La nuova politica culturale di Firenze. Intervista a Tommaso Sacchi
Neo Assessore alla Cultura, moda e design della Giunta Nardella, Sacchi delinea le linee guida della sua azione. Annunciando per il 2020 l’edizione pilota di un festival dedicato alla “cultura del progettare” a Firenze, nel quale saranno coinvolte la Triennale di Milano e alcune istituzioni locali.
Oltre all’Estate Fiorentina 2019, quali sono i dossier urgenti sul tavolo del neo Assessore alla Cultura, moda e design della città?
In questi giorni ho due dossier importanti sul tavolo: il Forte Belvedere e il Museo Novecento, in relazione al contesto di Piazza Santa Maria Novella. Sto lavorando al progetto Forte tutto l’anno, ovvero l’apertura del Forte di Belvedere anche d’inverno e non solo in occasione delle mostre estive, come accade da cinque anni a questa parte.
Ormai il Forte è “vostro”?
Da pochi mesi, grazie a un accordo con Demanio e Sovrintendenza, siamo entrati nella piena proprietà del monumento e la nostra intenzione è quella di valorizzarlo ulteriormente, facendolo vivere come polo e centro di produzione culturale. Un polo che deve appunto non essere dimenticato durante i mesi freddi, ma aperto per iniziative anche all’interno, nella Palazzina.
Torniamo a Piazza Santa Maria Novella…
Per quanto riguarda il Museo Novecento e la sua piazza, sto ragionando con il direttore e con chi abita la piazza in un’ottica ulteriore di valorizzazione del nostro museo, che già ha vissuto recentemente alcune stagioni importanti.
Sarà assai strategico avere una eccellente parte di ristorazione a fungere da richiamo visivo…
Beh la caffetteria con accesso diretto dalla piazza sarà un tassello di questa rinascita.
Il tuo precedente incarico di capo segreteria della Cultura del Comune di Firenze, e in particolare il ruolo di curatore dell’Estate Fiorentina, ti ha permesso di conoscere da vicino la fitta rete di associazioni del settore culturale di Firenze. Tuttavia, proprio alla luce della precedente esperienza, in quali ambiti la città dimostra maggiore vulnerabilità o, a tuo avviso, risulta ancora poco competitiva?
Il lavoro che ho svolto in questi anni mi ha permesso di conoscere a fondo uno dei principali punti di forza della città, ovvero decine e decine di associazioni, cooperative, enti, realtà che operano nel mondo della cultura e che riescono a dare vita a iniziative e appuntamenti di qualità per un pubblico trasversale e variegato. Oserei dire che Firenze è una sorta di “capitale naturale del terzo settore”, sicuramente nella cultura ma anche in ambiti diversi legati al mondo della solidarietà e del sociale. Una città nella quale si ribalta continuamente la piramide: a volte le protagoniste sono le grandi istituzioni, a volte, al contrario, sono le realtà indipendenti a dare vita alle manifestazioni più interessanti. Questa continua alternanza è “ossigeno puro” per la nostra città. Il modello Estate Fiorentina, negli ultimi anni, ha rappresentato la legittimazione di questi processi. Se devo segnalare una criticità, mi piacerebbe che, ancora di più di quanto fatto in questi anni, ci fosse la possibilità di lavorare insieme mettendo a sistema la ricchezza umana e creativa che fa parte del DNA di Firenze. Penso a progetti come Secret Florence, Strings City, il Maggio diffuso, impensabili solo fino a poco tempo fa. Vogliamo proseguire con sempre maggior convinzione su questa strada.
Concentriamoci sui luoghi della produzione e fruizione culturale in città. Come procederà il percorso di valorizzazione delle periferie e di estensione dei progetti culturali, oltre il centro storico? Quali altri spazi di proprietà del Comune potrebbero essere riattivati?
Partiamo da un concetto importante, che sta alla base della relazione tra centro e periferie in città: a Firenze esistono “quartieri” e non esiste il concetto canonico di periferia urbana. Se guardiamo in pianta la nostra città, troviamo un’alternanza continua di “periferie” verdi e collinari e periferie più popolose e “cementizie”. Per questo è più corretto parlare di quartieri non centrali. A ogni modo continueremo a batterci per portare la cultura ovunque, non solo nel centro storico. Del resto anche questo è stato uno dei leitmotiv dei cinque anni passati. Si pensi solo al fatto che chi propone iniziative in periferia nei nostri bandi riceve un maggiore punteggio e quindi più risorse. Quanto alla rigenerazione urbana in relazione alla cultura, cito due esempi: la Manifattura Tabacchi sta vivendo una nuova vita e, in attesa di procedere verso la completa riqualificazione, vive di eventi, residenze per artisti, mostre, musiche dal mondo; le Cascine si stanno trasformando in un nuovo, verde, amplissimo polo culturale della città, grazie a soggetti come Fabbrica Europa e Virgilio Sieni, che hanno portato proprio nel Parco la loro sede. Per il prossimo anno vogliamo rilanciare anche l’anfiteatro, troppo a lungo trascurato, eppure un luogo di indiscutibile fascino.
