Sonic Arms. La danza meccatronica degli Ultravioletto
Cosa succede quando la performance esplora i paesaggi del digitale? Presentata come World première al Blooming festival di Pergola nel 2018, “Sonic Arms” arriva come opera site specific, leggermente rivisitata, per Digitalive, la sezione del Romaeuropa Festival dedicata alle arti multimediali performative
Prendi un ambiente a forte vocazione post industriale, riempilo di nebbia e allestisci quattro piedistalli su cui sono montate piccole braccia robotiche che reggono dei neon. Mettile davanti a quello che sembra essere un semplice specchio riflettente – che invece è un volume che contiene potenti schermi retroilluminati su cui viaggiano proiezioni – e fai partire la musica elettronica (by Ipologica). Ancora meglio se ad alto volume. Il risultato sarà una danza eterea, una coreografia basata sulla musica generativa in cui i movimenti dei robot e il flusso di suoni e immagini sono indissolubilmente collegati.
EMOZIONI ROBOTICHE
“La performance Sonic Arms”, racconta Bruno Capezzuoli, tra i fondatori del collettivo Ultravioletto, “nasce dal nostro interesse nell’esplorare quali possano essere le possibilità espressive della robotica e delle sculture cinetiche. Come gli altri nostri lavori questa performance è un punto di senso nel nostro percorso di ricerca. Siamo affascinati dalla robotica e dalla trasformazione dei dati in tempo reale intesi come riflessi di noi stessi; emanazione dei nostri sistemi nervosi e muscolari alla ricerca delle emozioni.”
Trenta minuti di performance con quattro livelli narrativi sovrapposti: i terminali luminosi dei robot, i bracci che riproducono la coreografia, una parete di immagini video sintetiche in HD create in tempo reale, un backlight cangiante che definisce lo spazio. Guidati dalla componente sonora, i diversi elementi sono generati da algoritmi che interpretano e amplificano la partitura originale, dandogli nuovi significati.
UNA DANZA FATTA DI LUCI E SUONI
Prosegue Capezzuoli: “creare una coreografia con dei robot ci ha impegnati molto sul definire i limiti fisici di queste macchine perché il confronto è diretto con il nostro corpo umano. Una distanza ancora da capire e definire sia nei termini estetici ma anche di design dell’interazione. Una danza, fatta di meccatronica e di elementi luminosi. L’estensione che abbiamo applicato ai nostri robot sono delle luci che ci permettono di proiettare i movimenti nello spazio creando così un’effimera espansione con il mondo. La luce come elemento tangibile, presente e pervasivo ma anche effimero e sfuggente. L’ultimo strato della narrazione della performance sono dei segni visuali alle spalle dei robot che diventano una membrana cognitiva, un linguaggio generato in tempo reale che esplicita i processi dei robot e del flusso dei dati che circolano nel sistema in quel momento.”
UN APPROCCIO EMOTIVO ALLA TECNOLOGIA
L’interazione uomo-macchina, l’intelligenza artificiale, il multilinguaggio della cultura digitale aprono scenari inaspettati ma sempre più attuali, con la creazione di opere in cui la dimensione analogica e digitale si uniscono per esaltare l’esperienza. In perfetta linea con il lavoro stratificato dello studio, un team composto da professionisti, direttori creativi, designer e programmatori guidati da un approccio emotivo che porti le nuove tecnologie multimediali nel campo della comunicazione.
– Giulia Mura
Progetto: Sonic Arms
Design, Programmazione, Produzione: Ultravioletto
Coding: Openframeworks
Processing: TouchDesigner
Art Direction e Concept: Bruno Capezzuoli
Technical Direction: Massimo Zomparelli
3D Visual Artist: Francesco Bruno Viteri
Creative Coding: Giulio Pernice
Cinetica e light design: Bruno Capezzuoli
Sound design/FX: Ipologica
Direttore di produzione: Tito Cetroni
Fotografie: ©Francesco Bruno Viteri
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati