Perché non organizzare una mostra sulle grandi mostre?
Data la popolarità dilagante delle grandi mostre, perché non fare una mostra che le raggruppi? L'editoriale di Stefano Monti.
È ormai opinione comune che l’organizzazione di grandi mostre sia una delle caratteristiche più importanti della “gestione” degli spazi espositivi (e non solo dei musei) del nostro tempo.
In questa consapevolezza diffusa c’è però una sfumatura alla quale non è stato forse dato il giusto peso. È una dimensione teorica, per così dire. Un uomo di cultura, probabilmente, la definirebbe come l’importanza della mostra in quanto medium artistico. Esatto: ancora McLuhan. Ma se si è fatto un gran parlare delle serie tv come nuovo medium per la fruizione dei contenuti dell’audiovisivo, non possiamo esimerci dal sottolineare come le grandi mostre lo siano altrettanto per la fruizione “estetica” contemporanea.
Più che la sua dimensione teorica, tuttavia, il riconoscimento della grande mostra come medium artistico potrebbe dar vita a iniziative tutt’altro che teoriche e (perché no?) anche a una mostra dedicata alle grandi mostre. Una sorprendente macchina organizzativa e promozionale che, partendo dall’analisi delle mostre di maggiore successo degli ultimi dieci anni, avvierebbe la raccolta delle principali opere di ognuna di esse. Le più attrattive. Le più apprezzate. Un maestoso sunto della fruizione culturale più che della produzione artistica.
Una mostra di questo tipo, è superfluo dirlo, richiederebbe un impegno importante in termini di investimenti e risorse umane. Gli aspetti progettuali e scientifici, e la possibilità di “inserire” all’interno della stessa mostra capolavori indiscussi, richiederebbe un’organizzazione pluriennale con i musei possessori delle opere. Un’attività in termini di comunicazione senza nulla da invidiare alle strategie di posizionamento per “i grandi eventi”. Una mostra con queste caratteristiche potrebbe portare anche alla scelta di spazi coraggiosi, generando economie in zone meno centrali e turistiche delle nostre città. Soprattutto, un’organizzazione di questo tipo implicherebbe la costruzione di una “macchina” che porterebbe l’attività di realizzazione di “mostre” a un altro ordine di grandezza: un’industria strutturata con niente da invidiare al settore dell’audiovisivo, per restare in tema di imprese culturali e creative.
Obiettivo di tanto impegno? Progettare la mostra con più visitatori mai realizzata nella storia: un enorme blockbuster al quadrato. Lo scopo? Strappare all’arte degenerata hitleriana il primato di mostra più visitata di tutti i tempi e fare in modo che siano l’arte e la cultura a detenere questo primato.
Forse si perderebbe un pizzico d’ironia: la mostra Entartete Kunst fu un progetto a matrice nazista per “indicare” al popolo tedesco cosa non dovesse rappresentare l’arte. Malgrado questo intento, la mostra fu uno show fantastico: Matisse, Picasso, Chagall, van Gogh erano solo alcuni degli artisti presentati. Il meglio della produzione artistica riunito in un’unica mastodontica rassegna che il partito nazista fece circuitare in tutta la Germania. Ironia a parte, ne usciremmo tutti vincitori: pubblico e organizzazione.
‒ Stefano Monti
Articolo pubblicato su Grandi Mostre #19
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