Creativi misteriosi. I 10 artisti contemporanei senza identità e volto
Non solo Banksy. Il mondo dell’arte contemporanea, anche negli ultimi anni, è pieno di creativi che per scelta hanno deciso di non rivelare la propria identità, il proprio volto e la propria età. Ecco una lista. Ovviamente incompleta.
Nascondere la propria identità: una pratica antica e recente allo stesso tempo, abusata, a volte, per far parlare di sé e accrescere un alone di mistero attorno alla propria figura e alla propria arte. Provocazione? Risentimento nei confronti di un mondo fin troppo basato sul mettersi in mostra? In realtà non si conoscono le reali motivazioni alla base della scelta di diventare invisibili e sulla bocca di tutti allo stesso tempo. Una tendenza insita nella natura di numerosi street artist, ad esempio, per cui l’anonimato è una condizione necessaria. Per tutti gli altri rimane, invece, una scelta per privacy, per strategia, o, probabilmente, per allontanarsi da una concezione dell’artista come marchio da esibire, ormai molto diffusa nel mercato dell’arte. Abbiamo individuato dieci artisti che hanno fatto del mistero la propria carta vincente, inseguiti dai media e discussi dall’opinione pubblica.
‒ Giulia Pacelli, Giuditta Bonelli, Iris Mauri
(esercitazione a seguito di un workshop di giornalismo culturale svoltosi nel maggio 2019 allo IULM di Milano)
BANKSY
Banksy, artista che ha deciso di non svelarsi, di rimanere oscuro. Non sono conosciuti i motivi che lo spingono ad adottare uno pseudonimo; certo è che l’alone di mistero da lui creato ha permesso la nascita di un autentico mito legato alla sua immagine e ai suoi lavori e contribuisce ad alimentare la sua celebrità globale. Oggi Banksy è, infatti, uno degli artisti più amati e seguiti in assoluto. Possiamo datare la sua nascita approssimativamente intorno agli Anni Settanta a Bristol. Iniziò a dipingere nel cuore di Barton Hill, un centro giovanile dove erano soliti riunirsi i writer. Disobbedienza civile, politica, cultura, etica, deboli ed emarginati: sono queste e tante altre le tematiche affrontate dall’anti-artista per eccellenza, che fa della satira e del cinismo pungente il proprio marchio di fabbrica.
FELIPE CARDEÑA
Felipe Cardeña, artista che ha voluto celare i propri dati personali, non rilasciando interviste né rendendo noto il suo volto. Sappiamo solo che è nato in Spagna, a Balaguer, nel 1979. Opera attraverso “azioni di disturbo”, interventi nei quali mette in luce i vizi, le debolezze e i misteri dell’umanità. La sua arte è estremamente riconoscibile, caratterizzata da collage dai colori vivacissimi e strabordanti. I temi che interessano l’artista sono quelli del sacro, delle diverse entità culturali e della contaminazione tra uomo e natura. Compaiono, infatti, supereroi, icone pop e personaggi di famosi quadri rinascimentali; il tutto su uno sfondo fatto di fiori, frutti colorati, insegne, slogan. Antico e contemporaneo, realtà e fantasia si intrecciano dando origine a qualcosa di unico.
SIRANTE
Sirante, pseudonimo di un artista tra i più attivi sulla scena dell’arte urbana. Sono note le sue origini romane e la forte contestazione politica che anima le sue opere. Nient’altro. Additato da molti come “il Banksy italiano”, tipica della sua arte scioccante e provocatoria è la ripresa di opere classiche, che vengono declinate nella contemporaneità e tinte di ingiuria e trasgressione. Compaiono nei suoi lavori evidenti richiami al capitalismo, al totalitarismo e alla guerra, raffigurati con intento satirico. Esemplare è la ripresa di Incendio di Borgo di Raffaello, dove i volti dei personaggi sono sostituiti con quelli di Berlusconi e Renzi.
M’HORÒ
M’horò è lo pseudonimo di un artista italiano che rifiuta la concezione dell’arte di oggi. Nessuna intervista da lui rilasciata: per lui parla il suo critico Antonio Falbo. La sua riflessione deriva dall’osservazione del mondo in cui vive, di cui non è giudicata la qualità, bensì l’apparenza. Dunque, a suo parere, prima dell’artista deve parlare la sua arte. M’horò fa della riservatezza uno strumento per aumentare la libertà d’azione e un modo per esaltare la propria proposta artistica. Le sue sono opere molto particolari poiché nascono da antichi radiatori di automobili ed elettrodomestici, sottoposti a un’operazione di deformazione, allungamento o perforazione, per acquisire nuove forme (bandiere, grattacieli).
