La emancipación de la disonancia

Informazioni Evento

Luogo
INSTITUTO CERVANTES
Piazza Navona 91, Roma, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

da mercoledì al sabato, dalle 16:00 alle 20:00

Vernissage
19/09/2019

ore 18,30

Curatori
Adonay Bermúdez
Generi
arte contemporanea, collettiva

Il concept della mostra parte da una riflessione filosofica e antropologica sull’utilizzo della musica nella Storia dell’Uomo, come dispositivo per influenzare inconsciamente le persone. I 7 artisti che partecipano a questa collettiva di videoarte manipolano la musica in quanto atto sovversivo.

Comunicato stampa

Giovedì 19 settembre, alle ore 18:30 nella Sala Dalí dell’Instituto Cervantes a Piazza Navona, si inaugurerà la mostra di videoarte “La emancipación de la disonancia”, a cura dell’artista canario Adonay Bermúdez. La mostra sarà visitabile fino al 17 ottobre. La mostra itinerante è promossa da Gran Canaria Espacio Digital, centro culturale specializzato in arte audiovisiva dell’Assessorato alla Cultura del Consiglio Comunale di Gran Canaria (Spagna). La tappa romana è una co-produzione IILA - Instituto Cervantes, con la collaborazione della Real Academia de España en Roma e di Canarias Crea. Il concept della mostra parte da una riflessione filosofica e antropologica sull’utilizzo della musica, nella Storia dell’Uomo, come dispositivo per influenzare inconsciamente le persone. A causa dei mass media, la musica si è trasformata in una mercanzia che intrattiene e idiotizza il popolo mediante la strategia della ripetizione. Considerato il grande contributo di Schönberg, nonché uno dei più importanti nella Storia della musica, la emancipación de la disonancia consisteva in una sorta di liberazione tonale, ovvero la rottura dei canoni e la comparsa di una ricchezza di sfumature. Proseguendo su questa stessa chiave di lettura, i sette artisti che partecipano a questa mostra collettiva manipolano la musica in quanto atto sovversivo e vi attribuiscono l’obiettivo inverso: fanno in modo che il cittadino si risvegli dal proprio stato di torpore. Francis Naranjo (Spagna), Diego Lama (Perù), Regina José Galindo (Guatemala), Saskia Calderón (Ecuador), Joaquín Segura (Messico), Federico Solmi (Italia) e María Cañas (Spagna), tutti di riconosciuta traiettoria internazionale, (ri)utilizzano l’elemento sonoro come canale per destrutturare situazioni egemoniche e creano un fermento intellettuale, basato su ritmi e parole, che spingono lo spettatore a discernere violenza, ideologia, declino dell’essere umano. Inaugurazione: giovedì 19 settembre, ore 18:30 Sala Dalí, Instituto Cervantes Roma, Piazza Navona 91 Orari di apertura: dal mercoledì al sabato, dalle 16:00 alle 20:00 | Tel. 06 6861871 Fino a giovedì 17 ottobre Gli artisti Francis Naranjo (Spagna) Una bandiera nera sventola nel mezzo dell’arido deserto di Atacama (Cile) e la voce fuori campo del poeta Dionisio Cañas ripete incessantemente la frase “concha de tu madre”. Questa esclamazione o espressione volgare, usata in diversi Paesi dell’America Latina, viene utilizzata da Francis Naranjo per riflettere sulla situazione attuale del pianeta Terra. Diego Lama (Perù) The Act (2011) situa lo spettatore all’interno del Congreso peruviano dove, tra le note di Clair de Lune di Claude Debussy, cade lentamente una polvere bianca dall’alto, fino a formare una montagna. L’artista suscita un dibattito sul traffico di droga degli anni in cui fu realizzato il video, quando il Perù risultava il più grande produttore di cocaina al mondo. Regina José Galindo (Guatemala) Nel 2013, il politico guatemalteco Efraín Ríos Montt, che nel 1982-1983 prese il potere con un colpo di Stato e instaurò una dittatura, fu processato e condannato a 80 anni per genocidio. Pochi giorni dopo la sentenza, la condanna fu annullata. A fronte dell'impotenza della società guatemalteca, l'artista presenta Culpable (2015), la registrazione di una performance in cui Ensamble Coral interpreta un brano in pubblico. Le voci ricordano ripetutamente la colpevolezza di Ríos Montt, in modo che non venga dimenticata. Saskia Calderón (Ecuador) Con il viso dipinto con colori di origine vegetale e pettinata secondo le usanze della comunità Huaorani, Saskia Calderón si posiziona di fronte alla telecamera e interpreta una canzone ispirata ai canti funerari della cultura amazzonica ecuadoriana. Requiem huao (2005) presuppone un contrasto culturale ed economico: quello dei popoli originari di fronte alla globalizzazione e al capitalismo. Joaquín Segura (Messico) L’artista ha utilizzato un membro del gruppo terroristico ETA come personaggio principale di un carillon. Una volta girata la manovella, la figura balla sulle note di Los sentimientos di Morris Albert, lasciando emergere, in maniera ironica, sentimenti come la nostalgia e la tristezza (tenendo conto della fine dell’attività armata del gruppo nel 2011 e la sua dissoluzione nel 2018). Joaquín Segura concentra il suo discorso sul totale fallimento della politica radicale nella storia recente del mondo. Federico Solmi (Italia) A song of tyranny (2012) presenta un leader politico implacabile e dispotico, adorato dal popolo. Tra le ovazioni dei cittadini, si svolge un’immensa parata militare, accompagnata dal famoso brano Radetzky Marsch Op. 228 di Johann Strauss. Federico Solmi realizza una satira sulla società contemporanea e sulla natura autodistruttiva dell’umanità. Courtesy ADN Galería (Barcellona), Luis de Jesús (Los Angeles) e Ronald Feldman (New York). María Cañas (Spagna) María Cañas si serve del toro, simbolo della Spagna per antonomasia, e dell’inno nazionale, per evidenziare il comportamento schiavista tipico di una società di massa. Attraverso il suo caratteristico sarcasmo e un inno mal suonato con la tromba, il video rivela che il toro non è più così coraggioso come una volta.