La sincerità della materia secondo Caterina Morigi. A Torino
Durante la settimana di Artissima, Villa della Regina e Mucho Mas! hanno ospitato il lavoro di Caterina Morigi, impegnata in una profonda indagine sulla materia.
Due sedi agli antipodi, la sontuosa Villa della Regina e lo spazio indipendente Mucho Mas! Artist-run space, durante la settimana del contemporaneo torinese hanno ospitato le opere della mostra Sincerità della materia / Honesty of Matter di Caterina Morigi (Ravenna, 1991). Il progetto, frutto della vincita del bando ORA!X Strade per creativi under 30 di Compagnia di Sanpaolo, vanta il patrocinio della Regione Piemonte e della Città di Torino e importanti partnership tra cui quelle di Istituto Caselli – Real Fabbrica di Capodimonte, Fondazione Morra e Sara Ricciardi Studio e si interroga sul rapporto tra naturale e umano nella scultura.
“Come l’uomo imita la natura, in maniera poetica la natura assomiglia all’uomo; la mostra ‘Sincerità della materia – Honesty of matter’ è nata da un’immagine: dalle rime visive tra epidermide umana e superficie marmorea”. Così esordisce Caterina Morigi quando racconta delle sue opere. E in effetti, ammirando il virtuoso dialogo di forme e tensioni, si percepisce la portata del consapevole studio dell’artista; un esercizio di assimilazione che non manca di sapiente tecnica e intensa poeticità. La polifonia non è concessa semplicemente dallo spazio espositivo di doppia natura, ma anche e soprattutto dall’inclusiva sensibilità materica, calibrata e delicata in ogni luogo in cui si adagia l’osservazione: “A Villa della Regina ho voluto riprendere non solo il rapporto di somiglianza tra superfici, ma anche un livello più simbolico: i regnanti che hanno costruito la Corona di Delizie, serie di regge sabaude situate in luoghi naturali, hanno voluto che le decorazioni interne rispecchiassero la vegetazione circostante. Volevano dunque portare all’interno la natura esterna, così è avvenuto: piccoli elementi in pietra e la loro rappresentazione in porcellana, provenienti dall’esterno, sono stati esposti come opere nello spazio chiuso. Il palazzo, con le sue stanze, è anche simbolo del sé: vorrei associarmi a questa visione psicologica nel dire che la natura ci appartiene, nel senso di possesso visivo; la natura ci appartiene finché la guardiamo e anche perché ne facciamo parte”.
MATERIA ARTIGIANA
La leggiadria viene abbinata a un’approfondita capacità tecnica, come accennato: l’artista ha seguito un percorso formativo “antico”, vivendo nelle città dei suoi maestri (da Napoli a Venezia a Torino) e apprendendo i segreti delle botteghe del territorio. La ricerca si è poi unita alla vastissima ed eclettica cultura personale di Morigi, creando un magma di idee e sentimenti tradotti in materia. Una scultrice di tempi antichi e ideali, insomma, con una forza espressiva unica complice di una salda competenza “artigianale”, figlia di esperte maestranze e di un’educazione umanistica. Riguardo al materiale e al suo lungo e complicato processo di realizzazione, basterebbe citare l’omonimo libro sulla mostra (presentato a Villa della Regina); ma è la stessa Morigi ad aggiungere: “Nell’artist run space Mucho Mas! gli elementi sono realizzati in marmo artificiale, una tecnica complessa e antica, che richiede una lunga fase di progettazione dell’impasto di scagliola pigmento e colla animale. Penso che se non si conosce il procedimento è difficile comprenderne l’accuratezza, che va colta nei dettagli finissimi delle venature simulate. L’uso sapiente di questo materiale mi è stato insegnato dal maestro Simone Desirò, con il quale ho realizzato i lavori. Un aspetto molto poetico che può essere colto solo se raccontato è che il marmo artificiale di Rima prevede una fase di levigatura che si ottiene accarezzando la superficie piana con 7 diverse pietre naturali, dalla pomice fino all’ematite. Per realizzare un elemento artificiale ne occorre quindi un altro naturale”.
IL VALORE DELLA SINCERITÀ
Infine, riguardo alla competenza culturale e alla realizzazione raffinata ed encomiabile dell’artista, basti citare la spiegazione filologica del titolo della mostra, commistione di poesia e linguistica che si riverbera nel contenuto dell’esposizione: “La porcellana è una materia preziosa, difficile da lavorare perché restituisce ampliati, in fase di cottura, gli errori commessi durante la modellazione. Ma il nome della mostra, ‘Sincerità della materia – Honesty of matter’, prende spunto anche dall’accezione napoletana del termine sincerità: di solito è un frutto a essere sincero, quando lo si addenta e la sua bellezza ne rispecchia il gusto”.
‒ Federica Maria Giallombardo
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