Blu oltrearte. L’editoriale di Claudio Musso
Quale significato ha il blu nell’arte e a quali scenari fa riferimento?
“Nel blu dipinto di blu”, cantava Domenico Modugno alla fine degli Anni Cinquanta, dando vita (con Franco Migliacci) a uno dei capolavori musicali italiani più suonati e cantati, ma creando anche un viaggio onirico e poetico per parole e note. Fra le strofe della fortunata canzone si trovano riferimenti al volo, al perdersi “nel cielo infinito”, al dipingere e al dipingersi (di blu, ovviamente), al distacco totale dal mondo. Che c’entra l’arte? E che c’entra il colore blu?
Negli stessi anni in cui Modugno porta al successo la traccia (nel ’58 vince Sanremo), Yves Klein produce la maggior parte delle sue opere monocrome ispirate al colore da lui messo a punto, l’IKB – International Klein Blue. La coincidenza è stata più volte rimarcata, tanto che qualcuno ha parlato addirittura di possibili influenze. Non è il nostro caso, qui lo spunto cromatico che accomuna le due vicende intende portare l’attenzione su un fattore terzo.
“Si insinua il dubbio che il blu (l’assoluto, il tutto, la verità) non sia altro che una piastrella sul fondo di una piscina.”
Poco tempo fa Netflix ha pubblicato la prima stagione di Love, Death & Robots, esperimento di serie in animazione creata da Tim Miller che vede tra i produttori anche David Fincher. Ogni episodio è indipendente dall’altro, tutti concentrano la loro attenzione, come indicato nel titolo, sul delicato rapporto fra l’uomo e le tecnologie. La puntata numero quattordici si intitola Zima Blue, è ispirata a un racconto di Alastair Reynolds e il protagonista è un artista. La trama si apre sui pensieri di una giornalista invitata a raggiungere il vate/eremita che da anni non rilascia dichiarazioni al di fuori delle sue opere. Il suo successo si è imposto per due ricerche (due viaggi): una che tende al cielo, al cosmo, e l’altra che tende al blu. Un blu particolare, del quale non è possibile dire “se sia più simile al colore del cielo o del mare”, un blu unico. Un colore che gioca un ruolo centrale nella ricerca artistica: “A partire dal Rinascimento il blu, da colore negletto nella tavolozza antica, diventa pregiato e spirituale. Nel Settecento ha ormai una storia illustre e viene eletto nei cenacoli più colti a emblema di distinzione nella vita e nell’arte”, sostiene Riccardo Falcinelli nel suo Cromorama.
OLTRE L’ARTE
Un colore che invade la pittura (murale di Zima) per poi espandersi nello spazio, oltre la linea. “La linea corre, va verso l’infinito, mentre invece il colore ‘è’ nell’infinito”, dice Yves Klein, e il colore dell’infinito, del trascendente, del sovrannaturale è il blu, potrebbe aggiungere Zima. Il racconto però si complica, arte e vita si riannodano, si insinua il dubbio che l’artista non si sia impiantato componenti bio-tech per vivere più a lungo, piuttosto che sia l’evoluzione antropomorfica di un’intelligenza artificiale. E che il blu (l’assoluto, il tutto, la verità) non sia altro che una piastrella sul fondo di una piscina. Un dubbio atroce, proprio come quello che permea il gesto concettuale dell’artista, la sua valenza filosofica, il suo slancio vitale. Il blu ci ricorda che oltre l’arte c’è di più?
‒ Claudio Musso
Articolo pubblicato su Artribune Magazine #50
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