Una fiera prêt-à-porter
Milano si prepara ad accogliere MINT, mostra-mercato snella e seducente che inaugura domani sera. Trentuno espositori, accolti negli spazi di un Palazzo della Permanente reinventato da Massimo Listri. Quattro giorni a caccia di affari fra antico e contemporaneo, passando dalla pittura al gioiello. E se a fare gli onori di casa sarà Marta Brivio Sforza, da nemmeno un mese al posto di Marco Voena come presidente della Fondazione MINT, a condurre le danze sarà sempre lui: Roberto Casiraghi, ideatore e storico direttore della rassegna.
La quotazione record dell’Urlo di Munch è il caso più appariscente di un mercato dell’arte che, a livello globale, sembra essere in salute. Lo è davvero?
L’arte continua a rappresentare un bene rifugio: si tratta di un fenomeno che, per essere compreso nella sua totalità, va affrontato pensando a chi sono, oggi, gli investitori. Troppo spesso si dimentica dell’alto valore residuale dell’arte: chi investe in Bot apre una cassetta di sicurezza e si trova davanti solo un mucchio di carta; chi spende la stessa cifra in un’opera, carica il suo investimento di un altro valore. Con MINT proviamo a dare risposta a questo tipo di buyer: combinando antico e moderno, ma soprattutto presentando opportunità di acquisto che associano l’investimento al piacere dato dall’opera d’arte.
Un discorso che, fatto a Milano, ha un valore particolare, se pensiamo ai musi lunghi di molti galleristi che, ancora nel recente MiArt, non hanno venduto granché…
Non credo sia un problema prettamente milanese, ma semplicemente italiano: ricordo che anche a Bologna le cose non sono andate poi così bene per i galleristi. Anzi, credo che MiArt abbia finalmente trovato, grazie al nuovo direttore, una fisionomia che nel recente passato non aveva. Mi piace pensare che siamo ormai nella coda di un anno che è stato negativo un po’ per tutti: credo quindi nel successo di MINT, una fiera che sceglie la qualità sulla quantità, concentrandosi su pochi espositori, giusto una trentina. Ma buoni.
MINT è accolta alla Permanente, spazio tra i tanti di una Milano che sembra non saper fare pace con l’arte. A poche centinaia di metri da voi c’è il grattacielo occupato da MACAO, mentre sono ancora calde le polemiche attorno al rilancio dell’Hangar Bicocca, che in troppi considerano un corpo estraneo ai circuiti dell’arte in città. Agli occhi di chi, come te, la Milano della cultura la vede da distante, come sembra il panorama?
Milano è l’esempio tipico dell’occasione persa: si trascina da tempo questioni che la frenano in maniera impressionante. Non capisco perché le questioni che riguardano la cultura vengano affrontate, a livello politico, con tanta pochezza: non mi riferisco tanto a possibili differenze o analogie tra la gestione Boeri e quella di Finazzer Flory. I problemi hanno radici più profonde, le soluzioni sono mancate anche nel passato.
Torniamo a MINT: consigli per gli acquisti?
Puntare sui mobili: Maastricht ha dimostrato come il mercato, per questo genere di prodotti, stia uscendo da anni di grande oblio. Mi rendo conto che per un collezionista e un investitore sia più semplice affrontare la pittura, che ha problemi e costi di gestione dei pezzi infinitamente minori. Ma vale la pena guardare altrove.
Francesco Sala
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