Scampoli di tessuto e frammenti di vita. Jonathan VanDyke a Roma
1/9unosunove, Roma – fino al 23 novembre 2019. I quadri in patchwork dell’artista americano Jonathan VanDyke tornano a Roma svelando un lavoro processuale e maturo dove il tempo gioca un ruolo rilevante, sia nel processo di realizzazione sia in quello di fruizione.
Se nelle passate mostre Jonathan VanDyke aveva creato strutture lignee per poter guidare lo spettatore e dar supporto alle opere, in How to Operate in a Dark Room l’allestimento cambia e il pubblico risulta libero. Le installazioni cubiche realizzate con tubi innocenti riempiono lo spazio espositivo incastonando le opere, facendone risaltare i motivi geometrici dei tessuti tinti – ora simmetrici, ora no ‒ puntando a un accostamento cromatico ben calibrato. Sul retro le colorazioni si fanno più accese e si inseriscono ricami, che riconducono al passato intimo e familiare dell’artista, insieme a immagini di cronaca (provenienti da un archivio fotografico arricchitosi negli anni) dove la realtà americana urla, tra migranti lasciati al confine e comunità ghettizzate nella storia.
Un’esistenza inquieta che dalla dimensione privata passa a quella collettiva, manifestandosi con rigore geometrico sul fronte e in un flusso di coscienza sul retro, accompagnata da fotografie in bianco e nero che traggono ispirazione dal film L’eclisse di Antonioni.
‒ Valentina Muzi
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