Historiae #0
Mostra collettiva
Comunicato stampa
Qui, in questo imbuto del mondo viviamo, ci agitiamo, a volte moriamo, spesso si direbbe.
Qui ci siamo incrociati, salutati, andati in malora, ma qui siamo andati anche in Gloria: andiamo.
Amici corpi, fantasmi, il resto siamo stati Qui, in questi spazi ancestrali, siderali: agitiamo le mani, salutiamo tutti - al mondo - come quando si parte su una nave, o in una zattera siamo.
Qui cantiamo mottetti sacri e profani, celestiali e a volte volgari, e brindiamo sorridenti e senza denti.
E così che desideriamo annaspare la malia, la smania di capire che mondo siamo, siamo stati e saremo, sarai Tu che ci vedrai da lontano, con la mano svuotata di muscoli e pelle, salutati.
Qui, una sera dell’anno, ci siamo baciati, sposati, amati, traditi: intorno era Historiae: flusso ininterrotto di una festa serale, a parole, a immagini, al disegno votati, colorati, strappati, deformati, mostri mostrati.
Qui, se stiamo silenziosi, possiamo ascoltare, poetare con la polvere e il sole.
Historiae è stato come un lampo, venuto in un momento di festa con amici, vecchi e nuovi, dopo racconti di vita trascorsa, antica, e auspicata, nuova. Nella serata abbiamo raccolto momenti che, ci stupivamo, si sono resi indimenticabili, che raccontavano di azzardi, di voli e a volte epifanie che ci hanno fatto resistere come artisti, e tutto è accaduto senza pudore dei successi e delle cadute. Infine, ci siamo scoperti pieni, inzuppati di piccole storie che, però, durante quella serata, comprendevamo, formavano una storia, radicata in un luogo, in una isola cosmo. Historiae è così un cumulo di vite che vanno avanti grazie alla memoria, alle storie piccole e grandi, che si muovono ancora, si dilatano ornando tutto il tempo, passato e futuro. L’idea così m’è sbocciata in modo naturale, semplicemente ricordando alcuni versi di Macchina di Antonella Anedda:
MACCHINA
Le dita sulla tastiera del computer schioccano
– solo più leggermente –
come un tempo la macchina per scrivere.
Era bello quel nome: macchina, ancora meglio
quando senza la c ritorna machina.
Impalcatura per un dio o un assedio,
ariete per abbattere le mura.
Rimandava a un arto di ferro, un ordigno
e un artiglio che ubbidiva al cervello.
Eppure non ha senso
rimpiangere il passato,
provare nostalgia per quello che
crediamo di essere stati.
Ogni sette anni si rinnovano le cellule:
adesso siamo chi non eravamo.
Anche vivendo – lo dimentichiamo –
restiamo in carica per poco.
Ho pensato così di donare il libro di Anedda agli amici artisti in modo da impostare un progetto complesso intitolato Historiae perché non c’è titolo migliore per raccontarci, e raccontarci poi dove tutto è cominciato, in una terra unica, metafora di mondo, del suo centro, senza più metafora però, perché con Historiae noi siamo Mondo, siamo in centro.
Gli artisti di questa prima edizione sono:
Giuseppe Armenia, Giovanni Blanco, Aldo Taranto, Ettore Pinelli, Sandra Rizza, Mela Salemi, Francesco Lauretta, Sebastiano Mortellaro, Filippo Leonardi, Francesco Rinzivillo, Piero Roccasalvo Rub, Concetta Modica & Carmine Andrè Catacchio, Daniele Cascone.
Ogni artista, in breve, è tenuto a pensare a un progetto per contribuire a mettere in moto Historiae, il libro di poesia di Antonella Anedda è, come dire, un appiglio suggestivo per cominciare, mi son detto. Inoltre, mi preme segnalare, Historiae è una mostra a cura di tutti gli artisti partecipanti: questo per segnalare una responsabilità e presa di coscienza precisa: come a formulare un punto e riappropriamento di storie di artisti che partecipano alla formazione, rifondazione di una nuova Historiae.
La mostra non è una collettiva, non vuole esserlo: è fondamento. Il luogo designato è l’ex macello di Ispica che si trova all’esordio della Cava di Ispica.
Francesco Lauretta, 5 gennaio 2019
Historiae #0
a cura degli artisti invitati
Giuseppe Armenia, Giovanni Blanco, Aldo Taranto, Ettore Pinelli, Sandra Rizza, Mela Salemi, Francesco Lauretta, Sebastiano Mortellaro, Filippo Leonardi, Francesco Rinzivillo, Piero Roccasalvo Rub, Concetta Modica & Carmine Andrè Catacchio, Daniele Cascone.