Lo Scambiapassi, a Napoli la stazione di Piscinola-Scampia all’insegna dell’arte contemporanea
La stazione metropolitana di Piscinola-Scampia si trasforma in “stazione dell’arte”, con gli interventi di Luciano Romano, Enzo Palumbo e Gian Maria Tosatti: opere che omaggiano la tradizione e la cultura napoletana e dedicate all’umanità del popolo partenopeo
È all’insegna delle espressioni della creatività contemporanea Lo Scambiapassi, grande progetto di riqualificazione sociale e urbanistica recentemente inaugurato a Napoli, alla Stazione Metropolitana di Piscinola-Scampia. La stazione periferica, soggetta a degrado e abbandono, si trasforma così in stazione dell’arte, “un modo di estendere e ampliare il senso stesso di museo da luogo custode dell’identità a luogo capace di mobilitare e germogliare nuova identità nello spazio sociale”, come spiega Maria Pia Incutti, Presidente di Plart, fondazione che ha ideato e promosso il progetto. “Arti tutte in viaggio” è infatti il motto di Lo Scambiapassi, che vede arte, architettura, fotografia e musica incrociarsi e dialogare all’interno della stazione metropolitana, dando così a tutti coloro che la attraversano e la frequentano l’opportunità di vivere, tra un treno e l’altro, un’esperienza multisensoriale che coniuga immagini e suoni della tradizione e della contemporaneità con gli artisti Luciano Romano, Enzo Palumbo e Gian Maria Tosatti.
LO SCAMBIAPASSI ALLA STAZIONE PISCINOLA-SCAMPIA DI NAPOLI. IL PROGETTO
Ideato e organizzato dalla Fondazione Plart di Napoli nell’ambito della riqualificazione urbanistica attivata dalla Regione Campania attraverso EAV per il rifacimento della stazione metropolitana di Piscinola-Scampia, Lo Scambiapassi è prima di tutto un progetto architettonico firmato da Cherubino Gambardella e Simona Ottieri, che hanno coniugato le due apparentemente discordanti anime di stazione e “museo di terza generazione per la musica sperimentale napoletana”. “Qui, nel prossimo futuro, ci scambieremo ogni giorno passi e idee, paure e desideri, volontà e progetti, Storia e storie”, ha dichiarato l’ex direttore del Museo Madre di Napoli Andrea Viliani. “Ma questo è il segreto dell’arte pubblica quando riesce a incontrare davvero la comunità a cui si rivolge invece di imporsi a essa, ‘una casa nella casa’, come scrivono appunto gli autori di questo progetto architettonico, che forse non a caso si sono richiamati nella loro ideazione e progettazione alla figura di un artista e intellettuale come Felice Pignataro”.
GLI INTERVENTI DI LUCIANO ROMANO ED ENZO PALUMBO
È un omaggio alla tradizione musicale partenopea Song ‘e mare, opera di Luciano Romano che consiste in 14 ritratti in bianco e nero a grandezza naturale dei musicisti e cantanti napoletani Enrico Caruso, Pino Daniele (interpretati da due attori presi di spalle), Lina Sastri, James Senese, Teresa De Sio, Enzo Avitabile, Eugenio Bennato, Lino Vairetti, Enzo Gragnaniello, Raiz, Meg, Francesco Di Bella, Daniele Sanzone e gli ‘o Rom che, dal mare, vanno incontro allo spettatore: “la musica non la puoi mettere in posa, per sua natura sfugge a ogni rappresentazione visiva”, spiega Romano. “Per descrivere il flusso della vita non esiste immagine più potente di quella del viaggio attraverso il mare aperto, metafora di un percorso esistenziale dove la scelta di una rotta sicura si accompagna all’inquietudine dell’immensità dello spazio”. L’opera di Romano accompagnati da una installazione sonora a cura di Désirée Klain con la consulenza musicale di Giuliano Delli Paoli che propone la musica dei 14 musicisti ritratti. Tracce di rissa è invece il titolo dell’opera di Enzo Palumbo, un “moto del desiderio” – come lo definisce l’artista – che vede un oggetto di uso comune, la sedia, ripetersi e alternarsi in maniera irregolare, dando vita a un virtuosismo visivo dominato dal colore rosso: “la complessità compositiva ritengo sia l’elemento adeguato per attribuire all’opera valenza di assoluta conformità con il luogo”, spiega Palumbo.
L’OPERA DI GIAN MARIA TOSATTI PER LO SCAMBIAPASSI
È dedicata alla Scampia e a tutti coloro che la vivono e la attraversano Elegia di Scampia, installazione di Gian Maria Tosatti in cui le pareti di un ambiente domestico – ma anche un luogo dell’anima – appositamente ricostruito all’interno della stazione si sfaldano in una miriade di petali di rosa, come una sorta di vernice che, in balia del tempo, si scrosta dalle superfici. “Quest’opera è ispirata alle tante persone di Scampia che ho conosciuto e che mi hanno testimoniato l’appartenenza a una storia di lavoro, sacrificio e umanità, a partire dal mio amico Eugenio Viola che da questo quartiere ha scalato il mondo dell’arte internazionale, fino a suo padre Giuseppe, cui ho dedicato l’intervento, direttore di scuola per molti anni, figura geniale purtroppo scomparsa”, racconta ad Artribune Tosatti. “Ma per me questo lavoro è prima di tutto una restituzione. Da ragazzino il mio rapporto con l’arte si è stabilito nei grandi musei gratuiti delle basiliche romane. Si andava lì per altro e si incontrava l’arte come parte di un discorso e non come idolo da contemplare come accade nei musei canonici. L’arte è un allenamento della visione, un elemento dialettico. Qualcosa che va usata. Ma perché accada dev’essere accessibile, familiare. Collocarla in una metropolitana costituisce un inciampo. Tutti i giorni – come già accade – i ragazzini fantasticheranno all’interno della stanza che ho costruito e così inizieranno ad avere un rapporto con l’arte attivo e non passivo”.
– Desirée Maida
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