Marco Del Comune / Oliver Migliore – Manos i contadini del mondo
Manos, i contadini del mondo | Fotografie di Marco Del Comune e Oliver Migliore, un progetto fotografico che tratta della ricchezza della biodiversità e di cibo in via d’estinzione.
Comunicato stampa
Giovanna Pennacchi è lieta di presentare la mostra Manos, i contadini del mondo | Fotografie di Marco Del Comune e Oliver Migliore, un progetto fotografico che tratta della ricchezza della biodiversità e di cibo in via d’estinzione come il dattero selvatico del Mali, l’olio di Dendè del Brasile, le mele-sorbo del Kazakistan, la vaniglia di Mananara (Madagascar), il mais Secoya (o Pai Wea) coltivato da secoli dalle popolazioni indigene Secoya dell’Ecuador, l’olio di Balanitex in Burkina Faso… attraverso il racconto delle mani di persone provenienti da tutto il mondo.
Mani che curano, accudiscono e permettono la coltivazione di prodotti speciali. Mani di contadini segnate da solchi pesanti come la terra che coltivano, da cui trapela la memoria di tradizioni ancestrali ma anche la dignità, la fierezza, la gratificazione di un operato consapevole.
Grazie a queste mani è ancora oggi possibile godere di frutti della terra, testimonianza della ricchezza di mondi in via di estinzione. Lo scopo del percorso sta nell’accompagnare il pubblico verso la scoperta di elementi unici, inconsueti ma raffinati, ravvivando una curiosità talvolta assopita.
Dal 2014 i fotografi Marco Del Comune e Oliver Migliore lavorano insieme sul tema del cibo, fotografando i prodotti dell’Arca e i loro produttori e rinnovando nei loro scatti l’emozione di ogni singolo incontro. Le loro fotografie a colori suggeriscono sapori e colori che sono forme uniche, irripetibili nella bellezza della varietà.
La mostra Manos, i contadini del mondo | Fotografie di Marco Del Comune e Oliver Migliore, ha il patrocinio di Slow Food ed è stata presentata in anteprima alla galleria Il fotografo di Finalborgo in occasione del Salone dell’Agroalimentare Ligure 2019.
Biografie dei fotografi:
Marco Del Comune (Milano 1960, vive e lavora tra il Lago Maggiore e Milano) inizia a fotografare nel 1985, dopo un’esperienza come assistente con Enzo Nocera e Edward Rozzo. Si specializza nella fotografia pubblicitaria realizzando campagne per Alessi, Acqua di Parma, Lagostina, Bassetti. Dal 2001 si occupa di ritratti e reportage collegati all’alimentazione realizzando per Slow Food servizi in America Latina, Asia e sulle comunità del cibo di Terra Madre. I suoi lavori sono pubblicati sul Venerdì di Repubblica, Viaggi e Sapori, Vie del Gusto, Brava Casa e il Gambero Rosso. Nel 2014 inizia una collaborazione con Oliver Migliore, per i progetti di Terra Madre e Slow food, che si basa sul confronto di due sguardi diversi per raccontare storie di cibo e persone. Dal 2015 collabora con artisti contemporanei, tra cui Silvia Levenson, Anne Karin Furunes, Francesca Gagliardi, Pierluigi Pusole e Walter Visentin realizzando cataloghi e documentando le installazioni delle mostre. Nel 2016, insieme alla critica d’arte Beba Marsano, segue il cuoco Gualtiero Marchesi nei sette itinerari lombardi tra cibo e cultura da cui nasce il libro Sapore in Lombardia, viaggio con Gualtiero Marchesi. Nel 2019 con l’artista Silvia Levenson realizza a Berlino e Birmingham dei progetti con gli immigrati e i rifugiati sul tema dell’integrazione.
Oliver Migliore (Baden, Svizzera 1970, vive e lavora a Cuneo) inizia la carriera di fotografo agli inizi degli anni ‘90, con la pellicola e l’alchimia della stampa manuale in camera oscura. Per gran parte di quel decennio organizza viaggi in Asia, da sempre attirato da culture diverse e luoghi remoti. La passione per la fotografia e il viaggio vanno di pari passo, alimentandosi a vicenda. Un’affinità elettiva che si riflette nel suo lavoro fotografico, fra reportage e fotografia creativa, realtà e invenzione, che l’autore definisce “fotografia etnocentrica”. Negli anni Duemila inizia a collaborare con Slow Food realizzando reportage e articoli prevalentemente nel sud del mondo: America Latina, Africa, Asia. Fotografare è anche una via per incontrare “l’altro” in modo intimo con autenticità, profondità e intensità.