Il cinema in posa
IL CINEMA IN POSA negli scatti della Fototeca dei
Civici Musei di Storia ed Arte di Trieste.
Comunicato stampa
Venerdì 26 luglio alle ore 17.00, presso la Sala Selva di Palazzo Gopcevich, in via Rossini 4 a Trieste, avrà luogo l’inaugurazione della mostra IL CINEMA IN POSA negli scatti della Fototeca dei Civici Musei di Storia ed Arte di Trieste, che rimarrà aperta fino al 13 ottobre 2018 con i seguenti orari: da martedì a domenica, 10-17, lunedì chiuso.
La mostra, ideata e realizzata dai Civici Musei di Storia ed Arte, con la direzione di Laura Carlini Fanfogna, direttore del Servizio Musei e Biblioteche, a cura di Claudia Colecchia, responsabile della Fototeca e delle Biblioteche dei Civici Musei di Storia ed Arte, propone un percorso narrativo per vedere il cinema a Trieste, e non solo, dal secondo dopoguerra alla prima metà degli anni Sessanta.
Una ricognizione sistematica dei fondi custoditi in Fototeca di Adriano de Rota e Ugo Borsatti, di proprietà della Fondazione CRTrieste e qui depositati, di Giornalfoto e dell’Archivio Comunale, incrociata con lo studio di altre fonti documentali e bibliografiche coeve, consente di raccontare il mondo del cinema. I fotografi documentano con continuità la frequentazione dei triestini, rendendo omaggio, attraverso la memoria visiva, a quella moltitudine di luoghi che oggi non esiste più come il cinema Fenice, l’Excelsior o l’Alabarda perché trasformati in garage, palestre, supermercati o negozi.
I professionisti immortalano i volti noti di Trieste: Fulvia Franco, Federica Ranchi, Mario Valdemarin, Gianni Garko o Elio Ardan ma anche attori come Claudia Cardinale, Vittorio Gassman, Alberto Sordi, Silvana Mangano e Sophia Loren, i critici Tullio Kezich e Tino Ranieri e i registi Mario Bolognini, Vittorio De Sica, Federico Fellini, Mario Monicelli, Dino Risi. La fotografia non dimentica le anonime presenze di chi lavora nel mondo del cinema in perenni coni d’ombra: una moltitudine silenziosa e operosa composta da bigliettaie, maschere, pulitrici, parrucchiere, comparse e assistenti. Un’umanità silente che la fotografia salva dall’amnesia storica.
Gli scatti, talvolta aneddotici, allusivi, retorici, alcuni dotati di grande sapienza compositiva e intelligenza nel cogliere le sfumature della luce, ci lasciano un’illustrazione puntuale del complesso mondo di celluloide.
Il fotografo cattura, curioso, le emozioni, i volti, i cappellini, gli abiti del pubblico al cinema. I ruminatori di lupini come li chiama Tino Ranieri, poi ruminatori di popcorn. Un pubblico assolutamente simile a quello immortalato nel resto d’Italia, tutto teso verso un processo di modernizzazione sotto molteplici profili. La fotografia restituisce appieno l’agognata ricerca di una nuova identità individuale e collettiva.
La matrice linguistica di Adriano de Rota, Ugo Borsatti e dell’agenzia Giornalfoto risente dell’esperienza del cinema neorealista, raccontando senza orpelli e artifizi la Trieste di quegli anni. Il racconto dell’uomo e delle sue relazioni con il contesto sociale ed economico in cui vive non consente di affermare che siamo di fronte a fotografi neorealisti tout court, tuttavia è palese la qualità dell’aria respirata, la pregnanza della contaminazione culturale.
Anch’essi registi di scena, in grado di catturare istanti che diventano magici, grazie a un’abilità che non si estrinseca solo nel merito di trovarsi nel posto giusto al momento giusto, ma come amava ripetere instancabilmente de Rota ai suoi assistenti, nella capacità di fermare sul positivo ciò che la mente ha già visto.
Traslando da Kezich, non fiori di celluloide, ma fiori d’argento, proiezioni estetiche di luce e ombra che fissano per sempre ciò che va custodito per essere preservato, guardato, interrogato, di contrasto all’assenza.
Il percorso espositivo/narrativo propone una selezione delle sale ospitanti, dei film, degli attori, dei critici e dei registi, nonché dei consumatori, come documentati in Fototeca: itinerario indotto dai fotografi, veri protagonisti del percorso visivo e insostituibili compagni di viaggio. A corredo dell'esposizione, sono proposti documenti e preziosi cimeli provenienti dal Civico Museo della Guerra per la Pace “Diego de Henriquez”, dal Civico Museo Teatrale “Carlo Schmidl”, dall’Archivio Generale del Comune di Trieste e interviste che fanno riemergere ricordi personali e collettivi.
La mostra prevede un calendario di visite guidate:
Mercoledì 21 agosto 2019 ore 16.00
Mercoledì 4 settembre 2019 ore 16.00
Mercoledì 18 settembre 2019 ore 16.00
Mercoledì 2 ottobre 2019 ore 16.00
Mercoledì 9 ottobre 2019 ore 16.00
Sabato 12 ottobre 2019 ore 16.00