Paolo Anselmo
Mostra dello scultore albissolese Paolo Anselmo. La sua tecnica e i sui soggetti fanno di lui, fra gli artisti locali, uno dei più caratteristici e versatili; certamente tra i preferiti di Philippe Daverio e Jean Blanchaert.
Comunicato stampa
PAOLO ANSELMO
Nasce a Savona nel 1961, diplomato al Liceo Artistico “Arturo Martini” di Savona, si ritrovò giovanissimo a Milano dove si inserì come make-up artist, viaggiando da Milano a Parigi, da Tokyo a New York, da San Francisco a Los Angeles, conoscendo famosi personaggi del jet set internazionale. Avvicinatosi alla ceramica nella seconda metà degli anni novanta torna ad Albisola ed apre uno studio-galleria dove espone le sue ceramiche, assumendo immediatamente uno stile inconfondibile. Nel 1998 si trasferisce in Francia dove continua la sua attività di ceramista a Vallauris. Rientra in Liguria nel 2001 ed apre una nuova fornace dove realizza una produzione spesso ispirata al mondo animale. Negli stessi anni collabora anche con altre manifatture albisolesi tra cui la “S. Giorgio”, lo “Studio Ernan Design”, la “Casa Museo Giuseppe Mazzotti 1903”, la “Fenice”, “Soravia” e la fornace di Michela Savaia. Realizza anche alcuni decori su manufatti torniti dal faentino Pier Paolo Garavini.
(Fabrizio Gentile & Giusy Serafino)
“L’arte d’oggi esalta la miseria economica del fare per uscire dalla miseria cerebrale del sentire. I creativi attuali della ricerca sono oggettivamente miserabili nel senso più autentico del termine: non hanno mezzi per grandi studi, per materiali costosi, per trasporti impegnativi, per allestimenti faraonici. Tutta roba quest’ultima dell’epoca appena conclusa nel vortice della catastrofe. La scultura di Paolo Anselmo si sviluppa nel più arcaico dei materiali, la terracotta, quella che ha bisogno di poco per diventar eterna, fuoco e calore. Ma è pure questa terracotta un materiale che ha approfittato fino in fondo delle innovazioni tecnologiche d’un secolo appena concluso, generoso di scoperte a tal punto d’aver consentito la crescita fisica degli oggetti, la plasticità delle crete, la follia dei colori e delle invetriature. E lui la follia la sposa senza esitazione, generando mostri e mostriciattoli, esseri marini esistenti solo in fondo alla coscienza ancora non indagata, piccole ipotesi diaboliche che si sprigionano per forza propria.
(Philippe Daverio)