Barbara Vistarini – Rinascimento contemporaneo

Informazioni Evento

Luogo
PALAZZO DELLA CANCELLERIA
Piazza Della Cancelleria (00186), Roma, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al
Vernissage
17/10/2019
Artisti
Barbara Vistarini
Curatori
Vera Agosti
Generi
arte contemporanea, personale

Mostra personale

Comunicato stampa

Rinascimento contemporaneo Contemporary Renaissance
DA LEONARDO DA VINCI AI CONTEMPORANEI

PALAZZO DELLA CANCELLERIA DEL VATICANO ROMA 17 - 23 OTTOBRE 2019 INAUGURAZIONE GIOVEDI 17 OTTOBRE 2019 ORE 17.00 COCKTAIL DI APERTURA ORE 18.00 POSSIBILITA’ DI VISITARE IL MUSEO DI LEONARDO DA VINCI, LE SALE STORICHE,
IL CHIOSTRO DEL BRAMANTE E GLI ALTRI TESORI DEL PALAZZO

IN MOSTRA L’ARTE DI BARBARA VISTARINI

CON LA COLLABORAZIONE E IL PATROCINIO GRATUITO DI: Associazione Culturale Galleria Folco - Museo MIIT - Torino - Museo della Memoria – Lipari - Museo Ugo Guidi - Forte dei Marmi - Amici del Museo Ugo Guidi - Forte dei Marmi – Pinacoteca Palazzo delle Arti Beltrani – Trani - Zhou Brothers Art Center Foundation – Chicago – ICAS – New York - 33Contemporary Gallery – Chicago - AmArt Gallery – Bruxelles - Museo MACA – Acri
MEDIA PARTNERS: Italia Arte - Traspi.Net - Notizie in un Click - Aspim Europa PARTNERS TECNICI: Reale Mutua - LT Consul

PALAZZO DELLA CANCELLERIA VATICANA A ROMA 500° ANNIVERSARIO - ANNO LEONARDIANO
1.L’IDEA DELLA MOSTRA: Il Rinascimento fu caratterizzato da innovazioni artistiche di stile, gusto, tecniche e dalla raffinata visione innovativa del soggetto, che si trattasse di ritratti, paesaggi, dipinti da cavalletto. L’arte contemporanea necessita di una nuovo Rinascimento, come recita il titolo della mostra “Rinascimento contemporaneo-Contemporary Renaissance”, vale a dire di nuove e coraggiose genialità creative che possano rendere attuali i canoni universali della bellezza o l’intensa profondità dell’idea e del concetto artistico.
L’esposizione affianca quella permanente dedicata a Leonardo da Vinci nelle sale del Palazzo della Cancelleria vaticana, meta di migliaia di turisti italiani e stranieri, alla scoperta del genio di Vinci e delle sue meravigliose scoperte.

L’evento viene organizzato anche nell’ambito del Secondo Anno Europeo del Patrimonio Culturale a cui il
Museo MIIT aderisce con i suoi appuntamenti espositivi annuali.

La mostra presenterà una selezione di autori provenienti da tutto il mondo e selezionati dai curatori, galleristi,
critici, storici dell’arte, giornalisti del Comitato Scientifico del Museo MIIT di Torino.

