Spirito e umanità. Sean Scully a Venezia
L’Abbazia di San Giorgio Maggiore, a Venezia, ospita, fino al 13 ottobre 2019, l’intervento site specific di Sean Scully. Un percorso a colori tra dimensione spirituale e fisica.
La ratio sottesa al lavoro di Sean Scully (Dublino, 1945) risiede nella “libertà spirituale” che l’artista irlandese da sempre persegue con immutato e sincero slancio. È quanto emerge con luminosa chiarezza dalla mostra site specific realizzata da Scully nell’Abbazia di San Giorgio Maggiore, a Venezia. Un coinvolgimento totale di tutti gli spazi, interni ed esterni: sculture, dipinti, acquarelli, sono ben quaranta le opere che abitano gli ambienti secolari così carichi di radiosa spiritualità mai scevra di dialogo e sempre pronta ad abbracciare l’umanità, pure nel complesso mondo contemporaneo.
La prima imponente opera in cui ci imbattiamo è Opulent Ascension, coloratissima scultura che ci riporta, con la mente, all’opera quasi omonima (Ascension) ma assolutamente antitetica, composta di grigio fumo, evanescente, che Anish Kapoor realizzò nel 2011, ponendola esattamente, come ora Scully, sotto la Cupola palladiana, simbolo di eternità e di ascensione all’infinito.
SPIRITUALITÀ E CORPO
Artista cosmopolita, dalla solida formazione accademico-universitaria, stimato e pluripremiato, Sean Scully da molti anni va ripetendo: “Voglio mettere in scena il viaggio dalla dimensione spirituale a quella fisica e viceversa”. Solo apparentemente scontata, in realtà questa affermazione costituisce il principio fondativo della sua intera attività artistica.
Ne è un fulgido esempio l’opera Illumiated Manuscript, esposta nel badalone del Coro maggiore, proprio dietro l’altare. Essa è frutto e sintesi degli otto mesi trascorsi da Scully a studiare i manoscritti miniati custoditi nella Basilica, in coerenza con la Regola benedettina e il suo principio cardine: Ora et Labora.
Interessanti pure tutte le altre opere, collocate negli ambienti attigui alla Basilica: dai bozzetti preparatori di Opulent Ascension ai dipinti della serie Landline, posti nello spazio denominato “Officina dell’Arte” che si trova giusto sotto la “Manica Lunga”, ora biblioteca d’arte, un tempo luogo di lavoro e di studio per i monaci amanuensi.
Spicca per originalità ideativa ed esecutiva il trittico Madonna, con cui Sean Scully conclude, a San Giorgio, il suo itinerario artistico e spirituale.
‒ Adriana Scalise
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