Maria Jole Serreli – Curve nella memoria
Cresciuta con una sarta e una ricamatrice, immersa fra stoffe, bottoni, spilli e aghi, merletti e passamannerie, Jole Serreli ha raccolto e conservato, riscoprendo nei vecchi armadi il lavoro delle zie, delle sue Formiche, che al contrario di quella nella fiaba di Esopo, condividono e le lasciano tutto il necessario alla sua sopravvivenza e alla sua crescita.
Comunicato stampa
Cresciuta con una sarta e una ricamatrice, immersa fra stoffe, bottoni, spilli e aghi, merletti e passamannerie, Jole Serreli ha raccolto e conservato, riscoprendo nei vecchi armadi il lavoro delle zie, delle sue Formiche, che al contrario di quella nella fiaba di Esopo, condividono e le lasciano tutto il necessario alla sua sopravvivenza e alla sua crescita.
La prima Formica, nata nel 2016, sarà accompagnata in mostra dalle Formiche di Animas – Curve nella memoria, nate con la precisa richiesta di creare una produzione pret-a-porter, con opere di piccolo formato, accessibilli dal punto di vista economico.
Il rimando al mondo della moda, è per la prima volta nel percorso artistico di Serreli, letterale: una serie di piccole opere-gioiello accompagna i lavori a parete e le installazioni: spille, anelli e collane, raccontano il progetto Animas e diventano Formiche indossabili. Il progetto dedicato agli accessori curato dall’artista e dalla consulente moda Barbara Santoni, sarà esposto a Milano nel 2020.
Piccole Crisalidi e piccole Formiche, del tutto somiglianti alle opere più note e apprezzate dell’artista, dove stoffa, fili, disegni per intaglio del cotone, bottoni e spille si legano e aggrovigliano a creare piccole “raccolte” che la formica Serreli condivide in anteprima con il pubblico nuorese.
Dal piccolo formato si passa al grande formato dell’installazione Bozzolo e delle Formiche che compongono il corpus principale della mostra e dopo la tappa nuorese sarà esposto a Roma il prossimo anno.
L’esposizione è accompagnata da un catalogo bilingue con progetto grafico di Sara Manca, traduzioni in inglese di Shahrazad Hassan e fotografie di Nelly Dietzel.