L’Ikon Gallery dedica una mostra a Michael Stanley, morto suicida nel 2012. Le immagini

Golden Boy dell’arte contemporanea inglese, Stanley, scomparso a soli 37 anni, è protagonista di una retrospettiva alla Ikon Gallery di Birmingham.

Michael Stanley si uccise impiccandosi nel giardino di un amico, ad Oxford, il 21 settembre del 2012. Aveva 37 anni, una moglie artista (Carrie), tre figli. Dal “Guardian” al “Telegraph” fino ai giornali locali fu data notizia della tragica morte di una figura emergente del firmamento dell’arte inglese: giudice del Turner Prize, ex curatore dell’Ikon Gallery, attuale direttore del museo d’arte contemporanea di Oxford . 

CHI ERA MICHAEL STANLEY

In effetti Stanley aveva lavorato molto e molto era stimato. La sua ambizione non era tanto la conquista di un potere quanto la libertà di progettare l’arte secondo i suoi pensieri e i suoi molto personali metodi. Aveva cominciato la carriera a fine anni Novanta come artista realizzando, fin dai saggi finali dei suoi diplomi alla Ruskin School of Drawing and Fine Art di Oxford, piccoli film in Super8, metaforici e metafisici. E da artista aveva continuato a ragionare anche quando decise di passare dall’altra parte della barricata, in qualità di curatore, per restituire all’arte uno spazio nel sociale e agli artisti “l’opportunità di creare nuovi lavori fuori dal contesto delle gallerie” (parole sue).
Del resto al candore dei white cube, alla social life delle aste e delle fiere, al glamour delle milionarie gallerie londinesi e alla vita globe trotter da international curator, Stanley aveva sempre preferito il più rigido e discreto clima dell’Inghilterra del Nord e un lavoro sul territorio attento e puntuale che non lo rendeva forse una star, ma gli garantiva la stima, l’affetto, la collaborazione di colleghi e artisti che sentiva compagni della sua strada.

GLI ESORDI ARTISTICI

Era nato a Widnes, cittadina industriale del North England, da una cattolicissima famiglia working class che aveva creduto in lui e sostenuto i suoi studi artistici. E lì, nel 1997, aveva organizzato il primo capitolo della sua eccentrica e intelligente carriera: “Epilogue” ambizioso progetto per convincere un nutrito gruppo di artisti a realizzare lavori site specific, dentro la vecchia scuola d’arte destinata a demolizione, tutti consapevoli che nelle macerie anche le opere sarebbero rimaste sepolte. “Moriranno con l’edificio per restare nella memoria collettiva insieme alla memoria di questa scuola, perchè “Epilogue” non è solo una mostra ma è archeologica e antropologica esplorazione”, scrisse nella pubblicazione, a testimonianza dell’evento. Cominciò così e continuò così la missione di Michael Stanley. Sorretta da passione, entusiasmo, determinazione, accoglienza delle più coraggiose e ardite idee dei suoi artisti. 

LA MOSTRA ALLA IKON GALLERY

Quelli che poche settimane fa ne hanno pianto di nuovo la scomparsa, raccolti in un memorial all’Ikon Gallery, il puntuto e brillante gioiello d’arte contemporanea nel cuore di Birmingham dove Stanley aveva lavorato come curatore tra il 2002 e il 2004, e che ora gli dedica un omaggio attraverso artisti storici e contemporanei, quelli da lui più amati e quelli a lui più vicini. E ci sono: John Constable accanto a Jeremy Deller; Marcel Broodthaers ma anche Phillip Allen, Thomas Houseago e Anya Gallaccio, Susan Philipsz e Michael Sailstorfer, Langlands & Bell e Aleksandra Mir, Graham Sutherland insieme a Jenny Saville che gli deve la sua prima personale in un museo. E infine dall’Italia, Gilberto Zorio e Adrian Paci da Scutari con “Per Speculum”, bellissimo corto in 35mm dove un gruppo di bambini gioca nella natura del Northamptonshire tra riflessi e specchi, vero e falso, duplicazioni e frantumazioni dell’immagine. Tra quei bambini ci sono anche Lola e Jude, figli di Stanley.
The Aerodrome” ha titolato la mostra Jonathan Watkins direttore della galleria e curatore con David Austen e George Shaw di questo omaggio, in scena fino all’8 settembre. “Aerodrome” come il distopico romanzo di Rex Warner del 1941  che Stanley, voracissimo lettore di ogni cosa, preferiva tra tutto perché vedeva come un viatico lo scontro fra le inattaccabili certezze costruite dalla comunità di un villaggio e la solitudine eroica e cinica dell’eroe aviatore. Ricorda Watkins: “Michael era arrivato a Birmingham appena trentenne come curatore, quando io ero già direttore. E mi aveva immediatamente colpito la vitalità eccitante e intelligente di questo giovane uomo. Condividevamo molti interessi e soprattutto le implicazioni teoriche, pratiche e la radicalità dell’arte mostrata in spazi non artistici e in osmosi con i luoghi che accolgono la quotidianità degli uomini”. 

Michael Stanley

Michael Stanley

SOSTIENE JONATHAN WATKINS

Il saggio di Watkins (in un prezioso catalogo che raccoglie tante altre importanti testimonianze) trascende la biografia per diventare, con agile e catturante scrittura di un racconto, una bellissima riflessione sul rapporto fra arte e territorio, descrizione del pensiero e del lavoro oltre le luci della capitale, immagini di un’Inghilterra lontanissima dalla febbre di Mayfair e Soho e storia di un lavoro sulla contemporaneità meno conosciuto, più discreto eppure così profondo.
Che cosa ha allora ucciso la “joie de vivre” in Michael Stanley? Una malattia, risponde la moglie Carrie nel suo scritto, “un mostro cresciuto dentro di lui che ha disconnesso la sua mente, lo ha vinto e ci ha portato via la più bella e geniale anima che io abbia mai conosciuto, ma ringrazio l’Ikon per questa mostra- testamento di un uomo/ ragazzo che tanto ha significato nella vita di chiunque abbia avuto un contatto con lui, da permettergli nel ricordo, di brillare per sempre”.

Alessandra Mammì

 “The Aerodrome. An Exhibition dedicated to the memory of Michael Stanley” .
 Fino all’ 8 settembre 2019
Ikon Gallery
1 Oozells Square, Brindleyplace, Birmingham
https://www.ikon-gallery.org/

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