L’ascesa di un genio. Rembrandt a Leida
Nel 350esimo anniversario della scomparsa di Rembrandt, la mostra al Museum de Lakenhal di Leida, la sua città natale, ne ripercorre gli anni giovanili della formazione, in 150 opere fra dipinti, disegni, incisioni, oltre ad alcuni documenti d’epoca. Contestualmente alla mostra, Pushkin Press ha pubblicato il volume Young Rembrandt, del critico letterario Onno Blom, che a partire da nuovi studi d’archivio ricostruisce, fra storia e romanzo, la vita dell’artista.
La pittura olandese del Seicento ebbe la medesima portata europea di quella avuta dalla pittura italiana un secolo prima; il clima tollerante e socialmente avanzato della Riforma Luterana permise la crescita della libertà civile che interessò anche la scienza e le arti; qui nacque la pittura di genere, attenta narratrice della realtà sociale. Nato da una famiglia umile ma benestante (mugnaio il padre, figlia di un fornaio la madre), Rembrandt Harmenszoon van Rijn (Leida, 1606 – Amsterdam, 1669) è stato uno dei maggiori pittori del Secolo d’Oro olandese, che approfittò della vivacità culturale del Paese per realizzare capolavori dal fascino teatrale, intrisi del mistero dell’essere umano. La mostra analizza gli anni giovanili della formazione, fra il 1624 e il 1634, subito dopo l’università (in mostra la pergamena originale che ne attesta l’iscrizione nel 1620).
IL MISTERO DELLA FIGURA UMANA
Allievo di Jacob Isaacszoon van Swanenburg nella natia Leida prima, e successivamente di Pieter Lastman ad Amsterdam, sviluppò il suo talento dopo lunga e paziente applicazione nello studio dell’anatomia umana e nella stesura del disegno preparatorio per pitture e incisioni. Nel suo immaginario, la figura umana ebbe da subito un rilievo importante, si trattasse di opere religiose oppure di genere. Imparò a riprodurre i mendicanti dalle incisioni di Jacques Callot e Luca di Leida, rimase affascinato dai contadini e dai lavoratori portuali, e molto spesso, in dipinti e incisioni, prestò loro il suo stesso volto, creando bizzarri giochi d’identità, ma soprattutto restituendo la verità della vita quotidiana degli umili, di cui rendeva con perizia i modesti abiti. E a partire dal proprio autoritratto Rembrandt fa del volto umano un motivo ricorrente nella sua pittura, avvolgendolo di quegli effetti di chiaroscuro attentamente studiati a Leida e che conferiscono ai dipinti un’aura di mistero. Rembrandt è un pittore di cui non sempre è facile capire il significato delle scene rappresentate, e il suo stile, in particolare negli anni giovanili, mantenne sempre un carattere di sobrietà, improntata alla cultura luterana di cui era imbevuto e che si rifletteva nella severità dei colori autunnali che molto spesso contraddistinguono i suoi quadri, paesaggi o figure che siano, quasi un’allegoria del tempo che scorre, dell’indulgere dolceamaro sulla china dei ricordi. Nei suoi dipinti la vita pulsa placida al pari dell’acqua nei canali di Leida: Rembrandt è fra i primi cantori moderni dell’umanità, di cui avvia lo studio dell’interiorità e delle emozioni più intime. Con lui si rafforza quel concetto del pittoresco che conferisce una nota tragicomica alla rappresentazione della realtà e che si stacca dall’idealismo della pittura mitologica o religiosa sin lì in voga. E nel clima di apertura verso l’oriente, grazie ai floridi commerci del porto di Leida, rivestì i suoi personaggi di raffinati panneggi di gusto bizantino e slavo
STORIA, MITOLOGIA E RELIGIONE
Pur frequentando anche tematiche più classiche, Rembrandt mantiene sempre come riferimento la carnalità dell’individuo, che non assume mai caratteri mistici o ideali, ma conserva la sua capacità di provare emozioni ed esprimere pensieri. Per questo gli episodi scelti hanno generalmente un taglio drammatico, quello più congeniale allo scopo: il ratto d’Europa e di Proserpina, la vicenda di Sansone e Dalila, o solenni momenti storici legati alla guerra (ma non sempre ben identificabili). E spesso non manca un’ulteriore firma, per tramite di autoritratti inseriti qua e là tra la folla, come nel Martirio di Santo Stefano, o nell’evangelico Lasciate che i piccoli vengano a me, qui esposto per la prima volta dopo il restauro seguito alla riscoperta. Come El Greco in Spagna o Caravaggio in Italia, anche Rembrandt fa dei suoi dipinti autentiche macchine teatrali, ma, differentemente dagli illustri colleghi, il suo respiro è più pacato, più che il dubbio amletico o la lussuria febbrile si avverte nei suoi quadri la contemplazione del silenzio dopo una giornata di lavoro, si avverte il battito del cuore in situazioni di piacevole pericolo (Europa e Proserpina), si avverte il pulsare della natura maestosa che spesso contorna le sue scene.
EREDITÀ E CONFRONTI
La mostra è anche occasione di confronto fra Rembrandt e la sua epoca, così come fra lui e i suoi allievi. A Leida ebbe modo di collaborare a lungo con Jan Lievens, suo concittadino e collega, con cui aprì una bottega e mosse i primi passi da artista professionista. Se però la pittura di Rembrandt è cronaca del momento, ammantata di mistero grazie all’uso del chiaroscuro, in Lievens, caravaggesco convinto, prevalgono il senso del dramma e la lussuriosa mortificazione del corpo.
Jan Gillisz van Vliet e Gerrit Dou furono i più dotati fra gli allievi di Rembrandt. Se Dou è apprezzabile nei chiaroscuri, manca però della calda tensione delle figure del maestro, al punto da lasciare un’impressione di freddezza nelle proprie tele. Van Vliet è invece più in sintonia, e collaborò spesso con Rembrandt nelle incisioni per lavori “a quattro mani”.
Confronti a parte, la mostra permette di conoscere la produzione meno nota di Rembrandt, di apprezzarne la raffinatezza delle opere su carta, il lungo lavoro di studio e di affinamento dello stile, prima di giungere ai capolavori della fase maturA come Ronda di notte o La lezione di anatomia.
‒ Niccolò Lucarelli
Leida // fino al 9 febbraio 2020
Young Rembrandt – Rising Star
MUSEUM DE LAKENHAL
Oude Singel 32 2312 RA
https://www.lakenhal.nl/
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