionale, Ministero per i Beni e le Attività Culturali, Istituto Italiano di Cultura di New York e Italian Academy della Columbia University, in collaborazione con l’International Studio & Curatorial Program che ospita gli artisti in residenza. Alla fine del periodo di permanenza a New York, gli artisti selezionati vengono invitati a esporre il proprio lavoro. Quest’anno, per la sedicesima edizione del premio, i due vincitori sono Fatma Bucak e Antonio Fiorentino, le cui opere sono esposte dal 20 giugno al 3 luglio nella sede dell’Istituto di Cultura su Park Avenue.
Quest’anno” ‒ ci ha spiegato il direttore uscente dell’Istituto, Giorgio van Straten ‒ “abbiamo deciso di abbassare i limiti di età per la partecipazione, da 40 a 35 anni, perché ci sembra che sia più significativo offrire l’opportunità di fare quest’esperienza a New York ad artisti che siano ancora relativamente agli esordi e che quindi non abbiano avuto in passato occasioni simili. New York è ancora uno dei centri mondiali della produzione e del mercato dell’arte e la residenza all’ISCP apre delle reali prospettive a questi artisti che infatti, in molti casi, sono poi cresciuti parecchio nelle proprie carriere”. Un esempio per tutti: Ludovica Carbotta, una delle due artiste italiane selezionate in questa edizione della Biennale di Venezia.
Il premio riflette una pluralità di approcci e di linguaggi artistici, capaci di integrare diversi mezzi espressivi. I vincitori di quest’anno espongono il risultato delle loro ricerca come corpi di lavoro in divenire, servendosi di media diversi e svelando un processo ancora in atto.

Premio New York. Istituto Italiano di Cultura, New York 2109. Fatma Bucak

Premio New York. Istituto Italiano di Cultura, New York 2109. Fatma Bucak

FATMA BUCAK

Fatma Bucak, di origini turche ma con un forte legame con la sua adottiva Torino, espone tre video che mostrano momenti diversi della stessa scena, in cui l’artista leviga una trave di legno. In un’altra stanza, davanti alle finestre affacciate su Park Avenue, maglie composte da sottili rettangoli di materiale semitrasparente si lasciano attraversare dalla luce esterna. “È iniziato tutto quando una sera ho “rubato” un pezzo di legno da uno dei tanti cantieri di questa città in continua trasformazione” ‒ ci ha raccontato l’artista. “Quel pezzo di legno faceva parte del vecchio palazzo che stavano buttando giù. Mi affascina il fatto che qui si costruisca molto con il legno e che i cantieri sono pieni di segatura, mentre da noi in città si vede più cemento: questa mi è sembrata una rappresentazione della fragilità dell’America di oggi”.
Da qui Bucak, che da anni vive al confine tra diverse identità culturali, ha cominciato a riflettere su identità e trasformazione, sulla fragilità e la forza della collettività, riportando queste riflessioni nel suo lavoro. “Mentre la città si modernizza, allo stesso tempo crea povertà e forza le persone fuori da certi quartieri, creando una diaspora interna che provoca un cambiamento di identità delle persone e della città stessa. Così ho iniziato a lavorare con quel pezzo di legno e poi altri raccolti in giro, levigandoli e rimuovendo degli strati che si trasformavano in segatura. Ho poi mescolato quella segatura con della colla per creare questi pezzi di legno, trasparenti e fragili che, per potersi reggere in piedi, devono stare insieme”. Il risultato è un lavoro dalla forte matrice sociale e allo stesso tempo con una decisa componente materica che riesce a trasmettere emozioni oltre i concetti.

Premio New York. Istituto Italiano di Cultura, New York 2109. Antonio Fiorentino

Premio New York. Istituto Italiano di Cultura, New York 2109. Antonio Fiorentino

ANTONIO FIORENTINO

Fortemente radicato nella materia è anche il lavoro di Antonio Fiorentino che, nella stanza al piano terra dell’Istituto, propone un video e una serie di oggetti che riprendono ed espandono il progetto Kiribati, realizzato in risposta a un bando SIAE, con il supporto della Fondazione Pastificio Cerere di Roma. Il suo è un viaggio alla ricerca del futuro: Kiribati è infatti l’isola dell’Oceania che si trova sulla linea internazionale del cambio di data, il primo territorio al mondo a vedere la luce del nuovo giorno. Il video mostra una spiaggia chiarissima su cui si incontrano vecchi relitti, pezzi di motori, un carrarmato. Il mare si riappropria di questi cimeli, integrandoli nel paesaggio. Due bambini e un cane giocano tra le rovine. “Kiribati è il primo posto in cui sorge il sole ma sarà anche il primo a sparire a causa dell’innalzamento degli oceani” ‒ ci ha spiegato Fiorentino. “Volevo portare il pubblico a vivere la stessa esperienza e le stesse sensazioni che avevo vissuto io sull’isola. I paesaggi quasi apocalittici che mostro nel video raccontano la trasformazione attuata dal tempo e come la natura modifica forma e materia”.
Una volta arrivato negli USA, l’artista ha ripreso il progetto su cui aveva realizzato la mostra alla Fondazione Pastificio Cerere (in corso fino al 19 luglio), esplorando altri territori: “Sono andato nei deserti americani, nella Death Valley, nella Petrified Forest, che offrono un’idea di un possibile paesaggio futuro”. Lì Fiorentino ha raccolto alcuni degli oggetti esposti: formazioni naturali, pietre, gusci, sali, legno pietrificato. Altri oggetti li ha creati lui stesso mimando i processi della natura: “Nel mio lavoro a volte imito la natura, altre volte la coinvolgo e cerco di creare un’interazione con i processi naturali, come le maree o la pioggia”.
I lavori dei due artisti sembrano in stretto dialogo e la mostra è il risultato di una riflessione collaborativa, con la guida e il supporto della curatrice di base a New York, Isin Önol. Ora la ricerca prosegue, mentre sta per chiudersi il bando per la prossima edizione del Premio New York. Intanto in autunno, l’Istituto di Cultura, ci anticipa il direttore, ospiterà una mostra collettiva con gli artisti vincitori di alcune delle precedenti edizioni.

Maurita Cardone

https://italianacademy.columbia.edu/premio-ny

New York // fino al 3 luglio 2019
Premio New York. Fatma Bucak e Antonio Fiorentino
ISTITUTO ITALIANO DI CULTURA
686 Park Avenue
https://iicnewyork.esteri.it/

Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati

Maurita Cardone

Maurita Cardone

Giornalista freelance, abruzzese di nascita e di carattere, eterna esploratrice, scrivo per passione e compulsione da quando ho memoria di me. Ho lavorato per Il Tempo, Il Sole 24 Ore, La Nuova Ecologia, QualEnergia, L'Indro. Dal 2011 New York è…

Scopri di più