Morto il designer Ingo Maurer. Era il progettista atipico delle lampade-mondo
Da Porca Miseria! A Zettel’z, le sue lampade hanno giocato con i codici dell’arte con leggerezza e ironia. Il designer tedesco, “papà” di tante icone luminose nelle collezioni dei principali musei del mondo, si è spento ieri all’età di 87 anni.
L’etichetta di “poeta della luce” gli stava stretta, come ha detto senza giri di parole in una delle ultime interviste rilasciate alla stampa italiana (alla rivista Icon Design, all’inizio di ottobre). Per questo, salutiamo Ingo Maurer soprattutto come designer-artista, o come progettista in grado di parlare come pochi altri i diversi linguaggi dell’arte e di declinarli con maestria. Il titolo della mostra a lui dedicata che aprirà il 15 novembre al museo di design e arti applicate Die Neue Sammlung di Monaco di Baviera, Ingo Maurer Intimate. Design or what? allude proprio alla compenetrazione di arte, architettura e design nel suo lavoro, portato avanti per più di cinquant’anni e commercializzato attraverso l’azienda da lui fondata – la “Design M.”, poi diventata “Ingo Maurer Gmbh”.
INGO MAURER: LE LAMPADE PIÙ ICONICHE
Le più famose tra le sue opere: le lampade diventate icona ed esposte nei maggiori musei del mondo giocano spesso con le arti figurative appropriandosi di processi come l’assemblaggio e il ready made, oppure portano chi le utilizza a un coinvolgimento attivo che richiama la performance. Porca miseria!, una scultura luminosa disegnata nel 1994 e acquisita dal Museum of Modern Art di New York per la sua collezione permanente, trae ispirazione da una famosissima scena del film Zabriskie Point di Michelangelo Antonioni, quella dell’esplosione in slow motion, e la replica assemblando frammenti di porcellane cinesi. Campari Light, realizzata nel 2002 con Raffaele Celentano, è formata dalla giustapposizione di dieci bottiglie di Campari Soda che possono anche essere staccate dalla composizione. Il lampadario-mobile Oh Man, it’s a Ray!, progetto del 2009 che già nel titolo strizza l’occhio a Man Ray, è un oggetto leggero e permeato d’ironia, basato sull’alternanza di finti attaccapanni e lampadine. Zettel’z, una delle lampade più conosciute tra quelle disegnate da Maurer durante la sua lunga carriera, si compone di fogli di carta giapponese prestampati e altri personalizzabili dall’utente, pronti ad accogliere schizzi e messaggi. Un’altra serie di opere realizzate con lo stesso materiale, le scultoree MaMo Nouchies, fu presentata al pubblico con una campagna fotografica (gli scatti erano del fotografo Tom Vack) che cercava di ricreare l’atmosfera dello studio di Constantin Brancusi a Parigi. Flatterby, del 2018, è una lampadina a bulbo gigante circondata da un volo di farfalle fatte a mano. Le lampade uscite dalla matita di Maurer, insomma, sono come racconti, sempre venati di ironia: lampade-mondo che non esauriscono la loro missione nell’illuminare una stanza.
INGO MAURER: LA VITA
Nato nel 1932 sull’isola di Reichenau, sul lago di Costanza, Maurer aveva una formazione atipica per un progettista. Dopo gli studi di grafica, completata a Monaco nel 1958, ha vissuto per diversi anni negli Stati Uniti, lavorando come graphic designer tra New York e San Francisco, prima di stabilirsi nuovamente nella “sua” Baviera e imbastire una carriera, anch’essa atipica e ricca di successi, di designer-imprenditore, con oltre 200 pezzi disegnati e prodotti. Nel suo percorso professionale non sono mancate le installazioni urbane e pubbliche, sempre di grande impatto. Ricordiamo, per esempio, gli interventi sulla Torre Velasca in occasione di due recenti “Fuorisaloni” (2016 e 2017): in entrambe le occasioni, uno dei simboli di Milano era stato illuminato con una luce colorata (rossa nel 2016 e di un blu vibrante e profondo l’anno successivo). Le sue opere sono esposte nei più importanti musei del mondo, dal MoMA al Vitra Museum passando per lo Stedelijk Museum di Amsterdam. Nel 2011 ha ricevuto il Compasso d’Oro alla carriera.
-Giulia Marani
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