Dall’India a Milano. Le fotografie di Giulio Di Sturco
Podbielski Contemporary, Milano ‒ fino al 15 novembre 2019. Gli scatti di Giulio Di Sturco evocano le atmosfere del fiume Gange, tra quiete apparente e urgenze climatiche.
È una mostra silente quella presentata da Podbielski Contemporary a Milano, dedicata a Ganga Ma di Giulio Di Sturco (Milano, 1979). La galleria ospita una concentrata cernita del lavoro che il fotografo ha realizzato negli ultimi dieci anni sul fiume Gange, in India, oggetto di una recente monografia omonima. Persone, edifici, animali popolano atmosfere che infondono serenità, lungo il fiume sacro, le cui acque, secondo la tradizione indiana, scorrono nel paradiso.
Nella pace apparente, in realtà Di Sturco va a indagare gli esiti terrificanti dell’inquinamento, dell’industrializzazione senza controllo e del conseguente cambiamento climatico. È un percorso, il suo, lungo 2500 miglia, che dalle vette dell’Himalaya porta sino al Golfo del Bengala in Bangladesh. In tutto questo c’è una sorta di umanizzazione del fiume che diventa entità umana, status che nel 2017 è stato riconosciuto al fiume, anche dall’alta corte dello stato indiano settentrionale di Uttarakhand. Di Sturco è in grado di farci entrare in una dimensione esistenziale totalmente diversa dalla nostra, in cui il fiume martoriato mantiene una forte rilevanza spirituale. Esso è considerato sacro da oltre un miliardo di indiani e gli vengono riconosciuti gli stessi diritti legali delle persone. Di Sturco riesce a rendere ben visibile, con un linguaggio raffinato e assai curato, una contraddizione, quanto mai di attualità nel nostro tempo, in cui natura e uomo sono al tempo stesso amici e nemici.
– Angela Madesani
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