Un paese ci vuole
“Fotografie tra luoghi e persone del nostro territorio”: le opere di dieci fotografi, coordinati dal collettivo TerraProject.
Comunicato stampa
“Un paese ci vuole. Fotografie fra luoghi e persone del nostro territorio” è il titolo di una collettiva che vedrà esposte circa un centinaio di fotografie, realizzate da dieci giovani artisti -- Samantha Azzani, Cosimo Calabrese, Alessandra Carosi, Umberto Coa, Nicola Dipierro, Karim El Maktafi, Simone Mizzotti, Mattia Panunzio, Luana Rigolli e Irene Tondelli -- coordinati da TerraProject, e in particolare da Simone Donati e Rocco Rorandelli. Il percorso espositivo viene arricchito da sei opere fotografiche dei TerraProject, scattate durante la permanenza in ‘paese’, che a fine mostra saranno donate al Comune di Soliera.
L’esposizione, che il Castello Campori di Soliera (Mo) ospiterà a partire dal prossimo 30 novembre e fino all’8 marzo 2020, si ispira, per il titolo, a una frase che compare nel romanzo "La luna e i falò" di Cesare Pavese. Lo scrittore piemontese esprimeva così, nel 1950, un suo personale e inquieto bisogno di attaccamento a un territorio. Due anni dopo, nel 1952, Cesare Zavattini e il fotografo americano Paul Strand davano vita all’esperimento di indagine storico-culturale sulla realtà di Luzzara (in provincia di Reggio Emilia), immortalato nel volume "Un paese", pubblicato nel 1955.
Staccandosi da questi illustri precedenti, Soliera e TerraProject scommettono su una nuova ricognizione geografica e sociale di un territorio specifico, dando vita a una narrazione collettiva, frammentaria e ‘laterale’. I dieci giovani fotografi - ognuno con un proprio bagaglio di interessi e visioni, dal paesaggio urbano al ritratto, alla fotografia documentaria, a quella astratta - hanno vissuto per una settimana a Soliera nel settembre 2018, indagandone in modo errante e intensivo il tessuto sociale e fisico.
Lo sguardo di Samantha Azzani (Modena, 1990) incontra la natura, le case coloniche e ritrae con linguaggio documentaristico oggetti della quotidianità, mentre Cosimo Calabrese (Taranto 1985), che proviene da esperienze di fotogiornalismo, sceglie una rilettura dei luoghi e delle persone, per frammenti. Alessandra Carosi (San Benedetto del Tronto, 1984) sceglie un’osservazione ravvicinata, con una sola vera protagonista, la luce, laddove il palermitano Umberto Coa (1988) coglie la vita rallentata della provincia, il senso dell’attesa e del vuoto. La narrazione di Nicola Dipierro (San Giovanni Rotondo, 1989) si colloca invece nel mondo della fotografia classica: ampi paesaggi, ricerca dell’ombra, con più di un rimando alla narrazione pittorica.
Con sguardo leggero e profondo l’italo-marocchino Karim El Maktafi (Desenzano sul Garda, 1992) esplora il mondo degli adolescenti, ricorrendo al bianco e nero, mentre Simone Mizzotti (Crema, 1983) descrive un paesaggio emiliano fatto di filari di alberi, casolari isolati, campi e panni stesi al sole. Marco Panunzio (Roma, 1992) affronta la narrazione di Soliera come fosse un sopralluogo cinematografico, con inquadrature ampie, a diverse ore del giorno, laddove Laura Rigolli (Piacenza, 1983) induce in una soggettiva che racconta una città intima, a frammenti. Anche Irene Tondelli (Carpi, 1987) conosce il territorio emiliano e si muove con competenza tra vegetazione incontenibile ed edifici industriali, facendo emergere una Soliera un po’ visionaria, un po’ realistica.
“Dieci storie e dieci modi di raccontare”, scrive Giovanna Calvenzi nel suo contributo critico: “nella somma delle esperienze dei singoli autori nasce una nuova possibile Soliera”.
La mostra viene promossa dal Comune di Soliera, dalla Fondazione Campori e dal Centro Studi Storici Solieresi, con il sostegno della Regione Emilia Romagna (tramite un bando per attività di promozione dei centri storici delle città colpite dal terremoto del 2012), e verrà inaugurata sabato 30 novembre, alle ore 18.
Per l’intero periodo di apertura, la mostra, corredata di catalogo, prevede anche un programma di eventi collaterali e laboratori didattici.