Risorgi-mente: residenza a Bussana Vecchia per (ri)formare una comunità artistica internazionale

Un gruppo di artisti ha lavorato per 40 giorni nei luoghi della provincia di Imperia, la cui storia è segnata da un terremoto devastante. Una residenza per risorgere attraverso l’arte

MADRE è un collettivo di artisti con un obiettivo consolidato: agire su località periferiche, lontane dai riflettori dei grandi centri artistici, sperimentando nuovi linguaggi. È quello che è successo a Bussana Vecchia, un piccolo borgo medievale della provincia di Imperia, rimasto abbandonato per quasi settant’anni in seguito ad un violento terremoto che l’ha sconvolto nel 1887. Una città ferita quindi, in cui andare ad operare senza dare nulla per scontato. Il progetto è stato curato da Marco Colombo e ha visto la partecipazione degli artisti: Alberto Antonio Foresta, Antonio Pipolo, Brutto, Daniela Frongia, Daniele Gregorini, Erika Vitale, Francesco Falace, Gerardo Rosato, Giordano Quaresima, Giuseppe De Gregorio, Lia Bassetto, Luca Grossi, Nazareno De Santis, Nicola Amato, Riccardo Angelini, Samuele Mollo, Simone Scardino. Abbiamo chiesto al curatore i dettagli del progetto in questa intervista.

Come nasce il Collettivo Madre?
MADRE è un’associazione no profit nata con lo scopo di prendersi cura di artisti emergenti e creare per essi centri di relazione, restituendo la dimensione comunitaria della vita artistica come fulcro di dibattito e di cambiamento sociale.

Quali sono i suoi obiettivi?
Attraverso la costruzione di progetti curati e nuove produzioni, MADRE ambisce a ricreare una dimensione in cui gli artisti, durante il loro processo di crescita, possano maturare l’esperienza necessaria per relazionarsi con un contesto artistico professionale più ampio.

Com’è nato il progetto di Bussana Vecchia?
Il progetto nasce dall’incontro di due necessità: da un lato quella del Collettivo Madre di trovare un luogo in grado di accogliere un progetto di residenza artistica volta alla produzione di opere site specific e frutto del rapporto con la comunità ed il contesto urbano; dall’altro l’urgenza della comunità bussanese di risvegliare e riattivare una pratica artistica da troppo tempo assopita, riaffermando l’identità del paese che necessita ora più che mai di essere protetta e curata.

Qual è la sua finalità?
Risorgi-mente nasce con l’intento di creare aggregazione, momenti di confronto e discussione sui temi dell’arte contemporanea, sulla tutela dei borghi storici del nostro paese e sulla situazione politica che tutt’oggi vede protagonista Bussana Vecchia.

Cosa ha significato per voi operare in questo luogo?
Il contesto che il villaggio e i suoi abitanti offrono è ricco di memoria storica e artistica, un’eredità degna di rispetto e comprensione ma altresì desiderosa e meritevole di ricevere nuova linfa, per dare continuità a ciò che ha permesso al villaggio di divenire ed essere riconosciuto internazionalmente come comunità di artisti.

Cioè?
La trasmissione del sapere e il confronto diretto tra generazioni distanti hanno rappresentato il punto di partenza e tracciato la strada agli interventi degli artisti, tradotti in installazioni permanenti o effimere che parlano il linguaggio della nostra contemporaneità. Infine, attraverso questa esperienza, attraverso il dialogo con i membri storici della comunità, siamo entrati in contatto con quella che potremmo definire una dimensione di perfetta simbiosi tra arte e vita.

Qual è la storia di Bussana Vecchia?
Bussana Vecchia è stata una comunità artistica internazionale attiva fino ad una decina di anni fa. Oggi, sia per l’età degli artisti residenti, sia a causa della lotta continua con il Demanio che ha verosimilmente sfiancato gli animi e ristretto il campo di azione ed espressione, questa possibilità può esistere a patto che l’eredità intellettuale custodita dai “padri” venga donata ai “figli”, trasmessa e affidata per poi essere reinterpretata così da garantirne la sopravvivenza. 