Cosa puoi anticiparci in merito al futuro del complesso di Sant’Orsola [si tratta di un complesso, risultato di una serie di interventi succedutisi a partire dal Trecento, che occupa una vasta area del centralissimo quartiere San Lorenzo; il progetto di recupero è stato delineato attraverso un percorso di partecipazione con la cittadinanza, N.d.R.]?
Per il complesso di Sant’Orsola non arretriamo di un millimetro rispetto alla nostra posizione: l’ex monastero, incastonato in uno dei quartieri più centrali di Firenze, dovrà mantenere tra le sue funzioni quella di luogo culturale, valorizzatore dell’artigianato di qualità. Stiamo lavorando, con la Città Metropolitana, per le soluzioni più idonee. Ho incontrato, anche di recente, i comitati per la riqualifica di Sant’Orsola, ribadendo quanto ho detto in merito al ruolo e le funzioni di questo importante edificio nel cuore della città.
Museo del Novecento e Palazzo Strozzi: quale sarà l’impegno del Comune su questi due distinti fronti? Tra l’altro, si sta concretizzando il processo di vera e propria fusione del Museo Novecento con il Forte Belvedere…
Il contemporaneo è una questione cruciale per Firenze, segno distintivo delle politiche culturali di questi anni. Su questo vogliamo continuare a investire: la nostra città, culla del Rinascimento per antonomasia, deve logicamente lavorare di più e meglio di tante altre per affermare questa anima legata all’arte e alla cultura del nostro tempo. Palazzo Strozzi è un luogo di riferimento straordinario, sia per l’arte storica, e lo dimostra la grande mostra dedicata a Verrocchio, Maestro di Leonardo (ancora aperta fino al 14 luglio), che per il contemporaneo, su cui punterà per le nuove mostre dell’anno prossimo. Il Museo Novecento sta vivendo una stagione positiva e i dati di accesso sono più confortanti. Da parte nostra, a partire da questa stagione Museo Novecento e Forte di Belvedere avranno un’unica direzione artistica, per rendere più omogenee le scelte e accrescere la competitività e l’attrattività di queste due strutture. Una sorta di continuo scambio tra il dentro e il fuori: tra museo e parco di arte pubblica.
“La nostra città si candida a organizzare due grandi festival dedicati al mondo dell’architettura e a quello del libro e della lettura“. Questo è uno dei punti inclusi nel programma elettorale del sindaco Nardella. Dunque, cosa possiamo aspettarci per il prossimo futuro?
Per quanto riguarda la letteratura, ricordo che da alcuni anni Firenze è sede del Festival degli scrittori, lungimirante iniziativa di Beatrice Monti della Corte che così tramanda l’eredità del marito Gregor Von Rezzori, e della giovane Città dei lettori, nata da un paio d’anni e già occupa un ruolo nella mappa nazionale dei festival del libro. Sono due appuntamenti di qualità, che si aggiungono anche ad altri momenti rilevanti legati alla promozione della lettura, come per esempio le tappe dei premi Strega e Campiello. Per questo mi sembra naturale che Firenze diventi sede di un festival dedicato ai libri e alla cultura letteraria, che possa essere un momento importante per la città, come avviene per Pitti durante le settimane fiorentine della moda. L’obiettivo non è certamente quello di competere con Torino, ma creare un appuntamento nuovo che abbia anche un valore aggiunto, ovvero la bellezza e la suggestione proprie della nostra città. Incontrerò presto i miei colleghi assessori di Milano, Torino, Bologna per proporre un coordinamento anche su questo.
E sul fronte architettonico?
Per quanto riguarda l’architettura, proprio con Milano stiamo pensando a un grande festival internazionale che porti a Firenze i nomi più influenti per conferenze, lezioni, appuntamenti coinvolgenti anche per i non addetti ai lavori. Immagino un appuntamento internazionale che metta al centro la “cultura del progettare”. Siamo già al lavoro per l’edizione pilota il prossimo anno e il titolo, nato da un’idea dell’architetto Stefano Boeri, potrebbe essere Fire-Mi, che gioca con i nomi delle due città, Firenze e Milano. Proprio la Triennale di Milano sarà uno degli attori principali insieme alle nostre istituzioni cittadine. Sogno Richard Sennett che parla di città alla Palazzina Reale o Boeri e Gilles Clément che parlano di forestazione urbana nel cuore delle Cascine. Ecco, ho in mente questo.
Come immagini Firenze tra cinque anni? Qual è la traiettoria che il neo Assessore intende seguire?
Giorgio La Pira parlava di Firenze definendola la “città sul monte”. Firenze sta vivendo un momento molto positivo. A noi il compito di portarla “sul monte”.
‒ Valentina Silvestrini
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