Didattica e arte. Il laboratorio di Palazzo Esposizioni a Roma
Parola alle responsabili del Laboratorio d’arte di Palazzo Esposizioni, cuore pulsante della didattica dell’istituzione romana.
C’è un dipartimento educativo davvero speciale a Roma, una vera fucina alimentata da un gruppo di operatrici specializzate, tenaci e talentuose. È il Laboratorio d’arte di Palazzo Esposizioni, il pilastro di tutto ciò che gira intorno a questa istituzione, un vero e proprio cantiere culturale. Abbiamo incontrato lo staff che lo compone: Giulia Franchi, Blume Gra, Giovanna Lancia, Francesca Romana Mastroianni, Laura Scarlata, Michela Tonelli, Antonella Veracchi.
Nel panorama romano della didattica dell’arte il vostro “Laboratorio d’arte” rappresenta da anni un vero e proprio unicum, una fonte di ispirazione, mi piace pensare. Com’è nato e qual è la metodologia che vi guida?
Sì, il nostro staff rappresenta un unicum per diversi aspetti. Prima di tutto perché siamo uno dei pochi dipartimenti educativi interni che progetta e conduce le attività in prima persona, una rarità ormai per un museo italiano e ancor di più per uno spazio espositivo poliedrico come il Palazzo delle Esposizioni, che ospita mostre sempre diverse che spaziano dall’arte al cinema fino alla scienza. In secondo luogo perché abbiamo ben tre spazi di lavoro a noi dedicati, tutti al piano zero e con accesso libero.
Come sono organizzati i vostri “invidiabili” spazi?
L’Atelier è la nostra fucina creativa, in cui dopo la visita animata alla mostra si sperimentano tecniche, materiali e si accende lo stupore con allestimenti ogni volta diversi, pensati ad hoc e in dialogo con le mostre in corso, mentre lo Spazio fontana ospita le nostre mostre-laboratorio. Una peculiarità del nostro lavoro è, infatti, la curatela di proposte espositive che hanno sempre nel libro il punto di partenza, coniugato a una speciale attenzione al tema dell’accessibilità, intesa sia in senso architettonico, sia sensoriale, sociale o economico. Queste mostre nascono per il Palazzo delle Esposizioni ma hanno vita itinerante e sono lo specchio della nostra metodologia, in quanto presentano sempre delle sezioni operative che invitano il pubblico a sperimentare, diventando protagonista attivo dei processi di conoscenza e di significato.
Ulteriore spazio è lo Scaffale d’Arte, dedicato alla letteratura per l’infanzia con una programmazione in linea con le mostre in corso ma anche autonoma. Che ruolo riveste nella vostra ricerca scientifica e quali i progetti nati al suo interno?
Possiamo dire che lo Scaffale d’Arte è l’unica collezione permanente del Palazzo delle Esposizioni. È una biblioteca specializzata in editoria nazionale e internazionale d’arte per bambine e bambini e ragazze e ragazzi. Fa parte del catalogo delle Biblioteche di Roma e conta a oggi circa 2000 volumi, divisi in più sezioni e argomenti. In particolare, si parte dalla sezione su Bruno Munari, per poi passare a quella sulla Storia dell’Arte e il Novecento, che comprende anche i linguaggi contemporanei quali il design, l’architettura e la fotografia. C’è poi una sezione dedicata ai Percorsi a tema: abecedari, libri sul colore, sul corpo, sulle città, sull’intercultura; gran parte delle nuove acquisizioni degli ultimi anni riguardano i libri tattili per non vedenti, che formano un percorso a parte legato all’accessibilità. Lo Scaffale d’Arte contiene anche un importante fondo di Libri senza parole che fa parte del progetto biennale Libri senza Parole destinazione Lampedusa, organizzato in collaborazione con IBBY Italia e IBBY International: un progetto che nasce nel 2012 con l’idea di creare una selezione dei migliori silent book pubblicati in tutto il mondo e costruire a Lampedusa una biblioteca. I libri dello Scaffale sono un patrimonio prezioso, ma non solo per i bambini, le famiglie e gli appassionati che ne sanno approfittare. Noi, come Laboratorio d’arte, usiamo questi libri come spunto per mostre, installazioni e percorsi tematici, letture e laboratori, occasione di approfondimento e formazione per insegnanti, operatori e genitori, anche grazie alla sezione professionale che raccoglie cataloghi, saggi critici e libri sulla didattica dell’arte.
