Il doppio volto di Luca Signorelli in mostra a Roma
Musei Capitolini-Palazzo Caffarelli, Roma – fino al 3 novembre 2019. Uno dei protagonisti del Rinascimento italiano, che fu al centro di aspre polemiche e dibattiti nel corso del Novecento. In bilico tra successi e fallimenti, fu precursore di Michelangelo. Luca Signorelli è in mostra a Roma
L’incontro con Luca Signorelli (Cortona, 1450 ca. – 1523 ca.) si rivela fin dall’inizio velato dall’aspetto del doppio. Due diversi ritratti, entrambi ottocenteschi, testimoniano la strana vicenda legata alle vere sembianze dell’artista. Pietro Pierantoni ritrae Signorelli secondo l’immagine che apriva la biografia a lui dedicata da Giorgio Vasari, mentre lo scultore purista Tenerani sceglie come modello l’autoritratto all’interno della Cappella di San Brizio a Orvieto. Un doppio volto, causato da un incomprensibile errore del Vasari.
TRA ROVINE CRISTIANE E PAGANE
Questo tratto enigmatico avvolge la figura di Signorelli, capace di celebrare il Dio Pan come la Vergine, immerso in quella cultura neoplatonica in cui il profano veniva riletto alla luce dei valori cristiani. Nei suoi dipinti compaiono infatti le antiche vestigia romane, dalle rovine e sculture classiche alle chiese cristiane testimoni di quella Renovatio Urbis portata avanti dal papa-re Sisto IV, che l’aveva chiamato a Roma per decorare la Cappella Sistina. Le opere di Signorelli – dal Martirio di San Sebastiano, recentemente restaurato, al Battesimo di Arcevia e al Tondo di Monaco – appaiono immersi in questo contesto ricreato attraverso la riproposizione di vedute di Roma, come la miniatura Varia di Torino, celebri sculture come lo Spinario, già citato da Brunelleschi, che ritorna in ben due dipinti.
Emerge la forza inventiva di questo artista noto per i suoi “ignudi”, a volte troppo fisico, corporeo, considerato il precursore di Michelangelo. Riproposti in mostra anche gli affreschi sotto forma di pannelli retroilluminati della Cappella di San Brizio con il celebre Giudizio Universale. L’attenzione per la linea scattante e dinamica che definisce le muscolature dei corpi spingendosi oltre le pose aggraziate di Perugino o quelle statiche di Piero della Francesca, è capace anche di lasciar spazio all’immagine della maternità nelle tante versioni di Madonne con Bambino.
LA FAMA OSCURATA
Tutte le intuizioni da lui avute sono state recepite dai grandi della Terza Maniera che, giungendo a quella perfezione che forse intravide, ma non raggiunse, ne oscurarono la fama. Un esempio è fornito dalla “cena di lavoro” organizzata da Bramante a Roma, episodio ricordato nella mostra che rappresentò un grande smacco per Signorelli. Dopo gli accordi presi con il pontefice per affrescare l’appartamento papale, fu costretto per influenza dello stesso Bramante a lasciar il posto a Raffaello, che avrebbe realizzato le sue celebri Stanze. E sempre in bilico tra successo e fallimento, è stato al centro di aspre polemiche nel Novecento. La “Tegola” orvietana con il suo autoritratto, immagine simbolo della mostra del ’53 , ricorda le aspre polemiche di Roberto Longhi, che parlò di essa come di un falso ottocentesco, ennesima sottolineatura dell’identità sfuggente di questo artista.
La sua modernità fu comunque colta da artisti come Degas e Cézanne, colpiti dai nudi maschili. In mostra i Neofiti del novecentesco Corrado Cagli dimostrano l’importanza di quella capacità inventiva alla base di suggestioni e invenzioni che si sono trasmesse nel corso dei secoli.
– Antonella Palladino
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