Campo Umano: un convegno e una mostra rievocano un progetto di Arte Pubblica a Como di 50 anni fa
Il 21 e 22 settembre a Como si svolge una due giorni dedicata ai dibattiti sull’Arte Pubblica, a cura di Luca Cerizza e Zasha Colah. Nel segno di una mostra realizzata da Luciano Caramel nel 1969 nella stessa città. Una esperienza rivoluzionaria che vi raccontiamo qui.
Nel biennio 1968/1969 in Italia accadeva di tutto. Cinquant’anni dopo non mancano le rievocazioni, non solo a sapore celebrativo, ma anche con l’obiettivo di operare una riflessione critica di un periodo storico che ancora oggi fa sentire i propri effetti e la propria importanza. 1968, Arte Povera, ma anche Arte Pubblica di cui si parla a Como il 21 settembre 2019 ricordando un’esperienza forse meno nota, ma sicuramente di grande importanza storica. Il 21 settembre 1969 infatti il critico e storico dell’arte Luciano Caramel invitava una compagine di artisti ad appropriarsi degli spazi pubblici della città lombarda con una serie di interventi. Il titolo di quella giornata che fu spiazzante e disturbante per alcuni, rivoluzionaria per altri, era proprio Campo Urbano. Titolo che i curatori Luca Cerizza e Zasha Colah recuperano 50 anni dopo, leggermente modificato in Campo Umano, invitando sostenitori, detrattori di quella esperienza, ma anche protagonisti del dibattito contemporaneo sull’arte pubblica a discutere di quanto accaduto e di ciò che deve ancora venire. Il tutto, in una due giorni di dibattiti a Villa Olmo promossa da Fondazione Ratti. Accompagna il progetto una mostra, Documentare l’effimero. Immagini e materiali da Campo Urbano, presso borgovico33, che racconta quell’esperienza. Luca Cerizza ci ha spiegato come.
Il progetto nasce dalla rievocazione di una data storica. Ci raccontate perché avete deciso di recuperare quel progetto così importante per Como?
21 settembre 1969 – 21 settembre 2019: il cinquantesimo anniversario era una buona scusa. Il fatto che la mostra avesse sollevato tante polemiche e critiche, era un altro ottimo motivo. Campo Urbano è un interessante caso-studio per capire possibilità e rischi dell’arte che si confronta con lo spazio pubblico oggi.
Cosa accadeva nel “Campo Urbano” di Luciano Caramel? Che tipo di risonanza ebbe in quegli anni e che impatto a vostro parere ha avuto sulla storia dell’arte?
Succedeva che una ventina di artisti invasero le strade e le piazze di Como con una serie di interventi performativi, sonori, istallativi, per lo più effimeri, per un solo giorno. Erano artisti di diverse generazioni e indirizzi (Baj, Chiari, Dadamaino, Di Salvo, La Pietra, Munari, Paolini, Pettena, Scheggi, Varisco), alcuni dei quali si misurarono per la prima (e ultima) volta con questo tipo di contesti. Rileggendo l’ampia rassegna stampa che l’ha seguita, si trovano tante critiche: molte affrettate e ingiuste (soprattutto quelle locali), mentre altre e più approfondite riflessioni (Germano Celant, Tommaso Trini, Lea Vergine) erano suscitate da quell’evento, come da molte altre mostre in spazi pubblici che si erano succedute in quei mesi in Italia. Un dibattito che va messo in relazione alla società e alla politica di allora, ma che ripropone domande urgenti anche oggi, nell’epoca dei populismi.
Come si strutturerà il convegno Campo Umano e come avete pensato la scansione degli interventi?
Due giornate. Sabato 21 settembre sarà dedicato ad una riflessione su cosa è accaduto cinquant’anni fa, alla rievocazione e all’analisi di Campo Urbani e dintorni. Domenica 22 ci sposteremo dalla provincia italiana al mondo globalizzato, con interventi sull’arte pubblica nelle metropoli e le megalopoli europee e asiatiche di oggi. Ci saranno storici, studiosi, curatori e artisti.
Sarà prevista la presentazione di esempi concreti? Se sì, quali?
No, non ci saranno re-enactment di opere. Lasceremo tutto alla memoria orale di chi c’era e ad alcuni preziosi e anche inediti documenti.
Quali sono le vostre aspettative circa i risultati di questo progetto?
Uscirne vivi.
In concomitanza con il convegno sarà inaugurata una mostra: quale storia ci raccontate?
La mostra (Documentare l’effimero) ricostruirà le vicende di Campo Urbano attraverso materiali provenienti dagli artisti, in parte totalmente inediti (come il carteggio tra Franca Sacchi e Giuseppe Chiari), gli efemera disegnati da Bruno Munari per l’occasione e una documentazione video e video-interviste dell’Archivio Mulas. Oltre a altri materiali di studio, un ruolo fondamentale lo avranno le immagini di Gianni Berengo Gardin e Gabriele Basilico. Saranno in mostra una selezione di stampe per la maggior parte inedite. Quel giorno di cinquant’anni fa, tre maestri della fotografia italiana documentarono l’effimero, fianco a fianco, per le strade di Como.
-Santa Nastro
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