Tornando alle vostre proposte in corso, c’è la mostra di Katy Couprie, Dizionario folle del corpo, in occasione dell’esposizione al piano superiore Sublimi anatomie. Quali le proposte ideate ad hoc e per quali pubblici?
Per le mostre-laboratorio che da diversi anni curiamo nel citato Spazio fontana, il punto di partenza sono sempre i libri. Da quelle che mettono al centro l’accessibilità come Sensi unici, Natura in tutti i sensi e Libri senza parole, ai progetti dedicati ai grandi protagonisti della storia dell’arte in collaborazione con la casa editrice Fatatrac e il MoMA di New York, come Il giardino di Matisse o La mela di Magritte. Ogni mostra ha un approccio laboratoriale con sezioni operative e multisensoriali che arricchiscono la proposta e permettono al pubblico di lasciare il proprio segno e vivere un’esperienza di qualità. Fino al 16 febbraio lo Spazio fontana ospita la mostra di Katy Couprie e il suo incredibile Dizionario folle del corpo, un libro pluripremiato ma anche censurato per il suo modo originale e irriverente di raccontare i corpi a grandi e piccoli. Una summa densissima che unisce il rigore scientifico-anatomico all’ironia e alla poesia, il piano emotivo a quello simbolico. Le opere esposte sono incisioni su legno, acqueforti e rielaborazioni digitali ma anche grandi stampe su carta giapponese. L’allestimento avvolgente e immersivo cala i visitatori nelle pagine del libro trasposte sulle pareti in grande formato ed ・ un altro aspetto delle diverse modalit・ di coinvolgimento del pubblico che Palazzo delle Esposizioni propone, fra l’altro, con le sessioni di disegno dal vivo, i laboratori di danza e le performance che si svolgono nel “teatro anatomico”, al centro della mostra Sublimi Anatomie. Convinte di portare un contributo significativo e inconsueto nel panorama editoriale italiano, la mostra è stata inoltre l’occasione per tradurre finalmente in italiano il Dizionario, grazie a una collaborazione tra il Palazzo delle Esposizioni e Fatatrac.
Infine non possiamo non citare l’importante lavoro verso la piena accessibilità delle mostre che state percorrendo da anni in collaborazione con importanti associazioni di categoria. Quali le prossime proposte accessibili e le novità nel cassetto?
Da quando il nostro dipartimento ha raggiunto una stabilità interna e quindi una garanzia di continuità, inclusione, accoglienza e accessibilità sono parole costanti in ogni nostro percorso. Dalle acquisizioni bibliografiche alle mostre-laboratorio, passando per le lezioni di italiano organizzate con Rete Scuole Migranti e i progetti per la Casa Circondariale di Rebibbia, ogni progetto ha come fine ultimo rendere la cultura accessibile a tutti e tutte e in tutti i sensi, nessuno escluso. Si sono rivelate sorprendenti le letture in LIS per bambini udenti e sordi insieme, e i percorsi triennali con i Dipartimenti di Salute Mentale che hanno visto gli adolescenti psichiatrici diventare essi stessi mediatori nelle visite e nei laboratori per vedenti e non vedenti insieme. Insomma vogliamo costruire nel tempo un vero spazio di incontro e di scambio di punti di vista e linguaggi. Per questa stagione espositiva proseguiremo con i percorsi avviati, ma proporremo anche alcune novità come Dance Well, una lezione inclusiva di danza all’interno del teatro anatomico allestito per la mostra Sublimi anatomie (fino al 6 gennaio 2020) e organizzata con l’Associazione ParkinZone, e gli Spot! Letture guidate di un’opera in mostra, in compagnia dei curatori, tradotte simultaneamente in LIS grazie alla collaborazione con l’Ente Nazionale Sordi.
‒ Annalisa Trasatti
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