Catalogo generale dei dipinti e delle sculture di Achille Perilli
Presentazione del Catalogo generale dei dipinti e delle sculture di Achille Perilli, a cura di Giuseppe Appella.
Comunicato stampa
Mercoledì 18 dicembre alle 18.30 alla Galleria Accademia di Torino sarà presentato al pubblico il Catalogo generale dei dipinti e delle sculture di Achille Perilli, a cura di Giuseppe Appella.
Il catalogo, edito da Silvana Editoriale in due poderosi tomi, è il risultato di intensi anni di attività dell’Archivio - coordinato da Nadja Perilli, storica dell’arte e figlia dell’Artista - che ha analizzato e autenticato la produzione artistica dal 1945, anno in cui inizia l’avventura creativa di Perilli all’interno dell’acceso dibattito fra realismo e astrattismo, fino al 2016.
L’analisi si è focalizzata non solo sull’enorme mole di carteggi di proprietà dell’artista – che ha sviluppato un’intensa attività di teorico del proprio lavoro, spaziando in più ambiti espressivi – ma anche sulla documentazione (custodita in biblioteche e collezioni pubbliche e private di tutto il mondo), sulla corrispondenza e sulle fotografie d'epoca.
Attraverso un corpus monumentale di 4800 immagini distribuite in 920 pagine, pubblicate anche nella versione in inglese, il catalogo rappresenta uno strumento prezioso e imprescindibile per lo studio dell’opera omnia dell’artista, alfiere dell’astrattismo italiano e tra i firmatari del manifesto del Gruppo Forma Uno (stilato nel marzo 1947 insieme a Ugo Attardi, Carla Accardi, Pietro Consagra, Piero Dorazio, Mino Guerrini, Antonio Sanfilippo, Giulio Turcato).
Nell’elegante location della Galleria Accademia di Torino, oltre a Nadja Perilli, interverranno il prof. Francesco Poli, storico dell’arte e docente universitario di fama internazionale, il prof. Paolo Turati, economista e saggista e Luca Barsi, direttore della Galleria Accademia e curatore delle recenti grandi retrospettive internazionali dedicate a Perilli al Museo dell’Ermitage di San Pietroburgo e alla Estorick Collection of Modern Italian Art di Londra.
Dal testo di presentazione di Giuseppe Appella:
“Come il dadaismo gli aveva insegnato, Achille Perilli, in settant’anni di lavoro, costruisce un proprio universo analizzando, in continuum, “l’esigenza di una materia complessa, di un segno più comunicante” da riproporre come codici pittorici e strumenti di conoscenza.
Di decennio in decennio, la luce apre varchi tra le tenebre dell’ignoto per una originale riflessione sullo spazio e una precisa immagine del mondo che verrà, a partire dalla trasformazione degli ordinamenti interni all’arte e alla scelta di una struttura lineare che denota il colore di un qualcosa di diverso che non sia il ricordo cromatico futurista e dia evidenza scenica alle scorrerie della fantasia, al multiculturalismo, al dialogo con le correnti artistiche proiettate nel futuro.
Il disegno, sua prima intuizione divenuta dal 1951 grammatica delle idee e dispositivo di analisi, costituisce il lento avvicinamento alla forma primaria che genera una nuova architettura dove percezione e visione predispongono una vera metamorfosi degli innesti e dei sistemi di corpi geometrici in equilibrio nell’universo.
In Perilli, tutto è materia di uno spettacolo esclusivo, anche le tavole degli alfabeti, il collage, la scultura, la performance, l’happening, l’installazione, la sperimentazione dell’incisione e il linguaggio della stampa, con quella unitarietà capace di trovare una base comune per ampliare l’originale comunicazione”.
L’universo pittorico e la “classica contemporaneità” di Perilli sono mirabilmente chiarite dal prof.
Francesco Poli:
“Achille Perilli ha vissuto in prima linea, da protagonista, varie fasi cruciali dell’arte italiana e
internazionale, dal secondo dopoguerra agli anni ‘80, continuando imperterrito la sua avventura creativa
fino ad oggi con straordinaria coerenza creativa e lucidità intellettuale. La sua opera risulta
tuttora di sorprendente vitalità estetica, con un valore che va oltre la necessaria lettura critica legata
al processo di storicizzazione.
In altre parole se, come ovvio, l’apprezzamento per Perilli nasce dal fatto che ci troviamo davanti a
un maestro riconosciuto, a un artista ormai inossidabile (in quanto “classico del contemporaneo”)
all’usura delle oscillazioni del gusto e delle mode, mi pare anche significativo sottolineare l’attualità della
sua pittura nella misura in cui riesce ancora a innescare stimoli sorprendenti da nuove angolature
di visione e interpretazione.
Per esempio, l’originalità delle sue proliferanti e immaginifiche strutture di spazi virtuali asimmetrici a
“geometria variabile”, può stimolare l’attenzione (in particolare dei più giovani) anche attraverso
un confronto con la dimensione strettamente contemporanea di certe configurazioni spaziali,
geometriche e cromatiche generate digitalmente da software grafici in modi più o meno sofisticati,
comprese quelle in 3D. (…)
Il problema di fondo che ha sempre appassionato e anche ossessionato l’artista è quello di indagare e
riflettere sul senso profondo della percezione della realtà, attraverso un linguaggio astratto
caratterizzato dall’analisi e dalla continua messa in discussione delle strutture geometriche dominanti
con cui la nostra cultura visiva ha sempre cercato di inquadrare e razionalizzare lo spazio della
visione. E questo, in particolare, a partire dalla critica della gabbia prospettica di matrice
rinascimentale (che come ci ha insegnato Panowsky è una forma simbolica).
