“Donne-artiste”? Anche no. Intervista a Liliana Moro
Dopo la panoramica sul sostegno dato alle artiste dal sistema nostrano, diamo voce alle figure chiave della nostra inchiesta. Si comincia con Liliana Moro.
Come vivono gli artisti? Quali sono le loro fonti di reddito più ricorrenti?
Gli artisti dovrebbero vivere del proprio lavoro. All’inizio non è così semplice, per cui fai mille lavori che ti permettono di coprire le spese più pressanti, affitti, bollette, ma devi anche produrti le opere, l’investimento su se stessi è enorme. Mi rendo conto che ora per un artista giovane è ancora più complicato di quando ho iniziato io alla fine degli Anni Ottanta. Agli inizi ho fatto tutti i lavori possibili, anche molti sacrifici – ad esempio, andare in vacanza era un lusso che non potevo permettermi, ma ho sempre avuto molto entusiasmo, energia e grande determinazione. Nei primi Anni Novanta la situazione artistica era molto vitale, specialmente a Milano, dove sono nata e cresciuta anche artisticamente, c’era molta curiosità e interesse verso di noi. La mia storia inizia con Lo Spazio di via Lazzaro Palazzi, un luogo gestito da noi artisti in cui presentare le nostre opere, invitare altri artisti e incontrare critici. Ho iniziato a vivere del mio lavoro dal 1994, tra alti e molti bassi!
Com’è dal tuo punto di vista l’attuale situazione di mercato? Com’è cambiata da quando hai cominciato a lavorare in questo ambito?
Il mercato è cambiato tantissimo: devi pensare che allora non c’erano così tanti artisti, per cui era un mercato che potrei definire più lineare e non così pressante. Gli stessi collezionisti erano diversi, c’erano figure con alle spalle grandi collezioni costruite con passione e autonomia di pensiero. I collezionisti erano persone con grande conoscenza dell’arte per le quali era importante frequentare gli artisti, preferivano la speculazione “filosofica” alla semplice speculazione.
Cosa ti aspetteresti di più dal sistema dell’arte? Cosa vorresti che ti desse?
Non ho molte aspettative da questo sistema, per quel che mi riguarda mi ha già dato.
Pensi che ci sia un problema di riconoscimento delle donne artiste?
Dagli Anni Novanta, con la mia generazione, le artiste hanno avuto una nuova e maggiore visibilità. Questo lo dobbiamo anche alle battaglie delle artiste e delle critiche delle generazioni precedenti. C’è una cosa che trovo discriminante e fastidiosa, quando ci definiscono “donne-artiste”.
Come riesce un’artista impegnata come te e completamente identificata con la propria pratica a gestire la vita privata e il rapporto con la famiglia per esempio?
La mia vita privata e la mia vita artistica sono praticamente un’unica cosa. Certo, a volte i miei due gatti mi vorrebbero di più a casa!
‒ Santa Nastro
Articolo pubblicato su Artribune Magazine#51
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