BARBARA VISTARINI: UNA VITA TRA ARTE E SPORT
di VERA AGOSTI
”Due anelli si saldano in alto, sospesi nel vuoto; sono due strade legate insieme, due percorsi separati, ma uniti indissolubilmente. È un gioco per bambini, le piste delle macchinine, artisticamente fuse per rappresentare in maniera iconica le sfide della vita di Barbara Vistarini. Con quest’opera, infatti, l’artista ha voluto riassumere simbolicamente i due versanti della sua preparazione e della sua cultura. Due vite parallele, apparentemente distanti e differenti, che lei ha saputo portare a un fertile e creativo punto di incrocio. Si tratta del mondo dell’arte e dello sport. Barbara è nipote di Gianni Toti, il fondatore dell’arte elettronica “poetronica” e sicuramente ha sentito la sua influenza. Dopo il liceo classico, si è laureata all’Accademia di Belle Arti LABA di Brescia. È un artista multimediale ed espone con successo in Italia e all’estero, in mostre e manifestazioni pubbliche e private. Si dedica anche all’insegnamento della Storia dell’Arte e del Disegno presso Scuole ed Accademie. Fin da giovanissima si è impegnata nelle attività sportive: nuoto, basket, salto in alto e mezzo fondo. Oggi è una maratoneta e una guida blind, nonché Dirigente della Sezione di Atletica leggera del Centro Universitario Sportivo di Brescia, di cui è anche Dirigente del Settore Paralimpico. L’arte e lo sport possono sottendere punti in comune che Barbara ha saputo evidenziare e utilizzare. Per esempio, lo spirito di sacrificio, la costanza, la tenacia e la pazienza sono caratteristiche che servono sia nello sport, sia nell’arte, per portare avanti i progetti artistici, nonostante le eventuali iniziali difficoltà che possono emergere lungo il percorso. La Vistarini ha saputo più volte coniugare le sue due grandi traiettorie esistenziali, dando vita a prove artistiche originali e inedite. Lei stessa racconta: “Sono cresciuta a pane e C.O.N.I., merito dei miei genitori che hanno investito tanto sulle mie caratteristiche e abilità fisiche e il mio innato impulso per le corse pazze: ogni mio spostamento iniziava con una rincorsa, come in una eterna gara con me stessa, un aspetto caratteriale rimasto immutato nel tempo. Ho vissuto una vita scandita da appuntamenti con gli sport che hanno costellato le mie giornate di bimba, di ragazza e infine di donna ed artista. La mia vena creativa è sempre andata a braccetto con il mio spirito agonistico: se non disegnavo, ero in pista per gli allena menti o al campo da basket. Da queste attività scaturivano energie che si alimentavano reciprocamente. È noto l’effetto benefico delle attività creative e del movimento declinati in ogni loro aspetto e disciplina. Mi sento fortunata di aver potuto coltivare queste mie due anime così differenti e tuttavia complementari. Non è stato tutto semplice e momenti di crisi ce ne sono stati. Nonostante fosse naturale per me esprimermi attraverso questi due linguaggi, conciliare le varie attività con gli studi dapprima e con gli impegni professionali e famigliari in seguito, ha comportato impegno e rinunce: il mio tempo libero lo passavo quasi interamente ad esercitarmi e a studiare. Il nuoto è stato il primo amore che si intreccia nella mia memoria muscolare e manuale con i corsi di disegno e ceramica al doposcuola delle primarie. Un imprinting forte per il mio spirito di competizione è seguito con il basket e l’atletica leggera tra tornei di categoria e i Giochi della Gioventù. Gli studi classici tanto amati; la formazione universitaria all’Accademia di Belle Arti e venti anni di mostre in giro per il mondo (il 2020 ne è la ricorrenza!); l’insegnamento e la mia vita di mamma quasi a tempo pieno. Desideravo una ”vita spericolata” e ho tenuto fede a questa mia grande ambizione: viverla interamente in tutte le sue sfaccettature, alimentando i miei interessi e i miei affetti. Con l’arrivo del secondo figlio e l’intensificarsi degli impegni professionali si è fatta viva dentro me la necessità di una sintesi, una strada percorribile che potesse contenere le molteplici sfumature della mia vita in un’unica grande esperienza. Dopo la gravidanza mi sentivo stanca e demotivata a riprendere l’attività sportiva. Volevo godermi quello stato di grazia in cui ogni mamma si trova stringendo a sé il suo piccolo. Dovevo fare tuttavia i conti con la mia indole di donna dinamica ed iperproduttiva oltre allo spauracchio della depressione post parto. Dalle statistiche di settore emerge che la fascia di età più consistente per l’atletica amatoriale siano i 40anni e questo bisogno di rimettersi in gioco si esprime a chiare lettere e in una parola: la maratona. Quest’onda di entusiasmo ha travolto anche me, all’apice