Impressionisti segreti. Una mostra a Roma
La mostra “Impressionisti segreti” sancisce il promettente esordio di un nuovo spazio espositivo a Roma, nel secentesco Palazzo Bonaparte.
Con una mostra elegante e ricercata dedicata all’Impressionismo si inaugura a Roma, nella centralissima Piazza Venezia, nel secentesco Palazzo Bonaparte – un prezioso gioiello del Barocco romano ‒, che fu abitato da Maria Letizia Ramolino, madre di Napoleone, un nuovo, prestigioso spazio espositivo di proprietà della Compagnia Generali Italia che, in collaborazione con la Società Arthemisia, da alcuni anni propone e supporta grandi mostre d’arte in tutto il territorio nazionale nell’ambito del progetto pluriennale Valore Cultura.
LA MOSTRA
La peculiarità della mostra, magistrale nell’allestimento e nell’illuminotecnica, sta soprattutto nella scelta di esporre unicamente opere “segrete”, mai viste in pubblico perché custodite gelosamente nelle collezioni private e prestate oggi eccezionalmente dai proprietari: un’occasione che non ci lasciamo sfuggire. Assistiamo conquistati e attoniti al miraggio di un manipolo di artisti che intesero l’umana appercezione come una sorta di superfetazione del nervo ottico: onde attorno a essi, ovunque l’occhio si posasse, non v’era se non vibrazione luminosa e rapida oscillazione cromatica che animava di un’unica vita la natura, gli esseri e le cose, tutto compenetrando senza apparente soluzione di continuità. Lo vediamo nelle numerose tele dipinte en plein air con una tavolozza ricca di toni accesi e ombrosi a inseguire la cangiante varietà della percezione.
I PROTAGONISTI
Questo rivoluzionario occhio impressionistico si acuì oltremisura in Monet e in Sisley fino a condurli sul confine estremo dell’astrazione (valga come esempio L’ile aux Orties di Monet, esposto in mostra). Né si peritò di esplorare, con minuzia entomologica, la “cauda pavonis” dell’esperienza visiva, frantumandola in miriadi di punti di colore, come accadde in Seurat e in Signac. Esemplari di questa spaesante deriva ottica, gli oli del puntinista Henri-Edmond Cross. L’originalità della mise en cadre è un altro aspetto, non secondario, della visione impressionista, anch’esso posto sapientemente in risalto dalla mostra: la messa in discussione dell’artificio prospettico, del nesso gerarchico tra figura e sfondo, della costruzione teatrale della scena pittorica a scapito dell’immediatezza vitale dell’istante. La cogliamo, ad esempio, nei paesaggi e nelle scene d’interno di Gustave Caillebotte, nei volti sfumati di Pierre-Auguste Renoir (un impressionista che ha studiato Raffaello) e nell’unico dipinto del veneziano Federico Zandomeneghi, l’unico pittore italiano che ha aderito al movimento impressionista.
‒ Luigi Capano
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