L’eterna bellezza della scultura. Antonio Canova a Roma
Scultore fra i più ammirati di sempre, Antonio Canova è ora protagonista della mostra a Palazzo Braschi, a Roma. Confermando il rinnovato interesse verso la sua arte.
Antonio Canova (Possagno, 1757 – Venezia, 1822), al suo tempo ammirato e conteso dai sovrani di tutta Europa, è oggi universalmente riconosciuto come uno dei più significativi artisti del Neoclassicismo. Infatti non si è limitato a riesumare lo stile e i modi delle sculture greche e romane (di cui si rifiutò sempre di realizzare copie o restauri integrativi), dal momento che ha attualizzato e rinvigorito un linguaggio facendosi promotore di un’arte nuova che, pur avendo nel suo codice genetico l’importante eredità di un’estetica riferibile al passato, è riuscita a interpretare i valori aderenti alla storia e alla vita culturale della sua epoca, gli anni della seconda metà del Settecento e dei primi dell’Ottocento.
La mostra del Museo di Roma ci accompagna in un percorso articolato in tredici sezioni, presentando circa centosettanta tra opere di Canova, dei suoi collaboratori e dei diversi artisti del tempo che parteciparono a vario titolo alla grande rivoluzione figurativa del Neoclassicismo. L’esposizione di diversi materiali di studio dell’artista (come disegni, modelli, bozzetti in gesso o terracotta) permette di conoscere i vari passaggi che lo portavano alla realizzazione delle sue preziosissime sculture in marmo, documentando un percorso creativo che iniziava con l’ideazione e l’elaborazione di alcuni modelli e si concludeva con la lavorazione finale delle superfici della scultura. Si trattava di una tecnica sapiente, raffinata e attenta a ogni dettaglio, come la pelle dei personaggi, a cui veniva conferita una speciale patina che la rendeva traslucida, come viva, grazie all’utilizzo di una particolare cera o all’impiego di altri sofisticati trattamenti del marmo.
LA STORIA E LE OPERE
Canova arrivò a Roma nel 1779 e da quel momento se ne allontanò soltanto per brevi periodi. Nella città dei papi lo sculture ebbe il suo atelier in via di San Giacomo, presto impostosi come il più importante laboratorio artistico e scultoreo dell’epoca e spesso frequentato da artisti, intellettuali, viaggiatori e facoltosi collezionisti. Oltre alla relazione con la città ospitante, la mostra indaga il rapporto di Canova con alcuni letterati (come Vittorio Alfieri), nonché la sua passione politica di fervente antigiacobino o il suo impegno in prima persona dopo il Congresso di Vienna per il recupero delle celeberrime (e ancora oggi evocate) prede napoleoniche italiane. Il visitatore sarà sorpreso e appagato dall’allestimento di alcune sculture, quelle che, assecondando una volontà che fu dello stesso Canova, sono disposte su piedistalli che girano su se stessi, favorendone una lettura cinetica e totale, oltre che una visione con diverse condizioni di luce.
Chiude la mostra la Danzatrice con le mani sui fianchi dall’Ermitage di San Pietroburgo che, rotando su se stessa, si moltiplica nelle innumerevoli apparizioni nella stanza ricoperta di specchi, quasi animandosi e prendendo vita.
‒ Calogero Pirrera
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