delle mie energie fisiche e creative, in un momento in cui la stanchezza ha rappresentato un’occasione per recuperare forze che non potevo lasciarmi scappare. La maratona viene spesso definita dai runners, amatori veterani e neofiti, un viaggio alla scoperta di sé, della consapevolezza delle proprie abilità e dei propri limiti fisici e mentali. È una disciplina sportiva che aggiunge molto all’arte di saper stare al mondo. Personalmente posso testimoniare quanto sia difficile trovare un equilibrio tra gli impegni professionali e famigliari e la maratona, tuttavia proprio la corsa mi ha insegnato a sfruttare al massimo il tempo a mia disposizione e ad affrontare le difficoltà che si presentano ad ogni passo. In questo senso, correre mi ha cambiato la vita e mi ha consentito di provare anche uno stato di efficienza mentale molto particolare che per un’artista come me sempre alla ricerca di ispirazioni ha significato un passaggio fondamentale. Ho imparato ad ascoltare il mio corpo e a dare la giusta importanza agli accadimenti della vita ricavandone un vademecum che mi guida in ogni situazione. Lo stato di benessere acquisito con la corsa, in particolare sulla lunga distanza, ha contribuito a farmi sentire parte di un mondo di emozioni e sentimenti rinnovati in termini di condivisione e solidarietà. Un dono importante ed un trasporto a cui dò voce nei miei lavori d’arte contemporanea come trasposizione artistica del sentimento sportivo. Essere madre, maratoneta, docente e professionista nell’arte costituisce nella sua ricchezza e complessità il fulcro attorno al quale ruota tutta la mia esistenza”. A testimonianza del suo pensiero, andando a ritroso nel tempo, nel 2013 Barbara Vistarini ha partecipato alla Biennale di Firenze e ancora prima alla Biennale di Shangai, con il lavoro “Bye bye Barbie”, per la mostra “Masters of Brera”, in cui lavorava sul tema delle memorie famigliari che diventano tensione al recupero di valori universali e umanamente condivisibili. Nel 2015 ha proposto la performance “Breraten”, dove correva per le vie di Milano intorno all’Accademia di Brera indossando i tacchi a spillo, un’operazione molto faticosa dal punto di vista fisico, spingendo il corpo al limite, che legava arte, sport e moda, un altro grande interesse che ha sempre coinvolto particolarmente Barbara, enfatizzando il gioco dell’identità. E ancora, ispirandosi al pensiero di Joseph Beuys e di Lucrezia De Domizio Durini, Barbara crede nell’idea del bello e dell’utile, quindi di una bellezza che non sia fine a se stessa ma che trovi piena realizzazione nell’utilità sociale. “L’artista oggi può essere al servizio per un miglioramento dell’uomo e della società” (L.D.D.D). Per questo si è dedicata a progetti di ampio respiro con un risvolto etico. Nel 2017 ha donato l’installazione “Io devo brillare” alla nuova unità di Senologia degli Spedali Civili di Brescia, un lavoro ispirato alla natura, che contiene un imperativo categorico per ricordare al paziente l’importanza di coltivare la propria interiorità, acquisire consapevolezza della propria persona e del proprio stato, avere coraggio per affrontare nel modo migliore la malattia. Il progetto è stato poi presentato alla 57.a Biennale di Venezia. L’anno dopo ha condotto un Workshop di Arti Visive applicate al campo medico in collaborazione con gli operatori di Arte Terapia e il personale medico, con pazienti oncologici e portatori di disabilità intellettive presso il Reparto Multidisciplinare di Senologia e Reparto Psichiatrico dello stesso ospedale. Più recente invece l’esposizione “Voliumani”, presso la sede di Azimut a Milano durante il FuoriSalone 2019 in Porta Venezia, legato alla sua esperienza di guida blind, in cui tante piccole mani unite sul dorso come ali di farfalla erano posate sulle pareti dell’edificio, per ricordare la necessità di trovare mani per aiutare a correre gli atleti ciechi, attività che Barbara compie con amore ed entusiasmo per il Centro Universitario Sportivo di Brescia. Oggi l’occasione di esporre al Palazzo della Cancelleria Vaticana un pezzo che aspira a unire indissolubilmente due mondi solo apparentemente distanti, quello olimpico e quello paralimpico, rappresenta il coronamento di una vita tra arte e sport. L’opera in mostra non è che la suprema esplicitazione di un mondo di idee che hanno preso forma e forza negli anni: un agile ed essenziale altare laico dell’esistenza. A gennaio, inoltre, seguirà l’allestimento di una mostra itinerante che passa per Brescia, costellata dalle immagini del fotografo ufficiale della Nazionale Italiana Marco Mantovani, dedicata allo sport paralimpico e che terminerà a Tokio nel 2020 in occasione delle Olimpiadi”.