Cosa ne avete tratto?
Il paese si conferma una realtà in cui gli artisti possono trovare spazi estremamente ispiratori ma deve dimostrarsi ospitale e attenta nei confronti di coloro che operano professionalmente nel mondo dell’arte.

In che modo c’è stato il coinvolgimento della cittadinanza?
Risorgi-mente ha assunto come orizzonte la sfera delle interazioni umane ed il suo contesto sociale, offrendosi come territorio da percorrere, aperto verso la critica. La partecipazione è avvenuta in modi e tempi differenti, ma spontanei.

Ad esempio?
Nel paese esiste un delicato ecosistema relazionale al quale abbiamo avuto accesso attraverso l’Associazione Laboratorio Aperto che si propone di coordinare le iniziative artistiche esterne ed interne al villaggio.

Che cos’è?
Laboratorio Aperto è espressione della parte di residenti storici più esposta a livello istituzionale e ciò ha probabilmente determinato in loro una maggiore difficoltà nell’approcciarsi a progetti che possono essere vissuti come innovativi e che lavorano sullo spostamento della percezione della realtà consolidata, sull’instillazione del dubbio, sulla rottura dello status quo.

Puoi spiegarci meglio?
Dopo una prima fase di confronto esclusivo con i referenti dell’associazione, altre componenti della cittadinanza si sono interessate e avvicinate al Collettivo, comprendendone forse più profondamente gli intenti e le modalità di lavoro. Lo scoglio più complesso da superare per noi, e che abbiamo fatto fatica a riconoscere in principio, è stato pensare di poter lavorare su un intero villaggio facendo riferimento solo sui tre membri di Laboratorio Aperto, quando gli interventi avrebbero dovuto essere condivisi anche con le altre componenti della comunità. Ciò ha messo in luce, d’altra parte, la scomparsa da Bussana Vecchia di una dimensione puramente pubblica che forse è una delle contraddizioni che possono essere rimproverate al paese. 

Chi ha risposto meglio al progetto?
La nuova generazione di Bussana è quella che ha accolto con più entusiasmo la visione che il Collettivo Madre ha proposto e a cui intende fortemente dare seguito attraverso l’impegno in una pratica artistica costante, già a partire dal mese di agosto.

Le opere rimarranno in modo permanente?
L’intento del progetto è che le opere realizzate rimangano in modo permanente. Tuttavia, siamo consapevoli che ci si debba rapportare con diverse visioni, anche inattese, che determinano che il destino delle opere rimanga fondamentalmente nelle mani degli abitanti del luogo.

Puoi fare qualche esempio di opera site specific prodotta a seguito della residenza?
L’oratorio della chiesa di San Giovanni Battista ospita il lavoro dell’artista cilentano Antonio Pipolo, una struttura sospesa che ricorda un nido, realizzata interamente intrecciando i rovi disboscati che infestavano la chiesa prima del suo arrivo. Il lavoro è stato ulteriormente dotato di luce, restituendo allo spazio dignità e rendendo giustizia alle sue potenzialità aggregative.

Pensate di replicare questa esperienza (artistica e sociale) in altri luoghi simili?
Assolutamente sì, ci siamo proposti di individuare altri luoghi in Italia e all’estero, con caratteristiche simili, per dare continuità al progetto e ridare vita a luoghi culturalmente elevati, ma dimenticati nel tempo. Le residenze d’artista rappresentano un momento fondamentale nella conoscenza dell’artista stesso e del suo modo di lavorare, permettendo di seguire dal principio il processo in cui si dà forma al pensiero creativo.

  Giulia Ronchi

www.collettivomadre.com

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Giulia Ronchi

Giulia Ronchi

Giulia Ronchi è nata a Pesaro nel 1991. È laureata in Scienze dei Beni Culturali all’Università Cattolica di Milano e in Visual Cultures e Pratiche curatoriali presso l’Accademia di Brera. È stata tra i fondatori del gruppo curatoriale OUT44, organizzando…

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