Tra urgenze sociali e poesia. Michael Rakowitz a Rivoli
Castello di Rivoli – fino al 19 gennaio 2020. Il Castello di Rivoli ospita la prima retrospettiva europea incentrata su Michael Rakowitz.
Il Castello di Rivoli ospita la prima retrospettiva europea dedicata a Michael Rakowitz (Great Neck, New York, 1973). In mostra le opere più significative realizzate dall’artista in oltre vent’anni di creatività, con un’ispirazione ampia che spazia dall’architettura all’archeologia, dalla cucina alla geopolitica. Il percorso si compone di sei chiare sezioni, che scandiscono gli spazi come a determinare altrettanti capitoli della storia umana.
LE OPERE
La mostra si apre con paraSITE (1997-in corso), contributo dell’artista al miglioramento delle condizioni vitali dei senzatetto che popolano le grandi metropoli americane, una soluzione sostenibile a una condizione schiacciante. Attraversando l’ambiente che ospita Dull Roar (2005) ci si confronta con lo scheletro contemporaneo del Modernismo architettonico e delle utopie sociali nell’architettura, in un faccia a faccia che non risparmia nulla in termini di purezza lineare e contenuti storico-documentari. Architettura e fallimento sono al centro di White man got no dreaming (2008), dove l’illusione di una possibile rinascita lascia il posto alla gelida consapevolezza dell’essere destinati al fallimento etico. A narrare della ferocia distruttiva sono i testi su travertino, fonemi solidi dell’installazione What dust will rise? (2012), estratta nella valle di Bamiyan, dove nel 2001 i talebani distrussero due monumentali Buddha risalenti al VI secolo. Qui Rakowitz dona alla storia e alla cultura una forma elevata e un’eternità intoccabile.
MEMORIA E POESIA
Si giunge, quasi in conclusione, a un omaggio alla maestria degli artigiani armeni, che durante l’impero Ottomano hanno reso la magnificenza dei palazzi di Istanbul, vedendo sparire la carne nella fatica e le ossa nell’esilio. Questa la metrica di The flesh is yours, the bones are ours (2015). Nel progetto The invisible enemy should not exist (2007-in corso) Rakowitz riflette su ciò che è perduto, porta a galla memorie personali ed esperienze esistenziali, dove si fondono poesia, storia contemporanea e pragmatismo. Il viaggio si chiude con il video The Ballad of Special Ops Cody (2017): un soldatino di legno compie un cammino di conoscenza e durezza, riportando alla memoria l’anno 2005, quando un gruppo di mujahidin diffuse un video che mostrava un soldato americano tenuto in ostaggio, salvo solo in cambio del rilascio di prigionieri iracheni.
‒ Grazia Nuzzi
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