Movimento
Camp Design Gallery presenta “Movimento”, un progetto curatoriale di La Cube e Salvatore Peluso, con progetti di nove designer da Eindhoven, Madrid e Milano.
Comunicato stampa
Camp Design Gallery presenta “Movimento”, un progetto curatoriale di La Cube e Salvatore Peluso, con progetti di nove designer da Eindhoven, Madrid e Milano: Andrés Izquierdo, Elissa Lacoste, Inés Sistiaga + Lucas Munoz, La Cube, Matteo Pellegrino, Parasite 2.0, PLSTCT, Shahar Livne e Tellurico.
Nel dizionario italiano, tra le accezioni di Movimento si legge: “un qualsiasi fenomeno di aggregazione e mobilitazione di individui che, in seguito a mutamenti socioeconomici intervenuti, sviluppano la coscienza della loro identità di gruppo sociale e si impegnano attivamente per realizzare un mutamento della loro condizione o dello stesso sistema politico.”
Il progetto curatoriale proposto da La Cube e Salvatore Peluso è un progetto di rete, che mette in dialogo pratiche libere e autonome, slegate da logiche industriali e di immediata funzionalità. Quelli presentati alla Camp Design Gallery sono progetti in grado di raccontare storie, esplorare le possibilità della materia e i suoi significati culturali; sono progetti che mettono in crisi il concetto occidentale di comfort e che generano ambiguità piuttosto avere un uso specifico.
La qualità del Movimento non è determinata solo da un’attitudine comune tra i designer, ma anche da una struttura relazionale costruita su di essi. In altre parole, il Movimento nasce da – e continua a promuovere – il dialogo tra i suoi componenti. I contatti personali e professionali, diretti e indiretti, formano una rete costruita lentamente negli anni tramite mostre, incontri o conversazioni.
Il ruolo del curatore si avvicina quindi a quello del community organizer, una figura capace prima di tutto di ascoltare e il cui intento è quello di costruire potere relazionale, assicurare autonomia e potere di azione alla società civile, e nel nostro caso progettuale.
Queste affinità elettive hanno generato un contesto socioprofessionale e personale considerabile come un ecosistema all’interno di un ambiente che, pur non ostile a queste pratiche, risulta poco ospitale a proposte che mettono in discussione, in qualche modo, i fondamenti della disciplina. Milano è quindi un luogo particolarmente significativo per questa mostra perché, nonostante durante la Milano Design Week sia la capitale mondiale del design, attualmente è priva delle sue forme più critiche e sperimentali.
Movimento porta qui una selezione di autori internazionali in un'occasione alternativa da quella del Salone, dove i riflettori sono puntati sui grandi marchi e la presenza di designer indipendenti è oscurata da troppe proposte.
Movimento è una piattaforma di supporto per designer indipendenti, un terzo luogo dedicato all’incontro, all’ascolto e al dialogo, che si materializza con una mostra negli spazi della galleria.
Il ruolo del curatore si avvicina quindi a quello del community organizer, una figura capace prima di tutto di ascoltare e il cui intento è quello di costruire potere relazionale, assicurare autonomia e potere di azione alla società civile, e nel nostro caso progettuale.
Il ruolo del curatore si avvicina più a quello del community organizer, è una pratica cioè assicurare autonomia e potere di azione alla società civile, e nel nostro caso progettuale.
Portare qui una selezione di autori internazionali significa portare avanti un discorso in un'occasione diversa da quella del Salone, dove i riflettori sono puntati sui grandi marchi e la presenza di designer indipendenti è oscurata da troppe proposte.
Forse la cosa che ci interessa di più è il percorso personale dei designer, architetti o artisti che siano. D’altronde secondo l’architetto e critico Andreas Rumpfhuber: “The problem for the [designer] is no longer how to plan the world outside – since is no longer any outside to be planned – but how to design themselves and how to deal with the way the world constantly redesigns them.”
Questo è per noi un momento fondamentale per costruire nuove forme di collettività al di là delle forme tradizionali di radicamento, in cui superare la dicotomia locale/globale, la galleria è un luogo dove materializzare i rapporti effimeri che si generano con i social media. COMPATTARE E FINALE