A Milano Generali si prende il Palazzo delle Scintille per 30 milioni. Che ci farà?

Dopo 52 rilanci, la compagnia di assicurazioni Generali batte Allianz nell’asta per l’ex Padiglione 3 della Fiera di Milano. Nato come Palazzo dello sport, dagli anni Venti ad oggi l’edificio è stato variamente impiegato e si appresta ora a una nuova vita: diventerà il grande centro culturale di profilo internazionale di CityLife?

Siamo molto soddisfatti per il risultato dell’asta. Stiamo parlando di un bellissimo palazzo recentemente ristrutturato e sottoposto a vincoli di tutela storica, che dovrà ospitare eventi.” A parlare è l’assessore al Demanio del Comune di Milano, Roberto Tasca, che ha così voluto commentare l’esito dell’asta relativa all’ex Padiglione 3 della Fiera campionaria milanese. Le compagnie Generali e Allianz, entrambe interessate all’immobile di 20mila metri quadri situato nel quartiere CityLife, hanno rilanciato per 52 volte: alla fine, a spuntarla, è stata Generali per 30,1 milioni. Si è trattato della terza volta in cui l’Amministrazione comunale è ricorsa al metodo dell’asta con incanto per un’operazione di vendita o concessione in affitto di un bene demaniale. E i risultati anche questa volta sono stati clamorosi: il valore è più che raddoppiato facendo decisamente felici le casse del Comune guidato da Beppe Sala, ora la somma verrà investita in periferia come promesso. Ma la vera sfida per la città entra nel vivo adesso, con i possibili scenari futuri di uno stabile bellissimo, sottoposto a vincoli di carattere storico da parte della Soprintendenza.

ASPETTATIVE E AUSPICI

L’obiettivo non è solo la valorizzazione economica del bene, ma la sua restituzione alla città attraverso funzioni pubbliche che verranno svolte dall’acquirente”, ha aggiunto ancora Tasca nella sua dichiarazione, sottolineando che “Milano sta vivendo un momento di particolare vitalità e la capacità dell’Amministrazione di indirizzare l’intervento dei privati innalza l’efficacia degli interventi. Le risorse ricavate andranno a migliorare ancora di più i servizi dei cittadini e mi preme ricordare come solo qualche tempo fa sembrava impossibile per una pubblica amministrazione raggiungere risultati di efficienza così esemplari nella valorizzazione dei suoi beni”. Bocche cucite, almeno per ora, da Generali, ma nell’attesa di comunicazioni ufficiali appare legittimo domandarsi cosa accadrà all’interno dell’immobile. Risalente al 1923, fu progettato dall’architetto di impianti sportivi Paolo Vietti Violi; nel 2017 è stato sottoposto a un intervento di restauro, finalizzato, tra gli altri aspetti, a valorizzare i caratteri decorativi di tardo gusto Art Nouveau presenti.

UN FUTURO A PREVALENTE CARATTERE CULTURALE?

Ricostruire la memoria dell’immobile e analizzare l’attuale contesto milanese potrebbe, forse, contribuire a indirizzare le scelte future. Concepito per accogliere manifestazioni sportive indoor e successivamente impiegato come padiglione espositivo, per spettacoli e, più di recente, per sfilate di moda ed eventi privati, vanta nella propria storia persino la prima stagione estiva del Teatro alla Scala, che proprio qui ebbe luogo nel 1946, dopo i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale. Alla luce di questo passato, Palazzo delle Scintille potrebbe quindi candidarsi a diventare il centro culturale di profilo internazionale di CityLife riscattando la soppressione – ormai tanti anni fa – del centro d’arte contemporanea che pur era previsto? Al momento solo una suggestione – o, per meglio dire, una speranza e un auspicio -, in parte corroborata da alcuni “punti di forza”, come l’ampia superficie libera interna e la presenza del complesso in una zona ben servita dal trasporto pubblico. Non da ultimo, vale la pena ricordare quanto indicato al paragrafo “Qualificazione urbanistica” del documento che ha accompagnato la vendita pubblica. Si cita, infatti, l’atto integrativo della convenzione sottoscritta tra Comune di Milano e CityLife S.p.A.: l’edificio, si legge, “è destinato, quale attrezzatura pubblica/ interesse pubblico, ad ospitare strutture che erogano servizi e/o eventi d’interesse generale” e che “è possibile insediare all’interno attività di tipo commerciale (di vendita di beni e servizi) compatibile con la funzione principale, fino ad un max di 2.500 mq”.

COSA ATTENDERSI DA GENERALI

Inutile dire che le aspettative su Generali sono enormi a questo punto. Parliamo della terza compagnia d’assicurazione del mondo, della prima realtà finanziaria italiana e di un primario operatore di real estate. Generali ha forza finanziaria, ha possibilità di recuperare fiscalmente gli investimenti filantropoci, ha una fondazione, ha una collezione. Quello che si potrebbe pensare è che Generali farà a CityLife quello che Pirelli ha fatto alla Bicocca con l’Hangar e quello che Prada ha fatto a Porta Romana con la sua Fondazione. Questo significherebbe, tra le altre cose, qualificare ulteriormente un quartiere che vede proprio Generali come azionista di riferimento. Un investimento in cultura, insomma, che potrebbe tornare e che potrebbe dare slancio alle iniziative come ArtLine che hanno già qualificato l’area di CityLife ad esempio riguardo all’arte pubblica.

CIÒ CHE NON DOVREBBE SUCCEDERE

Lo spauracchio però c’è. Ovvero la trasformazione – peraltro molto remunerativa e dunque allettante a Milano – dello spazio in location in affitto. Magari per grandi mostre, magari per grandi eventi, ma sempre location. Priva dunque di una identità specifica e di una direzione artistica chiara e lucida. Ma siamo certi che un colosso delle dimensioni e della qualità di Generali non cadrà in questa trappola.

-Valentina Silvestrini

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Valentina Silvestrini

Valentina Silvestrini

Dal 2016 coordina la sezione architettura di Artribune, piattaforma per la quale scrive da giugno 2012, occupandosi anche della scena culturale fiorentina. È cocuratrice della newsletter "Render". Ha studiato architettura all’Università La Sapienza di Roma, città in cui ha conseguito…

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