GRETA FRAU
Greta Frau, anagramma di FREGATURA, è lo pseudonimo di un artista invisibile. Ciò che si racconta di Greta è che sia nata a Colonia nel 1942, per poi diventare ricercatrice di Immunologia al National Institute of Medical Research. Nel 1987 la colpisce una paralisi agli arti inferiori a causa di un incidente durante un viaggio in Sardegna, luogo a cui rimane molto legata. L’arte di Greta ha come soggetti i ritratti delle sue ex compagne presso il Collegio femminile di Innsbruck nel 1950. Il termine che usa per descriverle è “Tranche”, derivante da “trans”, che indica una metamorfosi e da “trance”, stato di estasi mistica. Queste caratteristiche si rispecchiano nei volti malinconici, immobili e frontali delle donne, la cui somiglianza e ripetizione raggiunge quasi il parossismo.
JORIT
Jorit è il nome dietro cui si nasconde uno street artist italiano nato a Napoli. Sono celebri i suoi maxi-ritratti di personaggi famosi, come Maradona, Ilaria Cucchi e Nelson Mandela, dipinti sulle facciate di edifici popolari. I soggetti sono uomini comuni che lottano per affermare i propri diritti, spesso con delle strisce rosse sulle guance, che, riferendosi ai rituali africani, sono emblema di forza e determinazione. Le persone che raffigura sono scelte accuratamente: oltre a essere esteticamente belle da vedere, i loro volti raccontano una storia, i loro sguardi rimandano alla loro interiorità e le loro espressioni vogliono comunicarci un messaggio preciso. Jorit vuole scuotere le coscienze, creare spunti di riflessione e innescare cambiamenti. Per questo motivo sceglie le periferie e opta per un’arte fruibile da tutti.
FABIANO MATTIOLO
Fabiano Mattiolo è un artista toscano nato probabilmente a Vinci nel 1970. Di lui si sa molto poco: la sua biografia non è documentata e conserva gelosamente la sua identità. Quest’ultima, non a caso, è una tematica ricorrente nella sua poetica. Le opere di Mattiolo documentano il cambio di destinazione d’uso degli oggetti casualmente ritrovati, la loro capacità di suscitare interesse e stupore nonostante il loro essere sottoposti a un utilizzo totalmente diverso da quello originario. Anzi, è proprio in questo modo che gli oggetti si caricano di ricordi e stati d’animo passati che le persone rivivono con entusiasmo e meraviglia.
GIUSEPPE TUBI
Giuseppe Tubi è un artista contemporaneo che ha scelto di esistere nel mondo dell’arte solo come una presenza virtuale, scardinando le sicurezze del sistema e scegliendo ironicamente il nome di un personaggio di Walt Disney dietro al quale celarsi. Tracce del suo operato compaiono negli Anni Novanta, quando l’artista sceglie di dipingere su tela o su manifesti pubblicitari e cinematografici. Nel corso del tempo ha cominciato a fare uso del computer, il quale gli ha consentito di unire pittura, fotografia e video. Tubi è convinto che il vero artista non possa evitare l’utilizzo dei mezzi che la contemporaneità mette a disposizione. Addirittura ha realizzato opere digitali diffuse in rete sotto forma di benigni virus informatici.
BAMBI
Bambi appare nella scena della Street Art nel 2010 con un ritratto di Amy Winehouse a Camden Town, per poi diventare famosa a Londra e nei dintorni con altre opere raffiguranti personaggi televisivi famosi. Ma chi è Bambi? Praticamente nessuno lo sa, o meglio, la sua identità è conosciuta solo da sua madre (e da Banksy!). Le sue opere si ispirano alla società contemporanea e sono un riflesso degli eventi attuali: esplorano i temi della politica, del femminismo e della cultura di strada. Oltre ad aver colpito i media e le maggiori testate per il suo anonimato, l’artista ha suscitato l’interesse anche di alcuni ladri che hanno rubato alcune sue opere in una pop-up gallery prima che venissero messe all’asta per circa 20mila sterline.
BLU
Infine Blu, artista italiano inafferrabile considerato dal Guardian uno tra i dieci migliori street artist in circolazione. Di lui non conosciamo ufficialmente alcun dato, ma si ipotizza essere nato a Senigallia durante gli Anni Ottanta. Si sa solo quello che dicono le sue opere: crede nelle lotte sociali (come quella ambientalista), nella libertà e nella creatività che frena la degradazione urbana. Ha iniziato la sua carriera nel 1999 con una serie di graffiti realizzati nel centro storico di Bologna. I primi interventi facevano emergere una certa originalità stilistica, ma erano realizzati con la tecnica tradizionale dello spray, oggi sostituita da vernici a tempera e rulli con bastoni telescopici che gli hanno permesso di ampliare la superficie pittorica. Le sue opere sono caratterizzate da strane creature dai connotati sarcastici che sembrano ispirarsi al mondo dei fumetti e dei videogiochi arcade.
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