Gli scatti di vetro di Ingar Krauss. A Milano
Gaggenau DesignElementi Hub, Milano – fino al 13 settembre 2019. Lastre e dischi di vetro, in precario equilibrio, negli scatti in bianco e nero di Ingar Krauss. Protagonista è la luce, in un gioco di contaminazione tra pittura e fotografia.
Al Gaggenau DesignElementi Hub è in mostra la serie Vitreus di Ingar Krauss (Berlino, 1965), fotografo tedesco, cresciuto a Berlino Est, conosciuto per ritratti di adolescenti con vite difficili nelle varie istituzioni per minori in Russia e per le sue monumentali nature morte.
Per il progetto In-Material il curatore Sabino Maria Frassà sceglie, invece, il ciclo di scatti dedicato al vetro, in cui la luce, oltre a farsi materia, diventa protagonista e artefice. A renderla tale contribuisce anche la particolare tecnica utilizzata dall’artista, quella della velatura. Non si tratta, infatti, di semplici istantanee, ma di fotografie in bianco e nero trattate attraverso un’emulsione a base di olio e cera che Ingar Krauss stende manualmente.
PITTURA O FOTOGRAFIA?
Non è qualcosa di nuovo nella storia della fotografia, il ricordo va agli esordi, a quella corrente detta Pittorialismo in cui la superficie fotografica veniva trattata pittoricamente quasi per una sorta di competizione con la nobile arte.
Sono molte le suggestioni rievocate dalle immagini, l’attenzione alla luminosità, in particolare, richiama la pittura a olio olandese, capace di imbrigliare la luce nel colore rendendo il senso di profondità. I venti scatti disposti tra le superfici lucenti degli arredi di Gaggenau immortalano lastre, specchi, dischi di vetro disposti secondo un precario equilibrio, che innescano un gioco di riflessi. Come accadeva per gli still life, anche in questo caso il processo fotografico è anticipato da un lungo lavoro di preparazione come la predisposizione di “teatrini” in cui gli oggetti, in questo caso lastre, vengono disposti e rivelati dalla luce che ne accarezza le superfici. Un’attenzione architettonica prevale ancor di più in queste composizioni, nelle quali l’elemento fiabesco delle nature morte lascia spazio a un’estetica razionalista che appartiene al vissuto culturale di Ingar Krauss.
OLTRE IL TEMPO
In alcuni scatti il distacco dalla natura morta non è così netto, sembra quasi di essere di fronte a dei Picasso o Braque nella fase del Cubismo analitico, con quella gamma di colori ridotta al minimo. Senza tempo appaiono dunque questi scatti, in cui l’immediatezza del mezzo fotografico lascia spazio alla permanenza, alla ricerca di un significato che travalichi il tempo, di un senso profondo, risultato di una lunga ricerca o di una lunga attesa.
Il complesso procedimento messo in atto da Krauss, sembra una riflessione sulla fotografia, condotta attraverso una messa in discussione della riproducibilità diretta e fedele della realtà, alterando la percezione, mescolando linguaggio pittorico e fotografico.
‒ Antonella Palladino
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