Per lui si tratta di una concezione dello spazio strettamente connessa a una specifica rappresentazione
del mondo che si è imposta come oggettiva, ma che è invece una forma eminentemente
repressiva, espressione dell’ideologia dominante. (…)
In questo senso, sviluppando le istanze più radicali delle avanguardie storiche, in particolare quelle
suprematiste di Kazimir Malevič e le teorie del segno autogenerativo di Paul Klee, la sua
ricerca artistica, in stretta connessione con una riflessione politica e sociologica più generale, ha preso
la strada, affascinante e utopica, della decostruzione e trasformazione dello spazio razionale
astratto come luogo omogeneo (e omologato) per delineare nuovi orizzonti multipli,
contraddittori, ambigui, policentrici, labirintici, aperti a una molteplicità di configurazioni geometriche
in continua connessione-contrapposizione dialettica fra loro.
Sono moduli espressivi che non si esauriscono nello spazio di un solo lavoro ma che si dilatano a tutta
la serie di quadri. In un certo senso si possono definire queste costruzioni di spazi immaginari, che
sfidano l’ortodossia della prospettiva, come dispositivi pittorici attivati dall’energia di “geometrie
eretiche”.
Cenni biografici
Allievo di Lionello Venturi e Giuseppe Ungaretti, Achille Perilli, nel 1947, firma, insieme a Accardi,
Attardi, Consagra, Dorazio, Guerrini, Sanfilippo e Turcato, il Manifesto di Forma Uno.
Nel 1948 Perilli soggiorna a Parigi per un breve periodo e ha la possibilità di conoscere direttamente il
dadaismo e il surrealismo nelle persone di Tristan Tzara, Anna Hoch, Hans Arp e di partecipare al
fianco di Venturi al I Congresso internazionale di critica d'arte.
In una costante ricerca, guidato da curiosità e ironia, Perilli guarda sempre a nuove possibili rotte da
poter navigare. “L’esperienza moderna”, rivista fondata con Novelli nel 1957, ne è un esempio,
un’occasione straordinaria nella quale, oltre alle presenze tutelari di Kandinskij, Klee, Schwitters,
Picabia e Gorky, sono coinvolti, fra gli altri, Arp, Ernst, Man Ray, Fontana, Capogrossi, Alechinsky,
Kline, Accardi, Soulages, Sonderborg, Twombly.
Nel 1959 espone alla V Biennale di San Paolo in Brasile. Nel 1962 e nel 1968 ha una Sala Personale alla
XXXI e alla XXXIV Biennale Internazionale d’Arte di Venezia. L’esperienza veneziana gli dà la possibilità
di presentare due momenti cruciali del suo percorso artistico, nel 1962 la sala è completamente
consacrata ai “fumetti”, mentre nel 1968 sono esposti i risultati delle sue ultime ricerche su
“l’irrazionale geometrico” che, da quel momento, segnerà il suo futuro destino artistico. Fra le opere
più interessanti esposte nel 1968 c’era “La source”, opera del 1967, recentemente acquisita dal Centre
Pompidou.
Nel 1964 fonda, con Alfredo Giuliani, Giorgio Manganelli e Gastone Novelli, “Grammatica”, rivista
della neoavanguardia artistica e letteraria, con interessi per l’editoria, la pittura, la critica e il teatro,
settore, quest’ultimo, nel quale Perilli sperimenta molto coniugando la ricerca musicale più avanzata di
compositori come Luigi Nono, Luciano Berio e Aldo Clementi con il teatro d’avanguardia, in spettacoli
andati in scena al Teatro alla Scala di Milano (“Mutazioni”, 1965) e al Teatro dell’Opera di Roma (“Dies
Irae”, 1978).
Nel 1988 la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma lo celebra con una retrospettiva a cura di Pia
Vivarelli.
Dal 1995 è membro dell'Accademia Nazionale di San Luca.
Negli anni 2000 è protagonista di mostre personali e collettive in tutto il mondo, tra le quali le recenti
antologiche al Museo Hermitage di San Pietroburgo e alla Estorick Collection of Modern Italian Art di
Londra.
Nel 2019 viene pubblicato il Catalogo Generale dei dipinti e delle sculture.
Scheda tecnica:
Evento: Presentazione Catalogo Generale di Achille Perilli
Interventi: Prof. Francesco Poli; D.ssa Nadja Perilli, Prof. Paolo Turati, Dott. Luca Barsi
Luogo: Galleria Accademia, Via dell’Accademia Albertina 3, Torino
Data: 18 dicembre 2019 ore 18.30
Ingresso: su invito
Organizzazione: Galleria Accademia, Torino - Archivio Achille Perilli, Roma
In collaborazione con: Art Investment, Milano - Giuseppe Morgana
Catalogo: Silvana Editoriale
Info: Galleria Accademia - 011 885408 - [email protected]
Web: www.galleriaaccademiatorino.it - www.achilleperilli.com
Scheda tecnica del Catalogo Generale dei dipinti e delle sculture di Achille Perilli:
Autore: Giuseppe Appella
Rilegatura: 2 cartonati con cofanetto
Dimensioni: 26,4 x 31 cm
Pagine: 920
Illustrazioni: 4800
Lingua: Italiano - Inglese
Anno: 2019
ISBN: 9788836639465
Prezzo al pubblico: € 400,00