Fotografie di famiglia e archivi. Una mostra a Roma
Dalla provincia di Salerno a Roma, una mostra sottolinea l’importanza dell’archivio, anche digitale, per la fotografia.
Quando si dice nome omen. Nel nome il presagio. Archivio Bellosguardo. Fotografie di famiglia e produzione contemporanea è infatti il titolo della mostra fotografica che ha inaugurato l’8 novembre nella ex Chiesa delle Zitelle, il nuovo spazio espositivo dell’Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione (ICCD) che si mostra al pubblico con una nuova veste allestitiva, e dove si potrà visitare fino al 24 gennaio 2020.
Tutto nasce dal progetto pilota Archivio Bellosguardo, ideato dal fotografo Alessandro Imbriaco con la collaborazione scientifica dell’ICCD, il patrocinio del Comune di Bellosguardo e il coordinamento dell’Associazione locale Rehub Alburni: l’obiettivo è quello di realizzare un archivio fotografico del Parco Nazionale del Cilento e del Vallo di Diano, dal 1998 Patrimonio dell’UNESCO e secondo parco nazionale italiano con un territorio che dalla costa tirrenica tocca l’Appennino campano-lucano.
È un progetto fatto con le fotografie: quelle delle famiglie di Bellosguardo, un piccolo paese di 800 abitanti nella Provincia di Salerno, i cui abitanti hanno raccolto e consegnato ai curatori, e quelle di cinque autori che hanno raccontato il luogo attraverso il loro sguardo. Prima della mostra finale le fotografie sono state raccolte, archiviate, ordinate, e digitalizzate attraverso un’attività di formazione realizzata con il sostegno dell’ICCD, che ha fornito indicazioni teoriche e sul metodo di gestione del materiale. Altri gruppi di lavoro stanno attuando nei diversi Comuni del territorio ciò che è stato fatto a Bellosguardo. L’Archivio sarà in un primo momento di natura solo digitale, ma l’obiettivo a lungo termine è di individuare una sede fisica nella quale conservare i materiali, coordinare le varie attività e creare opportunità di lavoro.
L’IMPORTANZA DELL’ARCHIVIO
Questo singolare progetto parte dall’archivio, ponendo all’attenzione temi sempre attuali per la Fotografia, intesa con la f maiuscola, e per le fotografie, intese come singoli oggetti dotati di una propria materialità, di contenuto, e di un valore d’uso. Esistono molte collezioni e raccolte, ma pochi archivi. Un archivio non è tale se non è ordinato, perché è nell’ordinamento che il singolo documento trova la sua pienezza, il suo valore d’uso. La questione è molto importante nell’analizzare il passaggio dall’immagine al documento visivo. La fotografia oggi soffre di un approccio che si basa soprattutto su criteri formali, piuttosto discutibili in ragione dell’inevitabile mutare del gusto, e che ne trascurano un aspetto rilevante, cioè la fruizione. La descrizione di una fotografia, l’identificazione del suo autore, l’analisi della materia e della tecnica, la sua datazione, pur non dando a essa la compiutezza di fonte, sono tuttavia indispensabili per consentirne il passaggio a documento. Ci trova d’accordo Adolfo Mignemi quando afferma che la produzione di un’immagine da parte del fotografo è una realtà documentale, a cui si dà una materialità propria autonoma che, a sua volta, è al centro della problematica relativa al suo uso. Ma qui tocchiamo altri tasti che necessitano altri spazi. Invece l’ultima questione che vorremmo toccare è quella della digitalizzazione delle immagini storiche, parte integrante di questo progetto, e l’uso della conoscenza della rete internet per la loro conoscenza. Una pratica in linea con i tempi, come è giusto che sia, per la messa in sicurezza delle immagini, attraverso repertori e inventari, e per la loro consultazione di prima necessità attraverso la rete. Purché non si renda superflua la consultazione dell’archivio. Gli studiosi lo sanno bene, così come i curatori di questa iniziativa. Da qui infatti l’esigenza di una sede fisica per le fotografie. Lo scrivevano già nel 1898 i direttori degli archivi di Utrecht, Groninga e Middelburg in un manuale ancora oggi punto di riferimento per l’archivistica: “Non c’è bisogno che un inventario faccia conoscere tutto ciò che un archivio contiene sopra un dato argomento o una data persona. […] La guida dell’archivio non deve mirare a rendere superflua la consultazione dell’archivio stesso”.
LA MOSTRA A ROMA
L’esito finale del progetto pilota è la mostra romana, divisa in due sezioni: Fotografie di famiglia, a cura di Benedetta Cestelli Guidi con Martina Alessandrini, che propone una selezione degli originali messi a disposizione dai cittadini, affiancata da una videoproiezione a opera di Alessandro Imbriaco, e la sezione Produzione contemporanea, a cura di Francesca Fabiani, che restituisce il risultato delle campagne fotografiche condotte sul territorio da cinque fotografi emergenti ospitati in residenza: Alessandro Coco, Valerio Morreale, Nunzia Pallante, Mattia Pannunzio e Sarah Wiedmann.
L’allestimento delle fotografie delle famiglie di Bellosguardo, raggruppate per temi facilmente individuabili, ossia ritratti, ambiente urbano, paesaggio, consentono di delineare biografie, di ‘disegnare’ alberi genealogici ma anche di mostrare processi storico-culturali collettivi: dal fenomeno dell’emigrazione degli anni passati al progressivo spopolamento attuale, a cui fa da contraltare la presenza del turismo nei soli mesi estivi. Sottraendo le fotografie delle famiglie alla dispersione e all’oblio, si è riconosciuta loro la valenza storica e documentaristica all’interno di una zona oggetto di notevoli cambiamenti, mentre lo sguardo sul territorio dei cinque giovani fotografi invitati ha offerto punti di vista inediti attraverso un linguaggio fotografico aggiornato, attivando nuovi itinerari visivi, frutto dell’incontro ‘libero’ tra autore e contesto. Una selezione di queste immagini entrerà a far parte delle collezioni di fotografia contemporanea dell’ICCD.
‒ Paola Di Giammaria
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati