Pablo Picasso e Alexander Calder. In dialogo a Parigi
Fino al 25 agosto, al Musée National Picasso di Parigi (e dal 23 settembre al 2 febbraio 2020 al Museo Picasso di Malaga) va in scena l’intrigante parallelismo tra due maestri del Novecento, Picasso e Calder.
Il tema centrale della mostra, il leitmotiv che accompagna tutte le opere esposte, è come catturare il vuoto, ovvero come Pablo Picasso (Malaga, 1881 ‒ Mougins, 1973) e Alexander Calder (Philadelphia, 1898 ‒ New York, 1976) abbiano affrontato il tema del non-spazio: Calder con curiosità e ambizione intellettuale, mobilitando nuove forze che sfidano i limiti dimensionali; Picasso, invece, più intimamente, abolendo qualsiasi confine tra l’autore e il suo soggetto.
La rassegna, curata dai nipoti degli artisti, Alexander S.C. Rower e Bernard Ruiz-Picasso, in collaborazione con Laurent Le Bon, presidente del Musée Picasso, si apre con i ritratti dei due, fotografati da Man Ray intorno al 1930, e subito appare chiaro che, nonostante i 17 anni di differenza, l’ambiente intellettuale nel quale si muovono Picasso e Calder è il medesimo. E la prima delle dodici sezioni in cui è suddivisa la mostra lo chiarisce immediatamente: Figure, 1928, uno dei progetti per il monumento ad Apollinaire commissionato a Picasso nel 1921, una maquette in fil di ferro e tela, fu rifiutato dal Comitato Apollinaire come numerose altre proposte di Picasso. L’opera è l’interpretazione delle parole di Apollinaire estrapolate dalla raccolta Il poeta assassinato: “Una profonda statua nel nulla, come la poesia e come la gloria”. Al soffitto è invece appeso un esempio di ciò che Duchamp per primo battezzò “mobile”, il tratto distintivo di Calder: una variazione del 1937 sulla sfera, rappresentazione bidimensionale di un oggetto tridimensionale, uno spazio vuoto che gioca con le ombre sul muro di fronte.
Attraverso le sezioni successive ‒ Catturare il vuoto, Disegnare nello spazio, Vuoto e pieno, In sospensione, Scolpire il vuoto, Nell’atelier, Vanità, Fare e disfare, La gravità e la grazia, Tagliare e piegare e La grande velocità ‒ il parallelismo tra le opere di Picasso e quelle di Calder mette in campo una questione che non è più solo relativa ai due artisti, ma, come sottolinea il critico Donatien Grau in catalogo, “è la grande questione dell’arte moderna: l’astrazione”.
Oltre ai numerosissimi mobile, sono esposti anche alcuni dipinti di Calder come My Shop, 1955, olio su tela apparentemente incompleto, ma firmato e datato, che ritrae il suo studio e che ben esemplifica l’idea di non finito che permea tutta la sua produzione. Nella stessa sezione è esposto L’Atelier de la Californie, 1956, che ritrae lo studio di Picasso presso la villa La Californie a Cannes, dove egli visse dal 1955 al 1961; il soggetto non è nuovo per Picasso, che spesso immortalò i suoi atelier ingombri di oggetti e di opere, ma in questo particolare olio su tela lo spazio è quasi vuoto, soltanto le linee moresche della casa sono riconoscibili e lo spazio sembra più un luogo intimo e mentale che reale.
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Il concetto di astrazione è qui legato indissolubilmente alla nozione della gravità o, come brillantemente tratteggiato in una delle ultime sezioni della mostra, di gravità e grazia. In mostra da un lato la scultura di Picasso Petite fille sautant à la corde, 1950, con il commento di Françoise Gilot e Carlton Lake, dal libro Life with Picasso: “Pablo aveva sempre voluto realizzare una scultura che non toccasse il suolo”. Di fronte le maquette in bronzo On One Knee, Tightrope Worker e Dancer del 1944, che Calder presentò a un concorso internazionale. Le opere avrebbero dovuto essere in calcestruzzo di grandissime dimensioni (dai 9 ai 12 metri d’altezza) e, soprattutto, sospese – pericolosamente – su una piazza gremita di pedoni.
La mostra al Musée Picasso, grazie al percorso che si snoda attraverso 120 opere, permette di conoscere meglio e più intimamente l’immensa produzione di due pilastri del XX secolo come Picasso e Calder, mettendo in luce le loro – a volte inaspettate – connessioni.
‒ Emanuela Bernascone
Parigi // fino al 25 agosto 2019 Calder-Picasso
MUSÉE PICASSO
5 rue de Thorigny www.museepicassoparis.fr
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Emanuela Bernascone
Emanuela Bernascone è giornalista pubblicista e lavora nella comunicazione da più di due decadi. Inizialmente Capo Ufficio Stampa della Fondazione Italiana per la Fotografia, da quando, nel 2005, ha fondato la propria agenzia collabora con autorevoli realtà pubbliche e private…