Michelangelo e i Medici

Informazioni Evento

Luogo
CASA BUONARROTI
Via Ghibellina 70, Firenze, Italia
(Clicca qui per la mappa)
Date
Dal al

10.00-17.00; chiuso il martedì
su prenotazione, aperture straordinarie fuori orario per gruppi

Vernissage
19/11/2019

su invito

Biglietti

€ 6.50 intero; € 4.50 gruppi e scuole di ogni ordine e grado

Artisti
Michelangelo Buonarroti
Curatori
Alessandro Cecchi
Uffici stampa
SIGMA CSC
Generi
arte antica

Nel 2019 Firenze celebra non soltanto il quinto Centenario della morte di Leonardo da Vinci ma anche i cinquecento anni dalla nascita del duca Cosimo I de’Medici, (Firenze 1519 – 1574) e di Caterina de’Medici, Regina di Francia (Firenze 1519 – Blois, 1589).

Comunicato stampa

Nel 2019 Firenze celebra non soltanto il quinto Centenario della morte di Leonardo da Vinci ma anche i cinquecento anni dalla nascita del duca Cosimo I de'Medici, (Firenze 1519 - 1574) e di Caterina de'Medici, Regina di Francia (Firenze 1519 - Blois, 1589).
Alle varie iniziative predisposte per celebrare la ricorrenza congiunta, promosse dal Comune di Firenze col concorso delle maggiori istituzioni culturali fiorentine, la Fondazione partecipa con un suo progetto che privilegia il ricchissimo archivio della famiglia Buonarroti ed, in particolare, i documenti michelangioleschi di eccezionale importanza che vi sono conservati. Le carte, pressochè sconosciute al grande pubblico, consentono infatti di seguire, come ben sanno gli studiosi, le varie tappe della lunga e operosa vita del sommo artista, morto a Roma nel 1564 all'età eccezionale per i suoi tempi, di ottantanove anni.
Il rapporto con i Medici iniziò con la protezione accordata da Lorenzo il Magnifico al giovane Michelangelo che realizzò per lui i due rilievi della Madonna della Scala e della Battaglia dei Centauri, rimasti alla famiglia, in Casa Buonarroti, dopo la morte del committente nel 1492. Continuò poi nel secolo seguente, con incarichi prestigiosi come la commissione della facciata della chiesa di San Lorenzo (1516-1520) da parte del figlio di Lorenzo, il cardinal Giovanni, divenuto papa Leone X nel 1513.
Il pontefice delegò ben presto al cugino Giulio de'Medici, cardinale di Santa Romana Chiesa e suo Vicecancelliere, i rapporti con Michelangelo per i lavori nel complesso monumentale di San Lorenzo, che gli premevano particolarmente, ma di cui non vide la fine per il sopraggiungere della morte, nel 1521. Divenuto papa due anni dopo, col nome di Clemente VII, Giulio ne raccolse l'eredità, riprendendo ad occuparsene personalmente, senza miglior fortuna, considerata l'entità e la contemporaneità delle imprese, rimaste incompiute alla sua morte, nel settembre del 1534, quando l'artista lasciò per sempre Firenze per stabilirsi a Roma. Diversi documenti in mostra, attestano rapporti diretti del Medici col Buonarroti, come la lettera indirizzatagli il 23 dicembre del 1525, con una postilla di mano del papa: "Tu sai che li pontefici non vivon molto; et noi non potremo, più che facciamo, desiderare vedere, o almeno intendere, essere finite la cappella con le sepulture delli nostri et anche la libreria".
Nella maggior parte dei casi, però, vennero impiegati intermediari quali Domenico Buoninsegni e Giovan Francesco Fattucci, incaricati di seguire i lavori per la facciata, la costruzione della Sagrestia Nuova, destinata ad accogliere le spoglie mortali di Lorenzo il Magnifico (Firenze 1449 - 1492) e Giuliano suo fratello (Firenze 1453 - 1478) e dei duchi prematuramente scomparsi Giuliano, figlio del Magnifico (Firenze 1479 - 1516) e Lorenzo, suo nipote e figlio di Piero il Fatuo (Firenze, 1492 - 1519) e la realizzazione della Biblioteca Laurenziana, compiuta solo molti anni dopo, in età cosimiana.
Alla progettazione della facciata si riferiscono alcuni disegni di Michelangelo e un grandioso modello ligneo, esposto in Casa Buonarroti e diversi documenti scelti per l'esposizione, fra cui i contratti con i cavatori di marmi sulle Alpi Apuane, e il documento, fra i Ricordi, in data 10 marzo 1520, che sancisce l'abbandono dell'impresa voluto da Leone X, con il riepilogo di quanto percepito da parte dell'artista.La Sagrestia Nuova impegnò notevolmente Michelangelo dagli anni venti fino al 1534, con un'interruzione dei lavori dovuta alla cacciata dei Medici e all'avvento della seconda Repubblica, come risulta dalle carte d'archivio, in parte esposte. Rimase incompiuta alla morte di Clemente VII e venne completata soltanto molti anni dopo al pari della Libreria Laurenziana, che doveva dare una degna sede alla ricca collezione medicea di incunaboli e manoscritti. Della complessa progettazione di questo edificio monumentale, annesso alla basilica di San Lorenzo, resta testimonianza nel carteggio scambiato con Michelangelo.
Un altro capitolo, documentato da un ricco carteggio, riguarda Cosimo I de'Medici, duca di Firenze che, per un decennio, tentò invano di convincere l'anziano e riottoso artista a far ritorno in patria, accontentandosi infine, a malincuore, di servirsene a distanza. Gli chiese infatti pareri, disegni e modelli per il completamento della scala del Ricetto della Libreria Laurenziana, la progettazione di San Giovanni dei Fiorentini, e la trasformazione del Palazzo della Signoria in residenza ducale, Michelangelo si rifiutò sempre di lasciare l'Urbe, adducendo a scuse l'età avanzata e l'obbligo morale e materiale della cura della Fabbrica di San Pietro.
L'artista venne interpellato anche dalla figlia di Lorenzo, duca d'Urbino, Caterina, sposata nel 1533 ad Enrico II di Valois, delfino di Francia, e rimasta nel 1559 vedova di lui, ch'era divenuto re di Francia. Il desiderio di celebrare il consorte con un monumento equestre in bronzo su disegno di Michelangelo si sarebbe realizzato solo parzialmente, ad opera di Daniele da Volterra. Restano due lettere della sovrana a Michelangelo e altre di suoi emissari, esposte in mostra.
Nel 1563 Michelangelo fu nominato, dal duca Lorenzo, capo della neonata Accademia delle Arti del Disegno.
Sarebbe morto l'anno seguente, il 18 febbraio, a Roma, nella sua Casa di Macel de'Corvi, dopo aver invano chiamato al suo capezzale il nipote Leonardo di Buonarroto, suo erede universale, con una lettera di Daniele da Volterra, in mostra, da lui coofirmata, con mano malferma, il 14 febbraio del 1564.