UN PO’ DI STORIA DEL PALAZZO DELLA CANCELLERIA. Tra i palazzi più sontuosi della Città Eterna, quello della Cancelleria Apostolica merita una particolare menzione per i tanti tesori artistici che conserva e perchè fu il primo palazzo nobiliare di Roma ad essere costruito in puro stile rinascimentale. IL MUSEO DI LEONARDO: il Palazzo ospita il nuovissimo Museo di Leonardo da Vinci. Qui le macchine di Leonardo prendono vita grazie agli ologrammi visibili nel nuovo settore “DA VINCI, A NEW DIMENSION”. I visitatori oltre a vedere le opere e le macchine interattive esposte avranno la possibilità di comprenderne meglio il funzionamento, grazie all’utilizzo di un sistema di immagini virtuali riprodotte tramite nove ologrammi strutturati per presentare i suoi studi sul volo, la guerra, l’ingegneria e la pittura. È così possibile ammirare, sotto una nuova ottica, alcune meravigliose invenzioni di Leonardo che si materializzeranno tramite l’azione ed il movimento dell’oggetto proiettato, catapultando il pubblico ai tempi del grande Genio. CORTILE D’ONORE DEL BRAMANTE: sebbene l’edificio dall’esterno si presenti particolarmente imponente e massiccio, appena varcata la sua soglia, ci si ritroverà all’interno di uno dei cortili più eleganti di Roma, realizzato da Donato Bramante. Raffinato e funzionale, Bramante come sempre riuscì a portare al massimo della perfezione tecnica la sua realizzazione, utilizzando anche il bianco travertino recuperato da importanti monumenti antichi, tra cui anche il Colosseo. SALA REGIA E SALONE D’ONORE: dal cortile è possibile raggiungere il piano nobile del palazzo, al cui interno si susseguono una serie di sale, saloni e stanze preziose. Accoglie il visitatore la Sala Regia, interamente affrescata e decorata durante il pontificato di Clemente XI (all’inizio del 1700), in cui si può anche ammirare il celebre quadrante di orologio dipinto dal Baciccia. L’AFFRESCO DEL VASARI: subito accanto, vi è il Salone d’Onore affrescato da Giorgio Vasari ed aiuti in soli 100 giorni – e per questo anche detto Salone dei Cento Giorni – come da richiesta del severo committente, Papa Paolo III Farnese. Si racconta che quando Michelangelo vide la sala, in risposta alla velocità di esecuzione degli affreschi, fatti appunto in soli 100 giorni, abbia esclamato con una punta di sarcasmo: “E si vede!”. Tra le altre importanti sale del palazzo meritano una particolare menzione il Salone di Studio, con la volta affrescata da Perin del Vaga; la Stufetta, una sorta di bagnetto privato, attribuito ad Antonio da Sangallo il Giovane con pergolato affrescato da Baldassarre Peruzzi; e la straordinaria Cappella del Pallio, impreziosita da stucchi e dipinti di Francesco Salviati. I SOTTERRANEI DEL PALAZZO: attraversando il Museo Leonardo da Vinci, si raggiunge il sepolcro romano di Aulio Irzio, completamente immerso nell’acqua di un placido laghetto color smeraldo.