Alluvione storica a Venezia. Il punto sui danni al patrimonio artistico
Uno scenario distopico, una comunità esasperata. Sono le notizie provenienti dalla Laguna, destinata a rimanere sotto il livello del mare ancora per diversi giorni. Che ne sarà dei molti musei e monumenti diffusi in città? Inizia la conta dei danni.
Lo scenario nel quale è immersa la Laguna veneziana in questi giorni è tragico, siamo a livello di stato di calamità. Lo ha annunciato su Twitter il 12 novembre il sindaco Luigi Brugnaro dopo che il livello dell’acqua ha raggiunto il picco di 187 centimetri e inondato l’80% della città. Un record superato (di poco) solo da “l’Acqua Granda” del 1966, con punte di 192 centimetri; una tragedia “impossibile da prevedere”, stando agli ultimi aggiornamenti del Cnr. E, mentre si aspettano nuove alluvioni – con molta preoccupazione, in particolare, per la giornata del 17 novembre – si inizia la conta dei danni. I musei sono chiusi, idem la Biennale, mentre il patrimonio artistico è a serio rischio.
ACQUA ALTA A VENEZIA: I DANNI AL PATRIMONIO STORICO
Al momento le preoccupazioni maggiori sono rivolte alla Basilica di San Marco, invasa al suo interno da 110 centimetri d’acqua: allagata la cripta e il nartece, con prevedibili danni al pavimento musivo, particolarmente soggetto alla corrosione dell’acqua salata. “Impossibile al momento quantificare i danni al patrimonio artistico di Venezia e in particolare a San Marco, ma la situazione è estremamente complessa e preoccupante“, ha dichiarato all’ANSA il segretario generale Mibact Salvo Nastasi, “il Ministro Franceschini segue da ieri la situazione passo passo, i soprintendenti sono al lavoro e hanno messo a disposizione tutti i loro restauratori. In attesa delle valutazioni stiamo verificando ogni capitolo di spesa del Mibact per fare il punto sui fondi da destinare al patrimonio artistico veneziano”. Numerose le chiese sommerse, in particolare nell’area marciana, come quella barocca di San Moisè, subito dietro piazza San Marco. L’acqua alta non ha risparmiato il Teatro La Fenice, posto in un palazzo settecentesco; interessate e rese inutilizzabili le aree di servizio, la struttura del teatro è però rimasta illesa. Stessa sorte per l’Università Ca’ Foscari, che ha annullato cerimonie di consegna dei diplomi a causa di danneggiamenti e mancanza di elettricità (come nell’auditorium Margherita o nella sede del Collegio Internazionale sull’isola di San Servolo).
ACQUA ALTA A VENEZIA: I MUSEI
Il sistema musei è chiuso: “A causa della drammatica situazione che stiamo vivendo a Venezia non siamo raggiungibili”, scrive sulla pagina Facebook il MUVE, la Fondazione dei Musei Civici di Venezia, “ci aspetta un’altra terribile giornata di acqua alta. I musei civici rimarranno tutti chiusi questa mattina. Seguiranno aggiornamenti per l’eventuale apertura pomeridiana di alcune sedi”. Stessa cosa vale per le istituzioni private. Paura per Ca’ Pesaro – Galleria Internazionale d’Arte Moderna: nella mattinata, per un guasto all’impianto elettrico, è divampato un incendio (poi domato) che ha causato il crollo del solaio al piano terra dell’edificio. Disastro anche alla Fondazione Querini Stampalia, dal patrimonio librario fortemente danneggiato. Anche questa notizia appare sulla pagina Facebook: “In seguito all’acqua alta eccezionale di questa notte tutto il piano terra del Palazzo è stato allegato: caffetteria, auditorium, bookshop, ascensori e spazi di servizio.
La struttura è in sicurezza fino a 160 cm, oltre la marea lo invade. Si stanno contando i danni nei depositi librari”. Più rassicurante la Collezione Peggy Guggenheim, che comunica: “Lo staff del museo sta bene, le opere della Collezione non hanno subito danni, ma per motivi di sicurezza e per far fronte alla situazione di emergenza e ai danni subiti nelle aree più basse, quali biglietteria e shop, il museo rimane chiuso al pubblico sia oggi che domani, giovedì 14 novembre“. Colpita anche la Biennale: l’acqua ha raggiunto i Giardini e l’Arsenale, ma senza causare gravi danni, secondo quanto riferito dal sito ufficiale. Ripristinati gli spazi, la riapertura è prevista per il 14 novembre sempre se la situazione, come però alcune previsioni indicano, non tornerà a peggiorare.
UNA TUTELA MAI PORTATA A TERMINE: IL DISASTRO MOSE
Se l’antica e fragilissima Venezia è maggiormente esposta alle ripercussioni del cambiamento climatico in atto sul nostro pianeta, è pur vero che a dare il colpo di grazia ci pensa la negligenza umana, con un piano di tutela mai portato a compimento. Il Mose – Modulo Sperimentale Elettromeccanico consiste in quattro grandi barriere mobili a scomparsa posate sul fondo delle tre bocche di porto, attorno alla laguna. Cassoni d’acciaio incernierati sul fondo che salgono con l’innalzarsi della marea, con il risultato di scongiurare l’inondazione in città. Il progetto, già installato, non può ancora essere messo in funzione a causa del mancato collaudo dei motori elettrici in grado di attivarlo. Un’opera pubblica le cui radici affondano negli anni ’70, quando iniziarono le prime sperimentazioni: da allora, sono stati spesi 5 miliardi e mezzo di euro, tangenti escluse. Un tunnel di cui non si vede la fine; mentre si resta in attesa del completamento dei lavori – al quale seguiranno considerevoli costi di manutenzione – i materiali della struttura non ancora inaugurata iniziano a deperirsi.
MOSE: LA DENUNCIA DI CODACONS
Un disastro, quello di questi giorni, che non sarà certo privo di conseguenze: la Procura della Repubblica dovrà aprire una indagine per il reato di Danneggiamento al patrimonio archeologico, storico o artistico nazionale. Il Codacons presenterà, infatti, un esposto alla magistratura veneziana relativo alla situazione critica della città e ai danni che minacciano il suo patrimonio, non ancora quantificabili, non senza tirare in causa l’opera pubblica del Mose. “Un patrimonio culturale inestimabile e protetto dall’Unesco rischia di essere distrutto a causa degli allagamenti che si stanno registrando a Venezia, e che potrebbero essere stati causati, o quantomeno alimentati, proprio dai lavori legati al Mose, opera che secondo gli esperti avrebbe profondamente modificato la morfologia della città”, scrive il Codacons in una nota riportata da Agi. “Una situazione che configurerebbe il reato previsto dell’art. 733 del Codice Penale che punisce chi danneggia il patrimonio archeologico, storico o artistico nazionale”.
MALTEMPO IN TUTTA ITALIA: ANCHE MATERA FLAGELLATA
In questi giorni il maltempo sta flagellando anche il Sud Italia, con acquazzoni e forti raffiche di vento che hanno colpito tutto il Metapontino. Impressionanti le immagini che arrivano da Matera, in cui le strade si sono trasformate in torrenti in piena che scorrono tra i Sassi, caratterizzati da strutture antiche e fragili (la pietra materana è la calcarenite, che a contatto con l’acqua diventa cedevole). La situazione di questi giorni costituisce la desolante fotografia di un Paese minacciato dai cambiamenti climatici e carente di forme di prevenzione e tutela. Anche laddove i pericoli erano preannunciati da lunghissimo tempo.
– Giulia Ronchi
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati